Rivoluzione finita, ecco i colpevoli

Rivoluzione finita, ecco i colpevoli ., .^^.«j--.- - — ;-r^ - T-^-rr*;—:—■— «r-—1—r? :—~—~ SERVIZI SEGRETI: SONO STATI NEGLI USA E HANNO RICEVUTO SOLDI DA« DEI ; A ~ —~. "— Rivoluzione finita, ecco i colpevoli Teheran accusa 2 studenti: pagati dall'estero reportage Mimmo Candito invialo a TEHERAN Questo racconto comincia che c'era una volta la rivoluzione. Uno arriva a Teheran e visita l'Università abbandonata, va mestamente a spasso per il campus vuoto, digrìglia i denti con la polizia che lo controlla a muso duro, cerca frustrato gli studenti contestatori che non se no vedtì in giro nemmeno l'ombra - e alla fine non gli resta che concludere, di fronte a tanto deserto, che la rivolta l'hanno proprio messa in un cassetto. Il «Maggio di Teheran» ha abortito prima di potersi fare storia, e la sua ultima cronaca di piccola prassi burocratica è di ieri, quando il ministro dell'Informazione (che poi vuol dire servizi segreti e polizia politica) ha fatto sapere d'overtrovato i due colpevoli della ribellione studentesca. Scotlund Yard non avrebbe fatto meglio. I nomi dei due aspiranti alla forca contano poco, si chiamano comunque Manouchehr Mohaminadi e Gholamreza Mnhajeri-Nezhad. Quello che conta, però, 6 la loro biografia più recento, elio il ministro (uomo di Khamcnei, attenzione) espone con legittimo compiacimento e che risulta fatta di «un viaggio di 4 mesi in Turchia e negli Stati Uniti, con l'aiuto della controrivoluzione e dei cosiddetti circoli dei diritti umani». In quei 4 mesi - tra il dicembre '98 e l'aprile di quest'anno - i due avrebbero ricevuto «dalla controrivoluzione» una barca di quattrini più un ordine operativo per: a) organizzare un'associazione nazionale di studenti e di laureati; b) facilitare In riconciliazione dei più giovani con la monarchia dello Scià; c) legittimare la violenza per destabilizzare l'Iran. Questi due disgraziati sembrano dipinti a mano, tanto sono perfetti per il ruolo che ora vengono chiamali a svolgere. In un sol colpo, grazie a loro i servizi segreti riescono ad offrire su un piatto d'argento un complicato prodotto biogenetico, fornito di un Una irresistibile: ci sono gli Stati Uniti (più la Turchia che è il nuovo nemico alle porte di cosa), c'è l'ombra nefasta dello Scià, c'è Iti smascheramento dei «cosiddetti» - testuale - circoli dei diritti umani, c'è infine la barcata di soldi. Insomma c'è il complotto intemazionale, e non stupirà nessuno se la polizia politica ci informerà presto che Mohammndi e MohajeriNezhad hanno fatto un giro anche dalle pinti di Israele. Dici, alle volte, il caso. Il «complotto» arriva in un momento delicatissimo per l'Iran della mullnhcrazia, preso a mezzo tra il potere conservatore dei vecchi pretoni e il progetto riformista dei tecnocrati e dei religiosi moderati. In superficie, questo scontro appare un sereno confronto dì idei;, un quieto ragionare sulle opportunità e sulle scelte politiche; ma sotto, questo Iran è invece un verminaio che le nequizie dei Borgia, al confronto, appaiono zuccherini da monachelle temerate. Qui si sta combattendo una lotta per il potere che ho tutta la ferocia religiosa del Medioevo, e se finora non si è andati al di là di 7 o 8 cadaveri, questo è soltanto perché manca ancora un pugno di mesi alla resa dei conti, e davvero in questi mesi può ancora accadere di tutto. 11 «complotto» - questo suggerisce il ministro dell'Informazione rivela (manto sia rischioso abbassare la guardia, perché già sulla porta dell'Iran stanno i nemici di sempre, pronti ad approfittare di ogni debolezza per distruggere la rivoluzione khomeinista (l'attacco aereo turco dell'altro ieri, su una base militare di frontiera, aggiunge legna al fuoco della minaccia di destabilizzazione). E poi lo speaker del Parlamento, Ali-Akbar Nateq-Nouri, ex avversario di Khatami, lo aveva autorevol¬ mente registrato pochi giorni fa mentre si discutevano i nuovi bavagli alla stampa: «Attenzione, che se si dà spazio alla libertà di stampa si dà anche spazio alla libertà di cospirazione». Il prodotto biogenetico del ministro Ali Yunessi potrebbe però essere letto diversamente, senza che la ragione debba scandalizzarsene. E la tentazione di quest'altra - opposta - lettura verrebbe legittimata dalla semplice ricompilazione di tutta una serie di «strani incidenti» che da qualche tempo accadono nella vita politica di questo Paese. Incidenti simili a quelli che la cultura politica italiana, por esempio, ha dovuto chiamare «strategia della tensione». E' difficile dire se qui ci sia un Pinelli o un Valpreda o un Bertoli iraniani. Ci sono però già 7 intellettuali ammazzati in circostanze misteriose e senza che se ne sia trovato il colpevole, e questi intellettuali erano i firmatari di un manifesto che invocava la ricostituzione dell'Unione degli scrittori, sciolta dal clero islamico. Un simile manifesto sembrerebbe innocuo, e inafferente, nelle nostre società; ma qui furono le riunioni degli intellettuali e la lettura pubblica delle loro poesie che aprirono la lotta e la caduta dello Scià, e il potere religioso non ha mai la memoria corta. Qui, in un sistema senza partiti, gli intellettuali sono lo spirito e l'anima della società. Quando furono ammazzati - orrendamente, a colpi d'ascia - Dariush Foruhar e sua moglie Parvaneh, i servizi segreti si erano tlimenticati di aver messo sotto controllo il telefono di quella casa, e una registrazione da quel telefono annunciava: «Signore, l'ordine è stato eseguito. I due cadaveri sono qui ai miei piedi». La registrazione riuscì a filtrare in pubblico sul giornale «Salam» (chiuso subito, naturalmente). E si scoprì così che la telefonata era diretta nientemeno che a Saaid Emami, vice ministro dell'Informazione. Scandalo di tutti, sincero però soltanto per una parte di loro. Emami finisce comunque in carcere sotto inchista, ma muore un paio di giorni dopo per aver ingerito una crema per la depilazione (i musulmani si depilano la zona pubica) «Nella crema c'era arsenico», dice una prima inchiesta. L'università onnai è vuota, gli studenti sono tornati a casa e la rivoluzione è finita nel cassetto; ma poi uno che è arrivato a Teheran scopre che intanto un'altra rivoluzione, forse quella vera, la stavano però facendo altrove, Questa non è affatto finita nel cassetto, ancora. «Aiutati da ambienti controrivoluzionari avrebbero avuto il compito di destabilizzare l'Iran» A sinistra, una manifestazione di seguaci dell'ayatollah Khamcnei a Teheran. Qui sotto, Gholamreza Mohajeri-Nezhad, uno dei due studenti accusati di essere i sobillatori della rivolta all'università di Teheran

Persone citate: Ali Yunessi, Bertoli, Foruhar, Khatami, Mimmo Candito, Pinelli, Valpreda