«Parità-scuola, manca coraggio»

«Parità-scuola, manca coraggio» Oggi riforma al Senato: il Cdu decide sabato se lasciare il governo. D'Onofrio (Ccd): non ce la faranno «Parità-scuola, manca coraggio» Vescovi insoddisfatti, Polo in guerra Mario Tortello l'arila scolastica, atto quarto. Dopo la presentazione di un testo unificato, dopo il nuovo scontro in seno al centrosinistra e dopo l'accordo dei giorni scorsi tra le forze politiche che sostengono il governò D'Alema, comincia oggi pomeriggio al Senato l'esame del provvedimento destinato a istituire ex novo «un sistema di contribuzione pubblica alle scuole private parificata», Sarà un decollo non facile, nonostante l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e un maxi-emendamento di un solo articolo ma di ben 17 commi, firmato dai rappresentanti dei partiti al governo. Rimano sul piede di guerra Rocco Buttigliene, «insoddisfalto» por i contenuti dell'intesa, che annuncia una decisione per sabato; il 24 sapremo so il Cdu toglierà o meno l'appoggio al Premier (ina non tutto il partito pare disponibile a seguire il leader nella scelta di «rompere))). Annuncia battaglia Ersilia Salvato, vicepresidente del Senato, già cossuttiaha,ora Ds: «No ai finanziamenti alle scuole privato, vietati dalla Costituzione; no a un sistema che riconosca pari dignità a scuole statali e scuola private». Spara a zero il Polo, che anticipa di qualche ora il confronto a Palazzo Madama, convocando una conferenza stampa por lo 12 di òggi. li prende le distanze dal faticoso accordo di Palazzo Chigi lincile la Sir, l'agenzia dei settimanali cattolici promossa dalla Conferenza episcopale italiana: «Manca una autèntica e coraggiosa politica - scrive la nota -. Sulla parità sta passando un tentativo di derubricarla ad alcuni provvedimenti di diritto allo studio, senza affrontare il nodo della confusione, di ottocentesca memoria, tra pubblico e statale. Eppure la libera sculla educativa, a parità di condizioni economiche por la famiglia, è un principio fondamontale di libertà e di giustizia e dunque anche di efficienza e di qualità». Ma il centrosinistra spera di chiudere quanto prima la partila, almeno al Senato. Domani ogiovedi, al massimo. E il coni ras! o con l'articolo 33 della Costituzione che riconosce a enti e privati il diritto di istituire scuole, ma «senza oneri per lo Stato»? Il ragionamento di governo e maggioranza parte dalla constatazione che «il costo medio annuo di un alunno iscritto alle scuole pubbliche è di 7 milioni 580 mila lire, contro i 4 milioni 600 per gli allievi iscritti alle scuole cattoliche». Poiché l'art. 34 della Carta Costituziona¬ le «prevede l'obbligatorietà e la gratuità dell'istruzione» di base, «appare evidente - scrivono i sonatori del centrosinistra - che, in assenza di scuole private, lo Stato dovrebbe sostenere un onere superiore a quello attuale e che, pertanto, ogni alunno che si iscrive a una scuola privata rappresenta, a tutti gli effètti, un mancato costo e quindi un risparmio per lo Stato». Su questa posizione la maggioranza riuscirà a serrare le fila? Di certo, al momento, non può contare sui voti dell'opposizione. «E' una legge illiberale, per certi aspetti anticostituzionale, che rafforza il monopolio statale dell'istruzione e ci allontana dall'Europa», tuona Valentina Aprea, Forza Italia, responsabile del settore scuola. E anticipa il no degli azzurri: «Rispetto al riconoscimento giuridico delle scuole paritarie, le proposte del centrosinistra fanno rimpiangere le norme fasciste che, dal '42, disciplinano le scuole legalmente riconosciute. Contengono vincoli nella organizzazione dell'attività didattica e nel reclutamento dei docenti che metteranno in ginocchio gli istituti non statali». «Quanto ai finanziamenti, il maxi-emendamento svela la vera natura della logge-beffa - sostiene l'on. Aprea -. Macché benefici per le famiglie che scelgono la scuola paritanal E' solo un obolo, per far digerire le norme illiberali prima citate. I genitori non riceveranno alcun vantaggio economico reale da una logge come questa. Le borse di studio sono previste per tutti gli alunni delle scuole statali e non in possesso di certi requisiti. I contributi verranno incassati comunque, indipendentemente dal tipo di istituto frequentato. C'è di più: le norme statali limiteranno la libertà delle Regioni di legiferare in materia. E' questo il federalismo che propone la sinistra?». Non è tenero nemmeno France sco D'Onofrio, già ministro dell'Istruzione nel go verno Berlusconi. Il presidente dei senatori Ccd esprime il timore che il dibattito al Senato «non riesca a far maturare in questa maggioranza una posizione appena compatibile con il principio europeistico della libertà con le norme costituzionali sulla parità». Parere positivo all'accordo di governo arriva, invece, dalla Visiti. Oltre al maggiore finanziamento, la federazione delle scuole materne d'ispirazione cristiana valuta favorevolmente l'intesa, ritenendola «un passo importante nella direzione della parità per tutto il settore». Valentina Aprea (Forza Italia): «Proposta illiberale che rafforza il monopolio dello Stato Erano meglio le norme fasciste» Il ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer

Persone citate: Aprea, Berlusconi, D'alema, D'onofrio, Ersilia Salvato, Luigi Berlinguer, Mario Tortello, Valentina Aprea

Luoghi citati: Europa