«Abbiamo fatto chiarezza per poter salvare lo sport»

«Abbiamo fatto chiarezza per poter salvare lo sport» LA SODDISFAZIONE DEL MINISTRO MELANDRI «Abbiamo fatto chiarezza per poter salvare lo sport» intervista Giancarlo Laurenzi INISTRO Melandri, dal senato è arrivato il via libera al disegno di legge contro il doping. «Un provvedimento atteso da tutti coloro che hanno a cuore il futuro dello sport. La legge fa chiarezza: basta con la babele di dati, cifre, elenchi di sostanze che spesso non chiariscono l'entità e la gravità del fenomeno. Ora tutti sanno che cos'è doping e quali sono le sanzioni per chi non rispetta la legge. E' doping la somministrazione o l'assunzione di farmaci o sostanze proibiti, la sottoposizione a pratiche terapeutiche che non sono giustificate da condizioni patologiche e che però modificano le condizioni biologiche dell'organismo e migliorano le prestazioni agonistiche degli atleti. Ma è anche doping l'adozione di quelle pratiche terapeutiche o metodiche che sono finalizzate a modificare ì risultati dei controlli sull'uso dei farmaci. In sostanza, quelle metodiche che sono volte a coprire le sostanze dopanti». Insomma, il doping diventa reato penale. «Già. E' considerato reato fornire sostanze vietate e favorirne l'utilizzo». Con un'aggravante. «Se il fatto è commesso nei confronti di un minorenne. Perché l'aspetto più preoccupante di questo fenomeno è la diffusione e la penetrazione del fenomeno tra ì giovani». Il provvedimento approvato stabilisce principi innovativi. Per esempio che l'attività sportiva è diretta alla promozione della salute individuale e collettiva. «Esatto. E di conseguenza bisogna combattere uno degli aspetti di degenerazione dello sport, che mina alla radice l'etica sportiva». C'ò un filo conduttore tra la riforma del Coni e la legge antidoping: la rigida sperazione tra controllori e controllati; «E' necessario impostare un meccanismo di controllo neutro rispetto all'organizzazione sportiva nazionale. E infatti la commissione di vigilanza del Ministero della Sanità e il laboratorio che dovrà effettuare i controlli antidoping sono neutri rispetto al Coni e rispetto all'autorità di vigilanza sullo sport, cioè il Ministero dei Beni culturali. Una struttura terza, in sintonia con quanto il governo italiano sta proponendo a livello internazionale. Perché, per combattere il doping non basta una legge nazionale, ci vuole l'armonizzazione internazionale delle sanzioni e della disciplina)). Cioè? «Un'agenzia internazionale contro il doping, che non coincida con il Ciò. Altrimenti si ricade nell'equivoco: l'identificazione di controllore e controllato nello stesso ente. L'impostazione è quella, rigorosamente». I grandi studiosi di medicina sportiva sostengono che per quanti sforzi si possono fare, il doping resta ve n fauni avanti all'antidoping. «Non si può sperare di combattere e annientare il fenomenodoping con una legge, seppur ben fatta. Il fenomeno è culturale, direi. Per questo abbiamo stanziato fondi per la realizzazione di spot televisivi e radiofonici con la collaborazione del et della nazionale di calcio Zoff». Resta il fatto che troppo spesso chi assume sostanze è vittima - più che cor- reo - di chi le somministra. «Infatti la legge punisce più severamente lo spacciatore che il drogato». A livello etico, c'è differenza tra Ben Johnson e Pantani? «Ben Johnson risultò positivo a un controllo antidoping durante le Olimpiadi. Anabolizzanti, se non ricordo male. Pantani è stato fermato per tutelare la sua salute». Non le sembra un'ipocrisia? «No. La commissione di indagine del Coni ha archiviato il caso Pantani». Non pensa che nell'internazionalità del doping rientri anche il suo commercio? «11 commercio è vasto, bisogna combatterlo a livello mondiale. Se fermiamo lo smercio, il doping crolla. Sicuro». La definizione di sport come attività diretta alla promozione della salute individuale e collettiva sembra (o è) rivolta a sottolineare il ripudio della competitività estrema, caratteristica dello sport condizionato da agonismo esasperato e enormi interessi economici. «Lo è. Quando sento Blatter proporre i mondiali ogni due anni mi vengono i brividi. In Italia calendari in Italia troppo folti, la prossima stagione qualche giocatore rischia di scndere in campo quasi 70 volte. E il ciclismo ha troppe corse durissime, una dietro l'altra. Bisogna rivedere tutto». Non pensa, invece, che sarebbe più realistico studiare un sistema per permettere agli atleti di integrare gli sforzi senza mettere in pericolo la salute? «Ottima idea, ma anche questa è una soluzione che va studiata a livello internazionale». Se pensa a ridurre l'attività rischia di sbattere la faccia contro la lobby degli sponsor.* «Noi dobbiamo lottare, andare avanti, lavorare per i giovani, spiegare loro che l'apparire non è più importante dell'essere». Quindi può esistere sport senza doping. «Sì, certamente». «Basta con la Babele di cifre ed elenchi di sostanze: ora il doping diventa reato» «Adesso c'è una rigida separazione tra i controllati e chi dovrà farei controlli» a : r » , l i a l A destra il ministro Giovanna Melandri: «Abbiamo previsto un'aggravante per chi fornisce il doping ai minorenni»

Persone citate: Ben Johnson, Blatter, Giancarlo Laurenzi, Giovanna Melandri, Melandri, Pantani, Zoff

Luoghi citati: Italia