Dove le donne vendevano i capelli

Dove le donne vendevano i capelli VAL MAIRA E DINTORNI Dove le donne vendevano i capelli WEEKEND ' Enrico Cunaniii L/ASPRA e solitaria Val Maini, mestamente relegata tra i «mondi dei vinti» e da anni alla ricerca di un riscatto e di una dignitosa forma di sopravvivenza economica e culturale, custodisce paesaggi umani e naturali di misteriosa bellezza, proprio perché nascosti, aspri, silenziosi, lontani dalle rotte del turismo di massa. Tra le valli del Cuneese, è quella che promette di meno al turista distratto e invece offre molto al ricercatore, all'escursionista paziente, a chi non si accontenta delle facili mete programmate dai dépliant. La Val Maira si imbocca da Dronero. Se poco prima di Ponte Marinoni si abbandona la vaile principale e ci si infila nel vallone di Elva - una stretta gola dove la strada si inerpica tra dirupie gallerie -, si sbuca inaspettatamente e anche un po' magicamente su un grande balcone erboso, dove i pascoli e i larici salgono dolcissimi al Colle di Sampeyre e dove sullo sfondo, inconfondibili, si stagliano le sagome del Pelvo e del Choisogno. Sul bordo del balcone esposto a mezzogiorno è aggrappato il comune di Elva, uno dei più poveri e disagiati d'Italia, un antico e sparso abitato di montagna ormai popolato da poche decine di persone distribuite nelle varie borgate. Un tempo, per sopravvivere, i montanari del posto tagliavano i capelli delle donne e li vendevano per farne parrucche. Due quintali di capelli per stagione, sui mercati francesi, svizzeri e italiani. Seimila lire di guadagno, cioè il prezzo di dodici vacche. Il capoluogo si chiama Serre e custodisce un tesoro, il ciclo di affreschi del maestro di Elva impressi sulla volta e sulle pareti della parrocchiale. Studi abbastanza recenti hanno identificato il maestro nel pittore fiammingo Hans Clemer, che ha esercitato la sua arte in tutto il Saluzzese. Nella chiesa di Elva ha lasciato la coloratissima traccia di un percorso artistico-roligioso che dall'infanzia di Gesù culmina nella grandiosa Crocifissione, animata da un'umanità dolente e partecipe. Il Cristo distende le sue braccia a comprendere il Bene e il Male, con il capo reclinato verso il Buon Ladrone. Un capolavoro del Quattrocento conservato a oltre 1600 metri di altezza. Risaliti in automobile, si consiglia di continuare senza far rumore fino al colle di Sampeyre, 2284 metri, dove ci si affaccia improvvisamente sulla Val Varaita e sul Monviso, re di pietra svettante in cima alla valle. Abbandonata l'auto, conviene procedere a piedi, con percorso quasi pianeggiante, tino all'erboso Colle della Bicocca, 228C metri, seguendo la vecchia strada militare che costeggia tutta la cresta spartiacque. Dal Colle il Monviso è ancora più vicino, e gli escursionisti animati di buona volontà e sorretti da un po' di esperienza possono salire in circa due ore alla cima del Pelvo d'Elva, spledido punto panoramico sulle Alpi Marittime e Cozie. Per mangiare e dormire alla borgata Giuri, prima del capoluogo, ò nato nell'estate 1998 L'Artesin, lodevole azienda agrituristica dove si servono piatti locali come le m\rioles. Per fare parrucche: due quintali per stagione a seimila lire, il costo di 12 vacche Il Monviso

Persone citate: Hans Clemer, Maini, Maira

Luoghi citati: Dronero, Elva, Italia, Ponte Marinoni, Sampeyre