«Lavorare al Nord? No grazie» di Ferdinando Camon

«Lavorare al Nord? No grazie» «Lavorare al Nord? No grazie» «Così ci hanno risposto 150 operai siciliani» intervista Ferdinando Camon CARMIGNÀNÒ DI BRENTA Carmignano di Brenta ò una cittadina al confine tra le province di Padova e Vicenza, calda d'estate, fredda d'inverno, nebbiosa in autunno: come tutta la Padania. A Carmignano c'è una ditta che lavora ned trasporto della ghiaia e dei rifiuti speciali. E' in rapida crescita, e cerca nuovi autisti. Li paga magnificamente: sui 4 milioni al mese. Lo stipendio di un professore universitario agli esordi. Eppure, ed ecco la notizia, sono stati interpellati i disoccupati siciliani, tramite gli uffici di collocamento di Palermo e di Catania, hanno studiato la proposta in 150 (gli altri non l'hanno neanche guardata), e hanno rifiutato pressoché tutti, e perfino con male parole. Non vogliono salire al Nord. Ouesta è la settimana che presenta i dati sulla povertà, e il Sud pare un inferno: le famiglie «povere», con un'entrata inferiore al milione e mezzo al mese, sono il 12 per cento nella nazione, ma salgono a oltre il 23 per cento nel Sud. Su 100 famiglie povere italiano, 65 sono al Sud e nelle isole. La loro è una sotto-vita. Ma se non vivono, e gli offri da vivere e da arricchirsi pure, perché mai rifiutano? Il direttore dell'azienda padovana si chiama Giancarlo Vaccari. Signor Vaccari, i siciliani non vogliono venire a lavorare da voi, neanche per un milione alla settimana. Cos'ha che non va il vostro lavoro? E' sporco? Malsano? Tossico? «Ma no, cosa dice! E' un lavoro nobile e pulito. Noi trasportiamo ghiaia, materiale di costruzione, inerti, rifiuti, terre di bonifica, niente di velenoso o pericoloso». Poro non riuscite a trovare una settantina di lavoratori, pagandoli bene, nelle provinco siciliane più piene di disoccupati. Qualche ragiono ci sarà. Cos'è che rifiutano? Il Nord? La gente del Nord? Il clima? «Prima di tutto, devo dirle che è un fatto non recente e non limitalo. Non siamo i soli a corcare manodopera nel Sud senza trovarla. Oliando s'è diffusa la notizia che i siciliani non vogliono venire a lavorare qui da noi, abbiamo ricevuto tanto telefonate "di solidarietà" da ditte che hanno avuto la stessa esperienza. E adesso le spiego bene il nostro caso. Noi non assumiamo extracomunitari. Abbiamo provato, ma con loro esistono grossi problemi di lingua, di mentalità, di documenti. Noi diamo camion da guidare, gli extracomunitari non sanno farlo. Allora ci siamo messi a cercare in Italia, nelle zone a disoccupazione più alta. La Sicilia ha il 30%. Abbiamo mandato annunci alle agenzie di collocamento di Palermo e di Catania. Devo dire che i funzionari si son dati molto da fare, generosamente. Hanno lavorato per sei mesi e sono arrivati a una loro selezione: quindi i 150 che sono entrati in contatto con noi, erano per così dire i meglio disposti. Ed erano informati, conoscevano tutte le noBtre condizioni: impegno per almeno un anno, 4 milioni circa al mese, puliti..» Che vuol dire «puliti»? «L'azienda sborsa 8 milioni, al dipendente ne arrivano in tasca 4. Offriamo anche il vitto, e gli troviamo un alloggio nelle vicinanze. Come le dicevo, dopo sei mesi di controlli, l'agenzia siciliana ci manda un elenco di nominativi. Trattiamo con loro. Di 150, ne son saliti qui 10. Di 10 si son fermati in 3, trasferendo anche la famiglia. Gli altri hanno tirato fuori problemi con la moglie, con la suocera, col clima» Non è che rifiutano il Nord? «Se rifiutano il Nord, o il clima, quello non possiamo cambiarlo. Ma la mia opinione è un'altra. Gran parte di queste persone le abbiamo contattate 3-4 volte, a orari sempre diversi, e le trovavamo solo dalle 8 di sera in poi: 11 che vuol dire (del resto, lo ammettevano tranquillamente) che lavoravano fuori regola, nel periodo estivo andavano sui campi, e così integravano il sussidio di disoccupazione. Restando a casa, tirando il sussidio, integrando di nascosto, non hanno nessuna voglia di passare a un lavoro pieno». Conclusione? «La conclusione a qualcuno l'ab¬ biamo detta: allora evitate di iscrivervi all'ufficio di collocamento. Lasciate il posto a persone più motivate di voi. La lista dei disoccupati dovrebb'essere un elenco dove si pescano lavoratori già pronti, in attesa, non un elenco i cui iscritti rifiutano il lavoro. Non è una situazione esclusiva del Sud, sia chiaro, vale anche per il Nord. Non sono disoccupati. Sono male-occupati». E con i pochi che sono venuti, cos'è che non ha funzionato? Perché non son rimasti qui a lavorare? «Il rapporto con noi, con i colleglli, con l'azienda, ha funzionato in maniera impeccabile. Ma uno è tornato giù dicendo che la moglie si operava, un piccolo intervento, però lo stiamo ancora aspettando; un altro non voleva che la famiglia per- desse la cultura e le abitudini del Sud; un paio si lamentavano perché qui la vita è sempre sotto pressione, dicevano che al Sud si vive in maniera più rilassata». Forse qui funziona ancora il ricordo di quando gli italiani del Nord, veneti e piemontesi, emigravano più a Nord, e lavoravano più duramente. Ma erano altri tempi. Un trauma che non è neanche giusto ripetere. «Sì, facevano anche 10-12 ore di lavoro al giorno. Ma io adesso ho visto dei libretti di lavoro di gente che ha sui 30-35 anni, lavora già da 10 anni, e sui libretti ci sono sì e no tre timbri, di sei mesi l'uno: dove sono gli altri? Per lavorare han lavorato, ma a risultare non risulta». Come si chiude il rapporto con gli uffici di collocamento siciliani? «Molto civilmente: le due agenzie regionali, sia di Palermo che di Catania, ci hanno messo un po' a superare lo sconforto di non-riuscire àH~sóddlsfare la nostra richiesta, e alla fine ci hanno ringraziato per la fiducia e la stima che abbiamo mostrato verso il Sud, cercando lavoratori siciliani. Così ci siamo lasciati». Signor Vaccari, una curiosità: perché avete messo nel disco d'attesa del vostro telefono la «Cavalcata delle Valchirie»? «E' la musica giusta per la nostra azienda». Non può ossero stata quella a spaventare coloro che chiamano dal Sud? «Ma non l'hanno mai sentita». Io me la son sorbita mezz'ora, per parlare con lei. «Lei sì, ma i lavoratori meridionali non li abbiamo mai fatti attendere: quando chiamavano, rispondevamo subito. Inutilmente». «Li abbiamo contattati più volte. Poi abbiamo scoperto che integravano il sussidio di disoccupazione con il lavoro nero» Un ufficio di collocamento In una città del Sud

Persone citate: Giancarlo Vaccari, Vaccari