D'Alema da Blair per l'eurodifesa di Augusto Minzolini

D'Alema da Blair per l'eurodifesa Le spese di Roma sono pari all' 1 per cento del pil, quelle di Londra al 2,5 D'Alema da Blair per l'eurodifesa Quanto costerà all'Italia la Maastricht militare? Augusto Minzolini inviato a LONDRA Qualche cifra sulla politica di difesa europea per movimentare la vigilia del vertice bilaterale anglo-italiano la getta lì il ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio, nella hall dell'hotel Grosvenor House. «Dopo la decisione di costituire una forza di difesa europea dovremo stabilire dei targets che i Paesi partecipanti dovranno rispettare. Un po' come i parametri per la moneta unica anche se saranno una cosa diversa. Ad esempio, l'Europa ha sotto le armi due milioni di soldati. Due milioni e mezzo se si include la Turchia. Dovremo avere una forza di pronto intervento di 50 mila uomini, forse qualcosa di più. Certo questo richiederà anche delle spese. Ad esempio, l'Inghilterra spende per le forze armate il 2,5 per cento del Pil che per noi è una cifra irraggiungibile dato che partiamo dall' 1 per cento. Però dovremo convergere, cominciando fin d'ora...». Beh, non sarà oggi, non sarà domani ma a quanto pare se l'Italia vorrà avere un ruolo più importante sullo scacchiere internazionale e vorrà essere parte integrante dell'esercito europeo, dovrà guardare alle spese militari con occhio diverso. La guerra del Kosovo insegna. Resta da vedere se anche questo argomento non diventerà una spina per il governo D'Alema. Oggi il nostro premier parlerà con Tony Blair proprio dei «targets» che ogni Paese dovrà rispettare nella sua politica di Difesa. D'Alema probabilmente metterà l'accento sul termine efficienza, ma certo questo non basterà dato che il nostro Paese, confidando nella Nato - come ha spiegato ieri il consigliere diplomatico del presidente del Consiglio, Olivieri - «è riuscito finora a spendere molto meno degli altri Paesi europei». Insomma, quando il progetto dell'esercito europeo diventerà realtà sentiremo strillare ancora un certo pacifismo italiano. Da qualunque parti si volti D'Alema c'è un problema di innovazione, di rivoluzione culturale per una parte della maggioranza che sostiene il suo governo (si tratti di Cossutta, della sinistra dei Ds, dei verdi o di quant'altro). E di questo probabilmente ha parlato ieri sera il nostro premier con Tony Blair (antesignano nell'opera di rimozione dei vecchi totem della sinistra) nella cena privata organizzata dalla consorte del primo ministro inglese, Cherie, nel ristorante alla moda Oxo Tower. «Abbiamo alle spalle - aveva detto lo stesso D'Alema prima di recarsi all'incon- tro - l'esperienza difficile del Kosovo, che abbiamo vissuto insieme, c'è materia di riflessione ma soprattutto per progettare insieme il futuro». E già forse l'aspetto più interessante di questo vertice bilaterale anglo-italiano (il primo dopo quattro anni) è il paragone tra due sinistre diverse di governo che si misurano con gli stessi problemi: quella liberal del labour inglese dopo la cura Blair; e quella italiana a cui D'Alema vorrebbe imporre la stessa modernizzazione ma finora con scarsi risultati (basta guardare al dibattito sulla spesa previdenziale). Un confronto che ieri il serio¬ so Financial Time ha descritto immaginando una parodia della cena tra i due premier: un Blair, che - sottolinea il quotidiano britannico - si trovava più a suo agio con Romano Prodi non fosse altro perché conosceva la lingua, chiede a D'Alema come ha fatto a convincere 60 milioni di italiani ad entusiasmarsi per l'euro, mentre il nostro premier domanda a sua volta al premier inglese «come è riuscito a far digerire politiche di destra al suo partito di sinistra vecchio stile». Così D'Alema in questi due giorni a Londra disserterà ancora una volta su quello che vorrebbe fare ma che non può fare e misurerà quanto è distante l'Italia dall'Europa. Lì, infatti, la manovra che ci chiede la Ue per rispettare i par'metri per l'euro sta mettendo a rischio come ogni anno il governo. Si prepara il solito dramma mazionale. Da oggi scenderà in campo Ciampi per dare una mano al presidente del Consiglio con i sindacati. E intanto c è il solito scontro sulla giustizia in Parlamento da cui il premier si tiene a debita distanza: «E' un tema - si è limitato a dire ieri - che non ha nulla a che vedere con la Gran Bretagna». Visto come vanno le cose di questi tempi a Roma forse per D'Alema sarebbe un piacere rimanere a Londra. Scognamiglio «Dovremo avere una forza almeno di 50 mila uomini U che comporterà oneri più alti» Tony Blair con la moglie e Massimo D'Alema ieri sera a Londra