Colletti bianchi per i boss di Lirio Abbate

Colletti bianchi per i boss Palermo, arrestati un avvocato e un commercialista insieme con la sorella del «padrino» dei Graviano Colletti bianchi per i boss Investivano i soldi sporchi in Costa Azzurra Lirio Abbate PALERMO Ma quali tradizioni e quali codici d'onore. Cosa Nostra cambia polle e si adegua ai tempi moderni, nell'era di Internet, per entrare nel nuovo millennio. L'operazione anlimafia della Dia di Palermo, che ha portato ieri all'arresto di nove persone, fra cui l'avvocalo penalista Domenico «Memi» Salvo e di Nunzia Graviano, sorella dei boss Giuseppe e Filippo, accusati delle slragi del '93, ha consentito di scoprire che gli investimenti in borsa della famiglia maliosa sono stati effettuati attraverso esperti di fiducia. Lo spaccato emerge dall'indagine. Ed ecco che Nunzia Graviano segue l'andamento della Borsa, investe i pioventi dell'attività criminale acquistando azioni, tanto che i boss consigliano alla sorella di imparare a utilizzare Internet e di studiare il francese, considerato che la «famiglia» vuole spostare i propri interessi in Francia. Così la donna, indicata come il reggente della famiglia di Brancaccio, comincia corei di lingua e di Internet, a domicilio. Le comunicazioni con le e-mail sono più sicure e non intercettabili. Nunzia Graviano, 31 anni, detta «a picciridda» (la bambina), è probabilmente la prima donna che negli atti processuali viene qualificata come «reggènte» di una cosca mafiosa di rango. «E' l'alter ego dei suoi fratelli sul territorio - scrive il gip -, in grado di gestire un vasto patrimonio. E' il punto di riferimento esterno di tutta la cosca». E' lei che finanzia mensilmente le famiglie dei detenuti. Le indagini della Dia, coordinale dai sostituti procuratori Michele Prestipino, Antonio Ingroia e Maurizio de Lucia, mettono in luce il lavoro di due professionisti palermitani al servizio di Cosa Nostra per un riciclaggio miliardario sulla Costa Azzurra, Le intercettazioni telefoniche e ambientali, e le confessioni dell'ex commercialista dei Graviano, Giorgio Puma, hanno consentito alla procura di sollevare il velo sugli «affari» della famiglia guidata dalla «picciridda», e di individuare i colletti bianchi che gestiscono i (lussi finanziari della mafia. In questo modo un noto studio legale palermitano sarebbe stato trasformato in un'agenzia di assi- stenza logistica alla «famiglia»: dalla ricerca di abitazioni di lusso a Nizza e Montecarlo per le mogli dei boss stragisti all'acquisto di azioni e titoli, al collegamento tra i detenuti e i familiari per la gestione ordinaria del territorio siciliano, dalla riscossione delle tangenti all'autorizzazione per l'avviamento di nuove attività commerciali. Memi Salvo, 52 anni, difensore dei Graviano, è accusato di concorso in associazione mafiosa e riciclaggio. Il penalista è stato rinchiu¬ so in un carcere del Nord Italia Secondo l'accusa anche cocainomane, Salvo riceveva 12 milioni al mese per mettersi «a disposizione» per ogni esigenza dei Graviano, Nel suo studio si sarebbero tenute riunioni «operative» ed avrebbe consegnato denaro da investire sulla Costa Azzurra al suo uomo di fiducia, il commercialista Giorgio Puma, che alla fine, per paura, ha vuotato il sacco con la procura «Avevamo creato - dice Salvo rivol gendosi a Puma nel corso di una conversazione intercettata - una situazione che era meravigliosa e hai distrutto tutto... Non capisco perché devi essere così, hai buttato a mare l'unica occasiono che avevi». Scrive la procura nell'ordinanza: «Ogni commento appare superfluo». Michele Prestipino al termine della perquisizione nell'ufficio dell'avvocato Domenico Salvo, difensore di fiducia della famiglia mafiosa dei Graviano

Luoghi citati: Francia, Montecarlo, Nizza, Nord Italia, Palermo