Ehi, mamba: il terrore del serpente che uccide di Dario Voltolini

Ehi, mamba: il terrore del serpente che uccide Ehi, mamba: il terrore del serpente che uccide RECENSIONE Dario Voltolini - CI sono due architravi che sostengono questo libro scritto da un professionista della letteratura di viaggio, i serpenti e le storie. I serpenti sono l'ossessione fobica di Jeremy Seal, che si dichiara terrorizzato dalla possibilità di essere morso da un rettile velenoso, come se questo terrore ovviamente assai diffuso trovasse solo in lui una completa ragione d'essere: spinto dall'incubo che striscia, Seal parte e viaggia nelle terre dei rettili letali alla ricerca di coloro i quali, pur essendo stati morsicati dal serpe, l'hanno infine scampata salvando la pelle. Questa ricerca dovrebbe mettere capo al raggiungimento di una sperar eie di antidoto mentale, psicologico, forse anche mitologico, alle paure dell'autore. Ma naturalmente il progetto di Seal è professionalmente maturo, poiché potremmo persino dubitare che sia davvero un'ossessione reale a muoverlo (in un altro suo libro l'ossessione che lo metteva in moto attraveso la Turchia era il Fez - il copricapo), e non piuttosto una semplice chiave di scrittura. In ogni caso,la paura dei serpenti non è un sentimento elitario e quindi il libro si rivolge a) pubblico più vasto possibile: gli umani. Qualcosa della fascinazione ambigua che i serpenti producono su di noi passa pertanto con naturalezza nelle pagine di Seal: il mamba nero, il crotalo, il cobra, il taipan ci ipnoUzzano seducenti e repellenti in uguale misura. I territori battuti da Seal sono quelli dei quattro serpi letali, l'Africa, gli Stati Uniti, l'Australia e l'India. Seal mescola resoconti di viaggio e ricerche da topo di biblioteca (e di emeroteca), testimonianze raccolte sul campo e divagazioni mitologiche. Lo fa con professionalità, cioè tagliando e ricucendo il proprio materiale in una specie di vestito d'arlecchino in cui. Lrombi dolio stesso colore sono smembrati e mescolati agli altri per RECENDaVolALLA RICERCA (TRA CROTALIDI CHI E* STATO MORSICATOED E* SOPRAVVISSUTO A MOformare un insieme a incastro che continuamente tenga desta l'attenzione del lettore. Professionalità vuole anche dire che Seal sa essere spudorato, come quando ci racconta di un suo improvviso risveglio africano nella notte: «Sbirciai attraverso la zanzariera nella luce grigia della stanza. Poi ammiccai e guardai di nuovo. Ai piedi del letto, potei vedere dislintampnte un mamba nero. Enorme. Si levava dritto, la IONE o lini - testa a quasi due metri dal pavimento», ma l'infernale sterminatore si rivela poi essere nient'altro che un pezzo di mobilio visto con gli occhi di uno che ha preso un forte medicinale la sera prima. Anche quando Seal si avventura in ambienti umani inconsueti, come le comunità americane di credenti che maneggiano crotali durante le funzioni religiose, la miscela di bizzarro e di consueto è calcolata professionalmente. Strani sono strani, questi che trafficano con i rettili, ma quante stranezze di questo tipo ci hanno già rifilalo migliaia di metri di pellicola nella semioscurità COBRA E TAIPAN) DA UN DENTE AVVELENATO TE SICURA delle sale cinematografiche? E la descrizione d'ambiente australiano ci rende davvero il senso di un luogo sconosciuto e alieno? Non ci dice forse le cose che già sappiamo (crediamo di sapere)? Il dubbio è meramente retorico, tuttavia la descrizione è ben fatta: «L'arredamento confermava come Mount Molloy avesse avuto il suo periodo di splendore. Una volta, il luogo vantava la miniera di rame e una segheria. Aveva visto i treni merci del mercoledì in arrivo da Cairns. Aveva contato cinque alberghi, un macellaio, un sellaio, tappezzieri, gestori di negozi e, perfino, un produttore di acqua gassata. La mia stanza si apriva sulla veranda ombrosa da dove potevo vedere il poco che restava. Il rame era finito, la segheria era bruciata...». Dei serpenti s'è detto. Vi fissano dalla pagina, voi restale sulla pagina. L altro collante sono le stone. Storie i persone, verosimili, vere, inventate o scoperte in archivio non imporla, in fondo. Prendiamole per vere, è questo il gioco a cui siamo chiamati. E allora la donna che il marito tenta di assassinare facendola mordere dai suoi serpenti, l'uomo sopravvissuto al taipan che arriva nel bar a raccontarcelo accompagnato dal cugino che ha in spalla un grande didgeridoo, i due bianchi sopravvissuti al morso del mamba le cui vicende si mescolano e si confondono fino a diventare una sola, sono tutte storie che tengono, e che sono sapientemente montate da Seal. Lo stesso vale per le numerose storie di contomo.' Come lettura estiva il libro è quindi interessante, forse persino indicato a combattere la calura con i brividi provocati da tutto questo gran brulicare di rettili. Come lettura estiva anche gli improvvisi cedimenti dell'italiano («Li serietà del suo frangente era, per me, un relativo conforto») sono tollerabili. E cosi purerimmancabile richiamo a Chatwin messo li in copertina. ALLA RICERCA (TRA CROTALI, COBRA E TAIPAN) DI CHI E* STATO MORSICATO DA UN DENTE AVVELENATO ED E* SOPRAVVISSUTO A MORTE SICURA I rettili non sono soltanto l'incubo di Jeremy Seal ma dell'uomo in generale: viaggio in Usa, India Africa e Australia a caccia di «assassini» Questa ricerca sui serpenti, nelle intenzioni dell'autore, dovrebbe funzionare come una sorta di antidoto psicologico contro le paure che la gente ha dei rettili in genere Jeremy Seal, Viaggio nelle terre dei serpenti Piemme, pp. 389. L. 30.000 REPORTAGE

Luoghi citati: Africa, Australia, India, Stati Uniti, Turchia, Usa