Il Rinascimento di Venezia di Marco Neirotti

Il Rinascimento di Venezia Esposte oltre duecento opere, un confronto con la pittura del Nord ai tempi di Bellini, Diirer e Tiziano Il Rinascimento di Venezia A settembre la mostra a Palazzo Grassi Marco Neirotti Inviato a VIENNA Stanno in fila sulle pareti di musei e collezioni private del mondo le grandi opere del Rinascimento veneziano. E anche quelle naie nella stessa epoca in Germania e nelle Fiandre. Gli studiosi indagano vicinanze e influenze fra Laguna e Nord, con un'ampia letteratura. Adesso le immagini di questa letteratura del confronto colori e temi e tecniche - si potranno vedere di persona, se ne potranno cogliere direttamente le suggestioni e i valori: in settembre a Venezia, a Palazzo Grassi, confluiranno tele e disegni su carta da quasi tutta l'Europa e dagli Stati Uniti. «11 Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord ai tempi di Bellini, Diirer, Tiziano». E' già nel titolo il confronto delle influenze reciproche che ha guidato il lavoro a Palazzo Grassi, in collaborazione con ministero por i Beni culturali, Soprintendenza ai Beni artistici e storici e assessorato alla Cultura di Venezia, Direzione dei Musei civici, ministero dell'Istruzione cultura e Scienze dei Paesi Bassi e ministero della Comunità fiamminga. Uno sforzo di proporzioni colossali: oltre duecento opere (un'ottantina i disegni su carta) di una novantina d'artisti, che arriveranno da 16 Paesi e che saranno distribuite in 28 sale del settecentesco palazzo affacciato sul Canal Grande che fu acquistato e ritrutturato dalla Fiat e che già ha allestito diciotto grandi mostre, da «Futurismo e Futurismi» (1986) a «1 Maya» (1998-99) e «I Trionfi del Barocco» (SUipinigi, 1999), La presentazione ufficiale si è svolta ieri mattina al Kunsthistorisches Museum, che fornirà dodici opere (da Altdorfer a Bassano e alla stupenda «Figura femminile» di Diirer). C'era soddisfazione, ma venata da tristezza: proprio ieri, mentre qui si lanciava l'evento, a Venezia il Patriarca celebrava i funerali del presidente di Palazzo Grassi, Feliciano Benvenuti, scomparso venerdì. Ha detto il vicepresidente, Giuseppe Donegà: «Lui che ha amato tanto Venezia non ha potuto vedere la mostra e il frutto della partecipazione totale del mondo e della città, dagli enti pubblici ai privati e alla Chiesa, alle tante opere prestate per questa internazionalità artistica». Internazionalità di realtà lontane e diverse, che i curatori (Bernard Aikema, Beverly Louise lirown e Giovanna Nepi Scirè) hanno cercato in scambi a volte legati a viaggi e soggiorni, altre volte indiretti, disseminati tra disegni studiati. Il tutto diviso in sette sezioni, come «Diirer a Venezia», «Dall'Inferno al paradiso: figura e paesaggio ai primi del XVI secolo», «Tiziano e il Nord» Ecco allora l'accostamento di Giovanni Bellini ai pittori dell'Ars Nova nelle Fiandre. Ecco il «San Girolamo nel suo studio» di Antonello da Messina posto accanto a una concezione simile nel Nord, quella del San Girolamo di Jan van Eick. E ancora van Eick torna per la morte e il martirio di Cristo (insieme con la «Lamentazione» di Roger van der Weiden) a confronto con la «Crocefissione» di Antonello da Messina. Da Madrid ' arriva l'«Opus Quinque Dierum» di Diirer, dagli Uffizi di Firenze «Flora» di Tiziano e dal Prado di Madrid il suo «Filippo II». Di nuovo incontriamo Diirer, con «Il Cristo fra i dottori», quando il tragitto ci porterà ad ammirare lo stesso soggetto ad opera di Cima da Conegliano, poi la «Presentazione di Gesù» di Bellini e la «Adorazione dei Magi» di Andrea Mantegna. L'elenco è lunghissimo: Brue- gel, van Cleef, Cranach, Lorenzo Lotto, Antonio Moro, Giovanni Girolamo Savoldo, Domenico e Jacopo Tintoretto, Tiziano Vecellio. Giorgione no, perché sarà tutto per lui un prossimo sforzo di Palazzo Grassi. Ci sarà invece la ricomposizione del «giallo» artistico di Vittore Carpaccio: un dipinto su tavola che, chissà in quale periodo, fu diviso in due parti per finire con ogni probabilità sul mercato. «Due dame veneziane» (Museo Correr di Venezia) e «Caccia in laguna» (Getty Museum di Malibu) saranno riuniti a Venezia, con motivi di interesse per gli esperti che hanno a lungo analizzato quella separazione, ipotizzando - da tacche identiche su ambedue i frammenti - che si trattasse della portella destra di uno studiolo segata in due parti. Un «Gabinetto dei disegni» raccoglierà opere su carta, che sono spesso state il tramite delle influenze reciproche tra Venezia e Nord. Non potranno stare tra i dipinti per esigenze diverse di conservazione e necessità di luci differenti. Ma riproduzioni e rimandi creeranno comunque il senso degli scambi. Scambi, poi, sottolineati nel catalogo (Bompiani editore) diviso in due parti: schede scientifiche, ma pure saggi («non destinati ai superspecialisti», è stato precisato) che inquadreranno artisti e momenti culturali. Gae Aulenti cura l'allestimento: «Non fu difficile adattare Palazzo Grassi: le collezioni nacquero lì. Ma un conto è una permanente, pensata per sempre, un conto sono mostre temporanee. Una collezione ha una sua identità, e qui dobbiamo lavorare sul gioco dei rimandi». Ora è tempo di preparativi, poi da tutto il mondo arriveranno le opere, un patrimonio invalutabile che ha richiesto un valore assicu: rativo di mille miliardi. Dopo là vernice a invito del 3 settembre e l'inaugurazione ufficiale del 4, la mostra sarà aperta al pubblico dal 5 settembre al 9 gennaio 2000 tutti i giorni (anche festivi) dalle 10 alle 19 (chiusura soltanto il 24, 25 e 31 dicembre), con biglietti da 14 mila lire' (intero) e 10 mila (ridotto). Quattro mesi di arte, di studio e soprattutto di emozione. E sarà emozione anche quando arriveranno via laguna le opere e una gru le «accompagnerà» alle pareti di Palazzo Grassi. Arriveranno da sedici Paesi e saranno distribuite nelle 28 sale del Palazzo Novanta gli artisti, le opere sono state assicurate per mille miliardi Sette le sezioni, di rilievo l'accostamento fra Giovanni Bellini e i pittori dell'Ars Nova nelle Fiandre Ottanta i disegni su carta Due dipinti che saranno esposti a Venezia. Da sinistra «La Madonna» del Bellini e «I tre Re Magi» del Mantegna