Soldi ai partiti, in testa chi votò no

Soldi ai partiti, in testa chi votò no Democratici, Fi e Bonino chiedono i rimborsi. An regala mille lire a firma Soldi ai partiti, in testa chi votò no ROMA L'onorevole Maurizio Balocchi è contento come un bambino: «Altro che verginelle, neanche l'abito bianco hanno indossato...». Scartabellando fra le richieste giunto in Parlamento per i rimborsi elettorali delle europee, questo deputato della Lega Nord è giunto - sorpresa, ma non troppo - al seguente risultato: i primi a firmare per ottenere i soldi sono stati proprio coloro che avevano avversato la nuova legge sul finanziamento ai partiti. Più o meno gridando, più o meno credendoci, si erano infatti opposti al provvedimento Forza Italia, An, i Democratici e la Lista Palmella. Si era, ira l'alt io, a ridosso delle elezioni europee, e certi argomenti in campagna elettorale tirano. Adesso, però, tutti hanno presentato regolare domanda di rimborso: per An hanno firmato Gianfranco Fini e Mario Segni (17 miliardi e 341 milioni); per Fi, Giovanni Del¬ l'Elee (42 miliardi e 343 milioni); per i Democratici le firme sono tre - Romano Prodi, Antonio Di Pietro e Francesco Rutelli (13 miliardi e 100 milioni); per Bonino, infine, sulla richiesta spicca il nome di «Pennella Giacinto detto Marco» (14 miliardi e 300 milioni). Per ora, gli interessati rispondono cosi. Gianfranco Fini se la cava con un'alzata di spalle e una battutina: «Balocchi? Gli risponderà profumi». Poi però ci pensa Adolfo Urso, portavoce del partito, a fornire spiegazioni. «Il leghista Balocchi è un caso patetico di smemoratezza e malafede», esordisce sobriamente, «An ha chiesto il rimborso elettorale e lo destinerà a coprire le spese effettivamente sostenute durante la campagna elettorale, per iniziative di volontariato e per finanziare il referendum che servirà ad abrogare la legge». Sicché, a proposito di An, è da segnalare una curiosa e lievemente paradossale iniziativa intitolata «mille lire per una firma», prossimamente in scena in Piemonte. Dice Agostino Ghiglia, uno degli organizzatori: «Funziona così, noi m Piemonte riceveremo i soldi dal partito di Roma, mille lire per ogni firma a sostegno dei due referendum, e poi consegneremo le banconote ai banchetti». E, scusi, il partito dove prende il denaro? «Ovviamente, dai rimborsi ottenuti per le europee...». I Democratici fanno sapere che presto elencheranno punto per punto le «voci di spesa». Ma non eravate contrari? «Noi abbiamo sempre detto che queste cafre sono eccessive, comunque pensiamo che debbano esserci forino di finanziamento per l'attività politica». Mai pensato di rinunciare al rimborso? «No, cioè, non si può». Gli uffici di Pennella si sono invece limitati a ricordare una dichiarazione di Emma Bonino del 24 giugno. Poche righe: «L'altra volta abbiamo restituito i soldi. Ma una cosa è la trasparenza, un'altra il masochismo».

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