Europarlamento, stravince il centrodestra di Francesco Manacorda

Europarlamento, stravince il centrodestra L'alleanza tra Ppe e liberal-democratici Eldr porta all'elezione al primo scrutinio: 306 voti su 555 Europarlamento, stravince il centrodestra Battuto il socialista Soares, presidente la popolare Fontaine Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES Uno schiaffo ai socialisti, una spinta a Romano Prodi. L'aula di Strasburgo sceglie il suo nuovo presidente e lo fa con numeri che spazzano via ogni dubbio: su 555 voti validi 306 vanno alla popolare francese Nicole Fontaine, che passa trionfalmente al primo turno e subito annuncia: «Nulla sarà come prima». Solo duecento schede, invece, per l'ex presidente portoghese Mario Soares che adesso accetta con filosofia il verdetto del Parlamento anche se, dice, «si è sconfitti solo quando si smette di combattere». Auguri di prammatica alla neoeletta da tutti i gruppi. Controcorrente va solo Fausto Bertinotti: la nomina della Fontaine «è più di un campanello di allarme» perché «la destra punta sul Parlamento europeo per costruire le basi di una controffensiva». Si aspettavano questo esito, gli eurodeputati che ieri hanno tenuto la seduta inaugurale del nuovo Parlamento, presieduta da Giorgio Napolitano, ma non con queste proporzioni. L'alleanza tra Ppe e liberal-democratici dell'Eldr ha funzionato come un orologio, il prezzo che i popolari pagheranno sarà cedere la presidenza per la seconda metà della legislatura al capogruppo dell'Eldr Patrick Cox. E lo stesso Cox parla adesso di «riequilibrio» tra i poteri europei: un Parlamento con la maggioranza relativa del Ppe - ha 234 seggi su 626 - e che ha relegato il Pse a secondo gruppo con 180 deputati ha mostrato che si possono scardinare le logiche che da vent'anni obbligavano a un accordo tra i due grandi schieramenti per raggiungere qualsiasi decisione, e soprattutto ha messo sul piede di guerra un Parlamento che si sente adesso potere alternativo a quella maggioranza di governi di centrosinistra che domina il Consiglio dei ministri europeo. Sconfitti e taciturni i socialisti, soddisfattissimi i popolari. Adesso la strada sgombrata dalle nuove tensioni con il Ppe che si sarebbero innescate se il Pse avesse ottenuto la presidenza - diventa più agevole anche per il passaggio parlamentare del presidente designato della Commissione. Romano Prodi comincia proprio oggi a Strasburgo l'iter che a metà settembre dovrà portare la sua Commissione ad ottenere la fiducia del nuovo Parlamento. In aula presenterà il suo esecutivo, spiegherà come ha organizzato e che cosa vuole fare con la sua squadra di quattordici uomini e cinque donne ed ascolterà gli interventi dei gruppi: il primo dibattito di un Parlamento che adesso si sente davvero tale sulle sorti di una Commissione che - come lui ripete da settimane - vuole essere «gover¬ no dell'Europa». «Se questa maggioranza relativa non riesce adavere il presidente del Parlamento ci sarebbero delle difficoltà per la Commissione Prodi - spiegava del resto prima del voto un Silvio Berlusconi autoproclamatosi ufficiale di collegamento tra Prodi e il Ppe - perché non riuscirei a trattene¬ re la voglia di vittoria dei tedeschi». Ma anche lui, sulle contestazioni dei popolari tedeschi, che avrebbero voluto un loro esponente nominato come Commissario, sposa la linea del Professore: «Se alctmi Paesi non hanno dato un Commissario all'opposizione è un problema di democrazia, ma interno a quei Paesi». Non un problema europeo, appunto, come il presidente designato della Commissione si sgola a ripetere. E che Prodi possa dormire sonni tranquilli, nonostante per i suoi Commissari siano in vista delle audizioni che, dico sempre lui, «non saranno rose e fiori», è la stessa Fontaine a confermarlo. «Non vedo problemi per la squadra proposta da Prodi», afferma subito, anche se spiega di «parlare a titolo personale » e aggiunge che le audizioni «non saranno una formalità». Questo perché «il Parlamento non vuole una Commissione debole, ma forte e nella pienezza dei suoi poteri, che sia però sottoposto al controllo attento dell'assemblea» e già la scelta della popolare spagnola Loyola de Palacio come vicepresidente della Commissione proprio per i rapporti con il Parlamento «dimostra che Prodi ha capito l'importanza di una cooperazione con noi». Qualche problema potrebbe invece derivare da una delle prime richieste che la Fontaine avanza: quella di avere a disposizione il secondo rapporto dei «saggi» sulle malefatte della Commissione il primo è quello che è costato le dimissioni a Jacques Santer e al suo esecutivo - prima che comincino le audizioni dei Commissari il 30 agosto. Da quel rapporto potrebbero infatti uscire novità scomode per uno o due Commissari della squadra di Prodi. Solo 200 schede per il portoghese Bertinotti: «Campanello d'allarme la destra sta ponendo le basi per una sua controffensiva» La neopresidente dell'Europarlamento Nicole Fontaine con il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ,.-„■■„,—

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