Arles

Arles Arles Com'è moderna la fotografia LA MOSTRA . OFÌ1 A SETTIMANA io re Ha Mirici BASCO in testa, occhi socchiusi, un abituccio con qualche traspai,, ronza, io munì strette al cavalietto che sch, stiene un apparecchio fotografico, ed ecco la giovane pronta per scattare una foto: è Regina Lemberg, ritratta nel 1935 in una prospettiva obliqua che ne accentua lo sforzo, dal grande costruttivista Alexandr Rodchenko. Trionfa nelle strade di Arles questa immagine scelta come manifesto dei «Rencontres intemationales de la photographie», l'appunta- LA M. OFSETTio re Ha 16 ESPOSIZIONI MONOGRAFICPER DELINEARE UN BILANCIO DDALLE AVANGUARDIE STORICHmento che richiama critici e artisti, fotografi, galleristi, studiosi amatori da ogni parte del mondo per un'edizione del tutto speciale al calare del secolo del millennnio: celebra i suoi trent'amii di vita. Lo fa con sedici esposizioni monografiche e collettive e ben 1800 immagini di cento fotografi e artisti, Arles tenta così l'impresa ardua di tracciare un bilancio di ciò che è stato moderno nel secolo al declino e comunque in grado di offrire suggerimenti al prossimo. Titolo: Viva le modernità. Nulla di meglio allora che rispolverare le avan- STRA 1 A MANA irici guardie storiche e soprattutto un alfiere di quelle russe come l'artista Rodchenko che a lungo predilesse la foto, scandagliandone le potenzialità artistiche, spaziali, espressive. Nel trionfo del bianco e nero e dell'immagine volutamente mossa e sfuocata, il direttore della manifestazione, Gilles Mora ha trovato le risposte persuasive alla modernità che questo mezzo meccanico ormai quasi desueto con l'avanzata del computer, ha saputo creare grazie a movimenti o , 1800 IMMAGINI, 100 ARTISTI L SECOLO CHE MUORE Al SURREALISTI DI OGGI figure innovatrici. Viene da chiedersi allora dopo decenni di moderno e di postmoderno che cosa significhi davvero il termine così abusato, suscettibile delle interpretazioni più insondabili secondo epoche e stagioni, come succede per aggettivi quali «primitivo». Ma i curatori delle diverse esposizioni non hanno nutrito dubbi eccessivi individuando aspetti che la foto ha saputo anticipare o raccontare con creatività, talora poesia. Un responso viene dall' Informa le che con foga ha segnato il secolo, ed ecco allora una rara panoramica dal titolo «Le astrazioni e la foto» che schiera in campo forme sfatte, quasi ombre di ombre, come il disegno della pàglia di una sedia inunortato nel 1931 da Raoul Haussmann o immagini inedite di luce e così intensa che paiono magie, come l'Opera senza tìtolo del 1939 scaturita dall'occhio di Lazio Moholy Nagy. Non è assente l'architettura in un secolo abbagliato dal Razionalismo e dalla geometria. Sono immagini efficaci quelle presentale all'abazia di Mont Majour dall'ungherese, naturalizzato francese, Lucien Hervé che cominciò nel 1949 a scattare foto a Marsiglia dell'unità di abita zioni in preparazione da Le Corbusier. C'è pure del reportage anche se in misura più ridotta. Forse la novità vera procede dall'americano Shelby Lee Adams. Ha fotografato per 25 anni nel Kentucky, sua terra d'origine, gli apalachi comunità di montagna che vivono al riparo della civiltà moderna. Una mostra conturbante, ispirata da Kafka e dalle «Metamorfosi» ma soprattutto dall'intreccio foto e arte, offre il bestiario del nostro secolo. Il titolo è «Mosche mosquitos... modernità», la accompagna uno splendido catalogo a forma di farfalla. Vive les modemités Arles. sedi diverse Orano: dalle 10 alle 19 Fino al 15 agosto 16 ESPOSIZIONI MONOGRAFICHE, 1800 IMMAGINI, 100 ARTISTI PER DELINEARE UN BILANCIO DEL SECOLO CHE MUORE DALLE AVANGUARDIE STORICHE Al SURREALISTI DI OGGI Una delle fotografie esposte ad Arles: fa parte dei «Portraits des Appalaches», di Shelby Lee Adams

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