Le disgrazie altrui, balsamo per chi resta

Le disgrazie altrui, balsamo per chi resta La maggior parte degli italiani è costretta a rinunciare alla villeggiatura Le disgrazie altrui, balsamo per chi resta Gian Paolo Ormenano LE notizie - teoricamente pessime e sicuramente abbondanti - di turisti bloccati a gruppi, a mucchietti, a ciuffi in questo o quell'aeroporto, in questa o quella località notissima o misteriosissima però sempre lontanissima, per guasti al pistone di un motore o per mancati versamenti dei loro soldi agli operatori locali, hanno una fortissima valenza terapeutica, questo bisogna avere subito il coraggio e/o il cinismo di dire: sono balsamo, linimento, manna, panna di elli non ha i soldi per andare in vacanza, e dunque non si sposta, non viaggia, sta a casa, legge o teleapprende e para- gona il proprio tinello alla grande geenna di una sala aeroportuale, e si sente fortunatissimo. Valore sociale fortissimo, valore psicologico sommo di queste notizie, visto che, stando al Censis e non allo stereotipo dei telegiornali, l'Italia vera, maggioritaria è quella che non va in vacanza, e che meno ci va più viene bombardata da notizie di ferie paradisiache, villeggiature vippose, svaghi eUodionisiaci. Questa Italia dei più pensa: hai voluto le isole della Micronesia, ora ti becchi 100 ore di viaggio di ritorno, con aerei a elastico e aeroporti invasi da zanzare grosse come passerotti. Così questa Italia si sente meno povera, si sente persino fortunata, ma¬ gari furba. Sono notizie come queste a impedire che nel prossimi giorni di agosto confluiscano a Linate, Malpensa, Caselle, Fiumicino turbe di poveri metropolitani in canotta, calzoncini e sandali, a picchiare chi scende dagli aerei con la faccia furba e abbronzata. Sapere che molte vacanze di florido sogno si spampanano in soggiorni di flaccido incubo, dentro alberghi presidiati e inabbandonabili o sale di attesa di aeroporti con ventilatori da caffè di Casablanca, fa dunque bene ai più, equilibra socialmente, rivaluta il «casa mia-casa mia». Poi però c'è il dramma, autentico anche se enfatizzato dalle cosiddette circostanze ambientali, di chi patisce le approssimazioni, per non dire i soprusi e le truffe, di tutta l'organizzazione dei viaggi, una delle più nuove e intanto già tarlate delle organizzazioni spalmate sul vivere moderno. Nata con empiti persino poetici, questa organizzazione sicuramente è andata al di là non soltanto delle attese di un mercato che lei stessa ha creato, con la pubblicità ed il passaparola, ma anche delle possibilità del mondo di essere insieme funzionale e affascinante, preciso e accattivante. Cantare i voli, i cieli, i soli e i posti dei soli è facile e bello, far sì che tutto funzioni, dall'aereo al tramonto, dall'aeroporto alla toilette dell'hotel, è banalmente e tremendamente difficile. Tutto comunque (tutti i disagi di questi giorni) è da un certo punto di vista godibile in chiave speciale e apre porte su almeno due vasti pensieri: quello appunto della valvola sociale, per cui ad ogni gruppo di ricchi o quasi bloccati nel posto delle ex vacanze corrisponde una moltitudine di non vacanzieri soddisfatti, gratificati dalla e nella loro povertà; quello della non intaccabiiità delle grandi algide istituzioni tecniche ed economiche moderne, come appunto è l'industria dei viaggi con eventuale recupero umanistico delle «nugae», delle piccole cose sicure che i non vacanzieri trovano sotto casa, o a addirittura dentro casa. Barbara Tentori l'hostess bloccata alle Maldive

Persone citate: Barbara Tentori, Gian Paolo Ormenano

Luoghi citati: Italia, Maldive