Ilaria Alpi, delitto senza colpevoli di Francesco Grignetti

Ilaria Alpi, delitto senza colpevoli La madre della giornalista: l'inchiesta deve continuare nonostante i depistiggi Ilaria Alpi, delitto senza colpevoli Dopo sette mesi di dibattimento e250 testimonianze assolto il giovane somalo che era accusato dell'assassinio Francesco Grignetti ROMA E' tutta da rifare, l'inchiesta per la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il presunto assassino dei due inviati Rai, il cittadino somalo Omar Hnslii Hassan, detto «Fawdo» ossia «nullo», 25 anni, e stato assolto dalla seconda corte d'assise di Roma, Uopo cinque ore di consiglio, il presidente Gianvittore Fabbri ha letto una sentenza che sostanzialmente é di insufficienza di prove. L'avvocalo difensore di Hashi, l'italo-somalo Douglas Duale, può cantare vittoria: «lì' una sentenza giusta, E anche liberatoria: l'arresto di Hashi, che era venuto a Roma come testimone per la commissio ne governativa sulle torture in Somalia, et a una offesa per la coscienza degli italiani». Battagliera anche la madre di Ilaria Alpi, la signora Luciana, che in questi giorni ò accanto al marito Giorgio operato per un aneurisma all'aorta: «Sono contenta di questa assoluzione. Come cittadina avevo già notato che contro quel ragazzo non c'erano prove. Come madre sono rattristata al massimo. Abbiamo diritto a sapete chi ha ucciso nostra figlia. Ma non voglio in galera un fantoccio condannato all'ergastolo». Sette mesi di dibattimento e 250 testimoni non sono stati sufficienti alla corte d'assise per decidere un ergastolo. Uccisi Hashi Hassan,che e in un carcere italiano dal 12 gennaio 1998, si trova ora a un passo dalla libertà. Domani affronterà un'altra corte e un'altra sentenza: c'è una donna somala, oggi residente in Italia, che lo ha denunciato per uno stupro subito a Mogadiscio. «Ma anche questa accusa ò stata montala a tavolino - sostiene il difensori;, Duale - e sono sicuro che Hashi verrà assolto. Ho il sospetto, però, che ci sia una regia occulta tra Italia e Somalia per depistare le indagini e coprire i veri responsabili dell'omicidio». Servizi segreti, traffici, finti pescherecci, armi, soldi sperperati dalla Cooperazione italiana. Ora «regie occulte». Una volta di più, insomma, in questo tragico caso di Ilaria e Miran, si affacciano misteri inestricabili. Anche la famiglia Alpi è fermamente convinta che ci sia una verità inconfessabile dietro l'omicidio di Ilaria. La mamma della giornalista uccisa è severa: «Il pm Franco Ionta faccia un esame di coscienza e prosegua la sua inchiesta per lavorare sulle responsabilità e sui depistagli che ha voluto ignorare». L'avvocato che rappresenta i genitori, il senatore diessino Guido Calvi, ò laconico: «Nelle fasi finali del processo ho ritirato la costituzione di parte civile». Un atto significativo di sfiducia nelle conclusioni della pubblica accusa. Gli altri legali di parte civile (per la Rai, Franco Coppi, e l'avvocato della famiglia Hrovalin) avevano invece insistito per l'ergastolo. Quell'omicidio del 20 marzo 1994, dunque, non ha ancora un responsabile. Per circa tre anni si è vagato nel nulla. Tre pubblici ministeri si sono avvicendati nelle indagini. La «svolta» e arrivata nell'estate del 1997, quando l'ambasciatore Ino Cassini, inviato specia¬ le della Farnesina in Somalia, si è improvvisato investigatore e ha trovato una prima traccia: il gruppo di assalitori era stato individuato in un commando del clan Abgal, sostenitori di Ali Mahdi e nemici di Aidid. Un testimone, tale .Ielle, autista di giornalisti italiani, aveva riconosciuto in particolare il giovane Hashi. Questa ricostruzione veniva poi arricchita con il lavoro della Digos romana. Il movente era a ricollegare al clima anti-italiano di quei giorni. Qualche mese dopo, noi gennaio '98, la trappola: il pm Franco Ionta veniva informato dall'ambasciatore Cassini che un gruppo di testimoni somali era in arrivo a Roma per riferire di presunte torture subite da parte italiana e che nel gruppo era stato inserito anche Hashi. L'arresto scattò immediatamente dopo la deposizione del giovanotto davanti alla commissione Gallo. Al dibattimento, però, il superteste Jelle non si è mai presentato. Scomparso nel nulla. Ha testimoniato invece Ali Mohamed Abdi, l'autista di Ilaria, che anche lui rocambolescamente era sull'aereo dei testimoni. Ma una sola testimonianza oculare, per di più lacunosa, anzi «contraddittoria» secondo la famiglia Alpi, non è stata sufficiente a convincere la corte. Resta controversa anche la ricostruzione dell'agguato: la terza perizia, affidata agli esperti Torre e Renedetti, ha escluso colpi di pistola a bruciapelo e ha privilegiato i colpi di fucile che avrebbero trapassato l'auto e i sedili prima di colpire i due giornalisti.«Noi - insiste la signora Alpi vogliamo sapere perché Ilaria e Miran sono stati uccisi. Dire chi sia stato è impossibile. Ma posso dire che ci sono grosse responsabilità dei militari che non hanno mosso un dito per andare a prendere i due corpi. Dei servizi segreti. E di questo Stato che non è debole, ò ines nente». «Abbiamo il diritto di sapere chi ha ucciso nostra figlia, ma non voglio in galera un fantoccio condannato all'ergastolo» Il cittadino somalo Omar Hashi Hassan, di 25 anni, assolto dalla seconda corte d'assise di Roma, e in basso la vittima: Ilaria Alpi