Quel romanzo precario come il lavoro d'oggi

Quel romanzo precario come il lavoro d'oggi Quel romanzo precario come il lavoro d'oggi DISCUSSIONE Aldo Bonomi SOCIETÀ e Cultura» della Stampa ha aperto una discussione sulla inadeguatezza della letteratura e dei «Giovani scrittori» a fare racconto, specchio e immagine dei comportamenti sociali dell'oggi. Vorrei timidamente intervenire, non da esperto del problema ma, facendo il ricercatore sociale di professione ed avendo sempre sostenuto che la letteratura, spesso più che la saggistica, anticipa e dà conto del tempo che viene, segnalando che iì nostro giudizio è spesso fuorviato «dal dove e dal come» si osserva la produzione letteraria. Si osserva, si dà conto e si recensisce la produzione, in un mercato sempre più proliferante, che buca il velo della società dello spettacolo. Si trascura quella vasta area di confine che sta ai margini e che proprio per la sua marginalità, più di chi sta al centro, dà conto dei mutamenti sociali. E poi occorre dichiarare meglio, se vogliamo dare un senso a questa discussione, che cosa ci aspettiamo dalla letteratura che interpreta questa ipermodernità. Il carattere distintivo dell'oggi, deH'ipermodernità che sopravanza, si caratterizza nel sincretismo di una iperatt.ualità che fa riemergere anche ciò che parrebbe inattuale o, in altri termini, nel convivere contemporaneamente di un massimo ili innovazione (in una società ove i mezzi sono sempre più abbon- DISCUABo SIONE o mi danti) e di un massimo di «mediocrità» (in una società clell'anomia ove i percorsi non sono criticamente metabolizzanti dai soggetti sociali). Se dovessi trovare una immagine in grado di dar senso a questo carattere distintivo dell'oggi la individuerei nella recente guerra tra l'Alleanza e la Serbia. Il massimo di potenza e innovazione che sorvola e bombarda un territorio ove riappare la guerra delle razze, la pulizia etnica, la guerra civile di tutti contro tutti in un mix tragico di futuro e passato. Se questo è il proble- LETTERATURA E GIOVANI NAA FARE RACCONTO, SPECCHIDEI COMPORTAMENTI DELLAina, senza scomodare questo esempio limite e tragico, occorre chiedersi se vi è una letteratura che si fa avvolgere e produrrò racconto dalle due polarità dell'oggi: innovazione e mediocrità, l'osso citare tre esempi di uso della letteratura come forma eli contaminazione del lavoro sociale, dell'osservare ed interpretare la società di oggi. Trovo molto utile per capire Milano, la città ove lavoro e faccio ricerca sociale, l'ultima opera letteraria di Carlo Formenti («Nell'Anno della Signora» - Shake Edizioni Underground), scrittore che attraverso un genere letterario minore, la fantascienza, descrive il futuro per interpretare l'oggi. Nel suo romanzo, ambientato tra Milano, Lecco e l'Oltrepò Pavese, non a Los Angeles, in un tempo spostato avanti di otto secoli si ritrovano tante delle questioni che interrogano il ricercatore sociale oggi. Appare un mondo, dopo la catastrofe tecnologica provocata da un virus sfuggito dai laboratori, dominato dalla tecnofobia eretta a fondamento del nuovo vivere ove i pochi che scavano tra le macerie del progresso per recuperare un rapporto uomo, natura mediato dalla tecnica sono emarginati in quelle che sono le rovine disabitate ed evitate della metropoli. A questo scontro tra tribù si RATORI SONO INADEGUATI E IMMAGINE SOCIETÀ" QUOTIDIANA? affianca una descrizione della piramide sociale caratterizzata dal dominio dei Bennati, gli abitanti delle terre padane e quelli che vivono oltre le terre del padre fiume Po. E' fantascienza, ma quante volte questi temi sono stati oggetto dell'analisi socio-politica dei ricercatori per spiegare fenomeni dell'oggi come il leghismo o il razzismo che pervade società in difficoltà a confrontarsi con l'altro da sé. Così come il libro di Oddone Camerana («Il Centenario», Baldini & Castoldi) che descrive la città abbandonata di Ligonto, il Lingotto di Torino, piena di spazi vuoti, dismessi, ove come relitti di un passato che non è più vivono i Pattumeros che altro non sono che le scorie sociali che la transizione della città fabbrica lascia sul terreno del suo divenire. Anche in questa fantascienza estrema non è difficile trovare elementi di lettura della composizione sociale di una città come Torino ove oltre i miti delle olimpiadi vi è ancora chi vive solo di rimpianti e nostalgia di una città fabbrica che non è più. Se c'è un tema ove innovazione e mediocrità comunicano e scavano nel corpo sociale questo è il tema del lavoro. La casa editrice Derive e Approdi ha iniziato a pubblicare racconti come quelli di Paolo Melli («La Fabbrica di Paraurti») e Paolo Mori ove il giovane operaio degli Anni 90, Paolo Melli, confronta i suoi miti del tempo di non lavoro, discoteche e droghe, con il vecchio operaio Anni 70 tutto casa, famiglia, doppio lavoro e totocalcio**, Paolo Mori racconta invece l'esistenza mediocre di un aspirante scrittore, traduttore di manuali tecnici dal russo, magazziniere per necessità e musicista per passione. Un percorso di precariato intellettuale comune a tanti ove la forma del lavoro autonomo e non garantito è contemporaneamente scelta e necessità. Quelli di palato fino potranno osservare che i primi due esempi rimandano ad un genere minore, la fantascienza, e che spesso i racconti dei nuovi lavori da me citati sono ridondanti di passioni di una generazione che scrivo come vive, in forma eccessiva e precaria, ma questo è il prodotto di una letteratura che si fa avvolgere dalla società che viene piuttosto che sorvolarla con distacco. LETTERATURA E GIOVANI NARRATORI SONO INADEGUATI A FARE RACCONTO, SPECCHIO E IMMAGINE DEI COMPORTAMENTI DELLA SOCIETÀ" QUOTIDIANA? Ridondanti di passioni: questa è una nuova generazione che scrive come vive, in forma eccessiva e piuttosto instabile Manifestazione di protesta: il precariato intellettuale equivale all'incertezza odierna del lavoro Paolo Mori Bassotuba non c'è Derive e Approdi, pp. 183, L. 18.000 ROMANZO

Luoghi citati: Lecco, Los Angeles, Milano, Serbia, Torino