Ulivo 2, il vertice a settembre

Ulivo 2, il vertice a settembre Veltroni strappa il sì di Parisi. I Democratici ipotizzano un dopo-D'Alema affidato a Rutelli Ulivo 2, il vertice a settembre Prima solo un confronto per le regionali Maria Teresa Meli ROMA Sussurrata in Transatlantico dai politici, previa richiesta di mantenere 1 anonimato, «urlata» da Francesco Cossiga, l'ipotesi di un governo tecnico (o istituzionale) è tornata in questi giorni nei conversari discreti che i Democratici hanno avuto con alcune forze politiche. Ne ha parlato Arturo Parisi, sia chiaro, a mo' di ragionamento, ma con una chiosa finale che la diceva lunga sulle reali intenzioni dell'Asinelio: «Se si va alle elezioni con l'attuale presidente del Consiglio come candidato premier, rischiamo di perdere». Ora, siccome è difficile dare il benservito al capo di un esecutivo in carica, appare ovvio che il passaggio preliminare debba essere quello di sostituirlo alla guida di Palazzo Chigi. Anche porche i Democratici avrebbero già in mente chi buttare in pista alle prossime politiche. Il nome che circola non è, come sospettava qualche diessino, quello di Walter Veltroni, bensì quello del sindaco di Roma, Francesco Rutelli. Stando cosi le cose, per Massimo D'Alema non si preparano giorni facili anche perché il presidente del Consiglio sembra avere qualche problema persino con 1 alto Colle. Infatti, parrebbe che Ciampi non abbia troppo gradito la presa di posizione del governo sulle pensioni. 11 capo dello Stato avrebbe ricordato che la concertazione è una sua creatura e che gli accordi presi sulla previdenza e sulla data del 2001 non si possono disattendere. Ma D'Alema non ò solo nel suo travaglio. Anche per Walter Veltroni, è dura, visto che, nono¬ stante la dialettica con Palazzo Chigi, alla fine il leader della Quercia non può certo permettersi di non fornire una rete di protezione al presidente del Consiglio. Il segretario diessino ieri è stato costretto a chiedere aiuto agli esponenti di «Carta 14 giugno» - pontieri tra i partiti tradizionali e l'Ulivo - per porre fine al tormentone del vertice. E una mano, Achille Occhetto, Beniamino Andreatta e gli altri rappresentanti di questo «movimento», hanno cercato di dargliela. Nell'incontro, Veltroni ha spiegato con una battuta la situazione in cui si dibatteva, dopo che i Democratici avevano proposto una riunione degli ulivisti della prima ora e, di conseguenza, Cossiga aveva minacciato fuoco e fiamme: «Qui se su tredici ne invitiamo undici, cade il governo». Una battuta, ma mica tanto, visto che fotografa perfettamente la realtà. Così alla fine, grazie ai buoni uffici di «Carta 14 giugno», Veltroni ha strappato un sì dall'Asinelio. Un «sì» per una riunione, che nulla abbia a che fare con la costituente dell'Ulivo, allargata a tutti, dai mastelliani ai Democratici, in cui si parli delle prossime regionali. Una prima Eresa di contatto; poi, a settemre, si vedrà se è il caso di indire un vertice. Certo non è molto, ma è il massimo che si poteva ottenere dall'Asinelio. Insomma, una boccata d'ossigeno al governo e alla Quercia per superare le vacanze estive. Niente di più. Anche perché D'Alema, in questo periodo, di grane ne ha più d'una. Ci sono i Verdi, che in cerca di una nuova identità e di una rivincita minacciano di uscire dal governo sul tema delle biotecnologie. E c'è Mastella, che si dice fedele al centrosinistra, ma che subito dopo aggiunge: «Se Forza Italia dovesse rompere con An, la novità andrebbe discussa attentamente». Un'ambiguità obbligata, alla luce della confessione fatta giorni fa, ad alcuni parlamentari, dal leader dell'Udeur: «Non so se riesco a trattenere tutti i miei nel centrosinistra». Il che significa, in poche parole, che non dovrebbero essere necessariamente i Democratici ad accendere la miccia per far saltare tutto. Ma D'Alema continua a confidare nella scarsa coesione dell'Asinelio. E' convinzione di Palazzo Chigi che, in autunno, con il cambio della guardia nel Ppi, i Democratici potrebbero spaccarsi tra chi vuole andare con i popolari e chi invece non ne ha nessuna intenzione. Eppure, ieri, era proprio un esponente del Ppi a escludere questa ipotesi: «Pensare che l'Asinelio, che è appena nato - diceva Dario Franceschini - si spacchi, è un errore». E allora, il braccio di ferro tra Democratici e palazzo Chigi quanto potrà durare ancora? «In Parlamento corre voce ha rivelato il dirigente di Alleanza nazionale, Ignazio La Russa che Massimo D'Alema per restare in sella vorrà andare lui alle elezioni anticipate, abbinandole con le regionali. In questo modo non lo potranno sostituire con un altro candidato». Già, ma sempre in Parlamento corre anche un'al- tra voce, ossia che Carlo Azeglio Ciampi - il quale, va ricordato, è in ottimi rapporti con Romano Prodi - non abbia soverchia voglia di sciogliere anticipata- mente le Camere. «Sono orgoglioso di aver portato un ex comunista a Palazzo Chigi e quindi appoggerò il premier. Non c'è alcuna alternativa a lui ora gli chiederò di difenderci» II presidente del Consiglio, Massimo D'Alema Sotto Francesco Cossiga

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