E Chopin perse il peso materiale di Giorgio Pestelli

E Chopin perse il peso materiale E Chopin perse il peso materiale UNA delle cose che più colpiscono in Chopin è come abbia fatto a diventarlo; i suoi primi lavori di scuola fanno pensare a un trapezista ancora a terra, un uomo normale, se mai un po' troppo muscoloso e tracagnotto; ma a un certo punto s'attacca alle funi, si arrampica lassù, afferra l'attrezzo e simile a un angelo incomincia i suoi volteggi, i suoi voli rischiosi e perfetti conio figiue geometriche: da quell'empireo Chopin non è mai più sceso. In una discoteca di capolavori, salvo appunto le prime prove che non contano, Chopin potrebbe entrarci per intero; ma dovendo cominciare da una pagina precìsa non trovo composizione più adatta dell'op. 22, «Andante spianato e Grande Polacca brillante», proprio perche rappresenta meglio di altre il punto di distacco, la perdita di quel peso materiale. L'«Andante spianato», in realtà, è di qualche anno posteriore alla «Polacca», che è del 1830, quando Chopin aveva vent'anni; e l'aggettivo «spianato», forse derivato da Paga nini, ne suggerisce molto bene il respiro lirico, quasi simbolo del «bel canto» tradotto in suono pianistico: non è solo un ritratto di Chopin, è un ritratto del pianista romantico in assolino, capace di portarsi dietro una folla con la pressione di un accento, l'attesa di un rubato, la grazia di un fraseggio. Ed ecco che sto già parlando di Arturo Benedetti Michelangeli, che di (niella pagina è stato interprete supremo: l'ha suonata molte volte, ma non l'ha mai registrata in studio, sicché le incisioni in circolazione sono riversamenti dal vivo, come questa della casa italiana Pone (90 F 32 CD, lire 22 mila), dove l'opera appare in un disi* tutto chopiniano accanto alla «Sonata op. 35», a sei «Mazurche», alla prima «Ballata»; e dove, detto tra noi, il nome del pianista è scritto tre volte più grande del compositore, cosa che a lui non sarebbe piaciuta. La registrazione testimonia in modo parlante la facoltà di Chopin di trasformare in oro tutto quello che tocca: non solo lo slancio lirico dall'andante», che può riuscire a molli pianisti, ma l'arcana leggerezza, perpetuamente giovane, della «Polacca», dove la stessa fatuità del «brillante» diventa con Michelangeli un intenso motivo poetico: a conferma di una singolarità interpretativa sempre riconoscibile fra mille. ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI E LE SUE ESECUZIONI DI INCONFONDIBILE E GRANDE SINGOLARITÀ' ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI E LE SUE ESECUZIONI DI INCONFONDIBILE E GRANDE SINGOLARITÀ' Giorgio Pestelli

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