C'era una volta il clan dei Kennedy di Gabriele Romagnoli

C'era una volta il clan dei Kennedy C'era una volta il clan dei Kennedy Un lento, inesorabile declino economico e pubblico Gabriele Romagnoli inviato a NEW YORK Lo zio prete e il «cognato» terrorista dall'Irlanda, il figliol prodigo riabilitato dal battesimo nelle acque del fiume, la vice del governatore, il numero 4 (appena?) del partito che era «cosa loro», -30-pioooli indiani venuti a celebrare un rito di festa e finiti, come spesso accade lóro, a inscenare una cerimonia dell'addio. C'era una volta un clan. Addio anche a loro: per estinzione fisica, economica e politica. Camelot'non ha più cavalieri senza macchia e con la lancia in resta. L'ultimo se n'è andato prima di andarsene. Lo chiamavano John Kennedy jr., ma era John Bouvier, figlio di sua madre, del suo stile e della sua risolutezza, della sua passione per le contraddizioni, lo spregio e lo splendore. Quando arrivava a una riunione di famiglia, come quella a cui lo attenderanno invano, si metteva da parte e osservava, con gli occhi di sua madre, lui, principe del nulla, l'ammucchiata di duchetti e contessine che tutto avevano avuto e tutto dissipato. C'erano una volta i Kennedy. Avevano l'aura, il potere, i soldi. Adesso restano loro la maledizione, il vicegovernatorato del Maryland e una ditta che imbottiglia acqua minerale. Il vecchio capo senza più energia resta Ted, sempre più gonfio e prostrato. Ha riconquistato prestigio nel partito, è salito sulle barricate per difendere Clinton, resterà nella storia come un senatore dall'ineguagliato impulso legislativo, ma è finito. Dietro di lui, per raccogliere la torcia prima che si spenga, corre suo figlio Patrick, già influente nel partito democratico, ma lontano da ogni possibile contesa di prestigio, di quelle che facciano dire: «I Kennedy sono tornati». In politica sono rimasti lui e la cugina Kathleen (quella del Maryland). Joe, figlio di Bob, è tornato all'azienda a capitale misto che intende fornire gas a basso costo a Boston. Il fratello Michael, che doveva succedergli nella carica del Massachusets, ha chiuso schiantandosi contro un albero mentre sciava. Per tornare al potere, i Kennedy ora ci si fidanzano o lo sposano, magari nella persona di Andrew, figlio di Mario Cuomo, che promette meno tentennamenti del padre al momento di candidarsi. C'è anche chi fa scelte alternative e semi-clandestine, come Courtney Kennedy, attratta da un ex terrorista irlandese. Li affascina la redenzione, altrui e propria. Bob jr. l'ha trovata nelle acque del fiume. Uscito dalla tossicodipendenza che aveva ucciso il fratello David, riabilitato dal servizio sociale, votato all'ambientalismo, ha varato un progetto per ripulire l'Hudson, sulle cui rive abita, e ne imbottiglia i liquidi producendo l'alternativa naturista e kennedysta al liscie o gassato. Sono ragazzi così. Apparentemente tutti per uno e uno per tutti. Quando giocano. Quando smettono, ognuno va per la sua strada. E hanno troppi parenti acquisiti per procedere insieme, salvo si tratti di andare a matrimoni, battesimi o funerali, eventi che si susseguono con identica frequenza. Che i cognati si amino è un'utopia anche nella famiglia più buonista del mondo. John jr. era presente, seduto accanto alla madre, quando Jacqueline, vedendo in tv Robert durante la campagna elettorale, esclamò tutta allegra: «Non sarebbe meraviglioso, se davvero ritornassimo alla Casa Bianca?». La cognata Ethel la guardò e disse: «Perché dici "noi"?», spegnendole il sorriso. Perché «loro»? Perché si ritrovano a scadenze fisse nelle ville sul mare, in campagna, tra i monti e giocano come quando erano bambini infelici, cercando di dimenticarlo? I Kennedy sono una leggenda tramandata e arrivata alle ultime righe. Oggi portano quel nome il direttore di una catena di grandi magazzini; una regista di documentari (Rory, figlia di Bob) che doveva sposarsi ieri e ha messo, invece, il velo scuro; qualche politico di secondo piano che non riporterà mai «loro» o quelli di loro che gli piacciono, alla Casa Bianca. John jr. ci era tornato per la prima volta da poco tempo, in occasione della visita di Blair, su invito di Clinton. Il Presidente ama il mito dei Kennedy, ama rendere omaggio al suo predecessore, gli piaceva intrattenersi con suo figlio. «George», il mensile diretto da John jr., non era stato una diga contro l'impeachment, ma Clinton non è uomo capace di risentimenti. Aveva prevalso in lui l'orgoglio e il successo d'immagine ottenuto nel riportare il principino alla reggia dove aveva scorazzato bambino. John jr. si era guardato intorno evitando la commozione e la retorica. Pensava, più che al passato, al possibile futuro. Era l'unico della sua discendenza a poter sedere in quelle stanze da padrone di casa. Non sarebbe stato l'ultimo dei Kennedy, ma il primo dei Bouvier e avrebbe, finalmsnte, riportato sua madre a mettere ordine nella mobilia. Resta il controllo del loro feudo, il Massachusets ma l'influenza politica nel cuore del potere americano è scomparsa Si ritrovano ancora nelle occasioni ufficiali ma ormai per i più giovani il senso dell'unione non conta più e ognuno cerca la sua strada John John, con la sorella Caroline, in una fotografia del maggio 1997: i due fratelli amavano paragonare il clan Kennedy a quello di Camelot. Caroline è l'unica figlia del presidente Kennedy rimasta ancora in vita. Nella foto in basso, Carolyn Bessette. scomparsa col marito e la sorella

Luoghi citati: Boston, Irlanda, Maryland, New York