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UN BRACCIALE PER LA LIBERTA' UN BRACCIALE PER LA LIBERTA' Giovanni Maria Flick L' UCCISIONE del povero Enzo Burtocci nella rapina compiuta da due balordi appena usciti dal carcere è un pessimo segnale per la legp.e 231, pubblicata il giorno prima sulla Gazzetta Ufficiale e non ancora in vigore. E' una leggeche risponde ad una esigenza di civiltà, perché esclude il carcere solo quando «le condizioni di salute sono tali da non consentire adeguate cure» in detenzione; e perché prevede soluzioni alternative, come gli arresti domiciliari e il ricovero sorvegliato presso centri di cura idonei. Però, se (fucile strutture esterne non ci sono, si ritorna alla situazione attuale, come quella di uno dei due autori della rapina, che pochi giorni fa era stato scarcerato perché gravemente malato, nonostante la sua pericolosità. Circa un terzo della popolazione carceraria è di tossicodipendenti per i quali il carcere è da molti contestato come la situazione meno adatta al recupero; e fra i quali non è trascurabile il numero dei malati di Aids. Questo vuol dire che il problema drammatico della sicurezza, se da una parte non può essere risolto soltanto attraverso il carcere, dall'altra non può essere affrontato neppur azzerando il carcere senza alternative intermedie che non siano efficaci. Per gli arresti domiciliari si ripropone il tema del controllo: magari attraverso strumenti elettronici come il famoso braccialetto, che potranno forse essere in qualche modo lesivi della dignità umana, ma meno di quanto lo siano le condizioni del sovraffollamento in carcere. Per la tossicodipendenza e per le situazioni di malattia incompatibili con il carcere, si pone il problema delle comunità e dei centn di accoglienza, che lo Stato non è in grado di affrontare da solo e dal centro, e che possono nascere soltanto dalla collaborazione con gli enti locali e con il volontariato. E' un discorso difficile da fare, in un momento come questo; ma bisogna avere il coraggio di continuare a farlo, perché il sacrificio di Enzo Bartocci non sia inutile.