«Ordinario silenzio sull'antimafia» di Francesco Grignetti

«Ordinario silenzio sull'antimafia» «Ordinario silenzio sull'antimafia» «Caselli ha ragione, dimenticati anche dalla gente» Francesco Grignetti ROMA «Insulti e attacchi volgari. Interessi di bottega. Silenzio connivente di moltissima gente onesta. E intanto la mafia non sta zitta a guardare». Il grido di allarme lanciato sulla «Stampa» di ieri dal procuratore uscente di Palermo, Gian Carlo Caselli, non era leggero. Un'analisi, quella di Caselli, che entrerà nel dibattito su mafia e antimafia. «Si rischia di ripetere gli errori fatti con Falcone e Borsellino», è lo scenario che Caselli prefigura nel giorno in cui viene designato in Piero Grasso il suo successore. Paure isolate? Niente affatto. «E' la pura verità», dice da Reggio Calabria il procuratore aggiunto Salvatore Boemi. «Sottoscrivo tutto», sostiene il pm palermitano Alfonso Sabella. «Si rischia di'tornare di colpo a dieci anni fa», gli fa eco Antonio Ingroia, uno dei sostituti della procura palermitana. Giovanni Conso, che era ministro di Grazia e Giustizia quando Caselli prese possesso della carica, non vuole entrare nella polemica, ma fa un eloquente elogio a tutto tondo del procuratore uscente: «Gian Carlo Caselli ò stato, e non solo idealmente, il continuatore dell'opera coraggiosa e illuminata di quell'autentico eroe che fu Paolo Borsellino. Ne è uscita così rafforzata la svolta vigorosa che Borsellino aveva impresso al quotidiano operare della procura distrettuale palermitana». I magistrati impegnati nella lotta alla mafia, dunque, sono pessimisti. Salvatore Boemi, calabrese, vede nero: «Sull'antimafia è caduto l'ordinario silenzio. E' un fenomeno ciclico. Ma è riduttivo fermarsi al classico grido contro la politica. Io dico che è tragico quanto accade nella società civile e nella magistratura. La gente ormai ha dimenticato l'impegno di qualche anno fa. Chi collabora più con la giustizia? Sono mosche bianche. Ma anche molte sentenze sono disinvolte. Non vogliamo ammettere che i magistrati d'appello e i colleghi del primo grado hanno concezioni diverse della prova? Le pastoie burocratiche sono aumentate, abbiamo letteralmente spazzato via la stagione del pentitismo. Stiamo perdendo tutti. Siamo tornati indietro. E sincérarriente penso che quelli morti sono morti inutilmente perché il Paese non è cresciuto. Anzi». Alfonso Sabella, siciliano, è anche lui amaro e gioca con le parole: «La colpa che ci viene attribuita è non di aver fatto poco sul versante politico, ma proprio per quel poco .che abbiamo fatto». Appena più conciliante è il suo collega Antonio Ingroia: «L'esito di questa fase è decisivo: da una pane la possibilità di proseguire nel solco della stagione Caselli", dall'altra il salto ali 'i nd iet in nel clima precedenti alle stragi. Come se quelle morti non ci fossero mai state. Cosa Nostra ha iniziato una lènta strategia di reimmeroione. Ha ripreso a uccidere con agguati, dal suo punto di vista, efficaci ma non troppo eclatanti. Se non si recupera l'unità di intenti, l'escalation mafiosa diverrà inarrestabile». La vedono diversamente i politici chiamati indirettamente, ma chiaramente, in causa. Dice Franco Frattini, di Forza Italia: «Caselli lamenta un isolamento che è diverso dalla solitudine ipotizzata da Falcone. I magistrati di oggi hanno paura di essere abbandonati dal consenso del popolo dei fax. Mai Falcone o Borsellino si sarebbero sognati di dire che avevano la missione di salvare i cittadini dal male». Critici anche due avvocati molto in vista a Palermo, Piero Milio (deputato radicale e di¬ fensore di Contrada) e Gioacchino Sbacchi (presidente della camera penale e difensore di Andreotti). Dice Milio: «E' vero che c'è uno scollamento tra magistratura e opinione pubblica, Ma deriva da certi eccessi di giustizia sommaria. Su questo punto ci vorrebbe una certa autocritica». Aggiun- §e Sbacchi: «Nell'intervento i Caselli pare di cogliere una criminalizzazione del dissenso che proprio non ci piace». e o l è e e o a e l : à a l Caselli ricorda Paolo Borsellino" «Sui pm antimafia insulti e falsità» *6 Cosa Nostra è ancora forte mentre gli attacchi vergognosi ai magistrati che la combattono sono tornati a rlsjx>nderv a precisi interessi di bottega. Si sentono slogan buoni per I detersivi, non per la giustizia 99 &Dt fronte a tutto questo c 'è il silenzio suicida di moltissime persone oneste quando sono in gioco capisaldi dello Stato di diruto della libertà e della civiltà nel rapporti di convivenza 99 "AUMIO.IlCMIMCIDf * C^/Tfrjtoaftriwaw m,(q!kjidmo ali,, Il richiamo dell'articolo di Gian Carlo Caselli pubblicato ieri su «La Stampa»

Luoghi citati: Contrada, Falcone, Palermo, Reggio Calabria, Roma