E' guerra agli alleati del clan Provenzano di Lirio Abbate
E' guerra agli alleati del clan Provenzano E' guerra agli alleati del clan Provenzano Quattro arresti in Sicilia e Calabria In manette è finito anche il figlio del boss latitante Benedetto Spera Lirio Abbate PALERMO Il capo di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano è in difficoltà. Dalle analisi effettuate dagli 007 antimafia, la Primula Rossa, ricercata da oltre trent'anni, potrebbe avere di fronte un gruppo antagonista, che sta attaccando i clan alleati. Per Provenzano, se tutto ciò fosse confermato, sarebbe la prima volta che si trova a scontrarsi con gruppi rivali. Ma può essere accaduto, sostengono gli inquirenti che il grup renti, che il gruppo del capo di Cosa Nostra può essersi spaccato. Questa analisi risalta nelle indagini della Dia di Palermo che hanno portato ieri alla cattura di quattro persone vicine al boss latitante Benedetto Spera, ricercato da cinque anni. Gli arrestati sono il figlio del capomafia, Giovanni Spera, di 39 anni, bloccato ad Avezzano, Andrea Cui di 49 zano, Andrea Cusimano, di 49 anni. Salvatore Parisi, 60 anni, tutti di Belmonte Mezzagno e Antonio Ierace, di 60 anni, abitante a Catanzaro. Tranne quest'ultimo, che deve rispondere solo di favoreggiamento, tutti sono accusati di associazione mafiosa. Gli ordini di custodia cautelare sono del gip di Palenno Bruno Fasciana su richiesta dei sostituti della Dda Alfonso Sabella e Michele Prestipino. L'inchiesta ruota attorno allo stretto legame tra la cosca di Belmonte Mezzagno, guidata da Benedetto Spera, e alcune frange della 'ndrangheta calabrese che avrebbero offerto rifugio al boss costretto a lasciare la sua zona per un breve periodo perché in pericolo di vita. Le indagini, avviate in seguito alle dichiarazioni di pentiti, si basano in prevalenza su nuiuerosis- sime intercettazioni ambientali che confermerebbero il ruolo di primo piano del capomafia di Belmonte, indicato dagli inquirenti come alleato di Provenzano. E così, dagli accertamenti effettuati in questi anni dalla Dia, emergono contrasti, ancora in corso, all'interno di Cosa Nostra che prenderebbe di mira gli alleati della Primula Rossa. Determinante il moio del figlio del latitante, Giovanni Spera, considerato dai pentiti come uomo d'onore «riservatoi*. Secondò l'ex bo«;r. di San Giuseppe Jt ii Jato, oiovanni Brusca, Spera junior era socio occulto dell'imprenditore Gaetano Chinnici, fratello di Antonino, assassinato il 4 maggio scorso nella zona di Ciaculli a Palermo. A questo agguato gli investigatori collegano, l'uccisione dell'imprenditore Giuseppe Spadafora, assassinato e dato alle fiamme il 19 gennaio scorso nelle campa pgne di San Cipirello, in provincia di Palermo. Spadafora, residente a Corleone. era socio di Carmelo Gariffo, nipote di Provenzano, i due gestivano un'impresa edile e si occupavano di appalti. Tutto porta a Provenzano, oppure ai suoi «amici». Faida o vendette? Le microspie piazzate nelle auto dei boss e in alcune abitazioni hanno rilevato che i quattro arrestati, oltre a gestire appalli, hanno paura dei pentiti e dei numerosi omicidi che vengono messi a segno nella zona di Belmonte. La paura e forte anche per il ruolo di favoreggiatori della latitanza di Spera: il fatto di finire in carcere non li fa dormire la notte. E sono sempre le «cimici» elettroniche ad evidenziare come cambiano i metodi di affiliazione a Cosa Nostra. Bernardo Provenzano
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