Buttiglione: usciamo dalla maggioranza di Guido Tiberga

Buttiglione: usciamo dalla maggioranza «L'accordo sulla parità scolastica è una ferita insanabile». Deciderà sabato il Consiglio nazionale Buttiglione: usciamo dalla maggioranza Ma non è certo che tutto il Cdu sia disposto a seguirlo Guido Tiberga ROMA Ai secondo piano del palazzone di Piazza del Gesù le porte dell'ufficio politico convocato d'urgenza da Rocco Buttiglione, si sono appena aperte. Sei metri più in basso, Franco Marini e Arturo Parisi si stanno stringendo la mano dopo un faccia a faccia che entrambi giureranno «amichevole» e «proficuo». Uno strano mezzogiorno, per la maggioranza che sostiene Massimo D'Alema: al piano nobile di quella che fu la storica sede democristiana, popolari e Democratici, dopo gli schiaffoni delle Europee, dicono di voler fare la pace. Sopra le loro teste Buttiglione progetta la rottura: l'accordo sulla parità scolastica è «una ferita per l'alleanza, un vulnus che mina le ragioni stesse della sua esistenza» dice Buttiglione, che tuttavia non sbatte ancora la porta: «Il nostro è un partito democratico - dice - le decisioni vanno prese secondo statuto. Il dibattito sulla nostra permanenza nella maggioranza si svolgerà sabato prossimo. Nel consiglio nazionale...». Fosse per Buttiglione, la decisione di uscire sarebbe già presa: «Hic Rodhus hic salta filosofeggia il professore -. La stragrande maggioranza del partito la pensa come me: se noi, in nome dell'alleanza, abbiamo avuto il coraggio di votare per un ex comunista a Palazzo Chigi, allora gli ex comunisti devono avere il coraggio di votare per una parità scolastica vera...». La riunione di sabato 24, tuttavia, non si annuncia tranquillissima: l'unico ministro del Cdu, il titolare dei Rapporti con il Parlamento Gian Guido Folloni, non ha nessuna voglia di lasciare il governo per seguire il suo leader. Non solo: Folloni, che giudica «accettabile» la soluzione governativa sulla scuola, chiede una «pulizia etnica» nel consiglio nazionale. La vita turbolenta del partitino di Butti¬ glione, infatti, ha congelato i vertici interni ai tempi in cui il Cdu era nel Polo. Al punto che del consiglio, almeno formalmente, fa ancora parte Alessandro Duce, ormai passato con Forza Italia. Il segretario non intende frenare: «La nostra uscita non travolgerà il governo D'Alema - spiega -. Non nell'immediato, almeno: i nostri parlamentari sono pochi, non bastano a spostare i piatti della bilancia. Però nel Paese non siamo poi così piccoli...». Per il segretario-filosofo, le Europee, «hanno dimostrato la validità del progetto di Cossiga: l'esistenza nel Paese di una maggioranza centrata sul dialogo tra i moderati e la sinistra. Io ho chiesto delle verifiche. La decisione sulla parità scolastica è una risposta inequivocabile. Invece di dialogare davvero con noi moderati, questa maggioranza continua a portare il lutto per un Ulivo che non c'è più...». Buttiglione pesa i voti del 13giu- gno, ma li conta a modo suo: «Il risultato di un partito è la somma delle preferenze raccolte dai suoi candidati. Noi abbiamo preso il 2,1 per cento praticamente senza preferenze. I nostri sono voti ideologici, che seguono lo scudo crociato ovunque vada. Sono convinto che altri ci avrebbero votato, se avessero saputo che c'eravamo anche noi. E altri ci voteranno con una campagna elettorale adeguata: pos- siamo arrivare al 5. E con quella quota, in Italia, non si c piccoli affatto. D'Alema può governare senza il Cdu. Ma solo oggi: domani, senza di noi, perde». La protesta di Buttiglione ha trovato l'immediato sostegno del Polo. «Ora è più chiaro come mai Buttiglione non fu nominato ministro della Pubblica Istruzione», dice Riccardo Pedrizzi, senatore di An. Mentre da Forza Italia arriva un invito più diretto: «Se Buttiglione è coerente non ha che una scelta: uscire dal centro-sinistra e buttare alle ortiche il moribondo governo D'Alema». SCUOIA Scontro fra destra e sinistra ROMA. «Un sussidio di povertà per le famiglie di studenti delle scuole statali», così An definisce il provvedimento sulla parità scolastica. E il Polo ricorda che gli emendamenti della maggioranza, stravolgerebbero il principio di parità ampliando, al massimo, il diritto allo studio e invita tutti a votare contro. Gavino Angius, presidente dei senatori Ds, invece difende l'accordo e dice di comprendere le polemiche dell'opposizione ma non quelle di Buttiglione. Il Sir, Servizio Informazione Religiosa della Cei ha diffuso un editoriale fa notare: «La questione non ò solo un banco di prova per il governo D'Alema: è la democrazia stessa ad essere messa alla prova». Giudizio negativo dal Comitato «Per la scuola della Repubblica» che lo ha valutato «incoerente con il dettato costituzionale». E' difatti inaccettabile «che una legge sulla parità ridefinisca il sistema scolastico nazionale, stravolgendo i principi costituzionali. |r. i.l Folloni non vuole lasciare la poltrona di ministro e chiede una «pulizia etnica» ai vertici del partito Dopo il congresso fondativo con Kohl ebbero subito inizio le diaspore In quattro anni una miriade di scontri E il 2,1% delle europee incoraggia le liti p nquivocabile. di dialodavvero oi mode questa ioranza ua a poril lutto n Ulivo non c'è . Butti pesa i el 13giu- one u senza preferenze. I nostri sono voti ideologici, che seguono lo scudo crociato ovunque vada. 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