Il partitino intermittente
Il partitino intermittente L'ULTIMA MOSSA DI UNA FORMAZIONE INSTABILE Il partitino intermittente Tra battesimi, liti e rinascite storia minima Filippo Ceccareili * Incidenti e accidenti della «partitino-crazia». Se Buttiglione non molla, all'inizio di agosto la vita politica sarà terremotata dal primo partitino intermittente della storia d'Italia. Cinque mesi fa, infatti, quello stesso Cdu che oggi potrebbe aprire la crisi di governo non esisteva più come tale. Era morto, «per eutanasia» si disse. Ma è rinato alla fine di marzo di quest'anno. Più o meno nel modo in cui alla fine di marzo dello scorso anno - come non si ricorderà: è impossibile ormai ricordare - il Cdu aveva avviato un processo federativo con l'Udr, culminato a luglio nella confluenza del Cdu nel partitino di Cossiga. In passato sempre il Cdu ne aveva invano aperto un altro, di processo federativo, ovviamente tormentatissimo, con il Ccd, che nel frattempo dovrebbe anche lui aver cambiato nome o sigla. Ma questa è un'altra storia. La storia del partitino di Buttiglione è invece più affascinante; e comunque più indicativa dei grado di disfacimento raggiunto negli ultimi anni dal sistema politico. Con questo spirito - e il solito scrupolo probabilmente degno di miglior causa - si risale alle origini, al congresso fondativo dell'Ergife, in presenza di Kohl, con distribuzione di garofani bianchi, Santa Messa e titolo della Discussione, organo del partitino, che annunciava: «Riprendiamo il cammino». Sotto, la foto di Buttiglione sorridente e appagato. Sullo sfondo del palco un ventilatore bianco perché faceva caldo, ma solo i big evidentemente avevano diritto a quell'alito di vento. All'interno di quel fantastico numero del giornale c'è anche la foto del brindisi dei dipendenti «con il segretario Buttiglione e il tesoriere Duce». L'immagine merita una segnalazione perché generosamente la nuova formazione parve accollarsi 70-80 funzionari della defunta De. Funzionari di cui invece in seguito si cercò disperatamente di fare a meno, con i drammi, le proteste, le lettere ai giornali e le impietose risposte del caso. Il Cdu nasce dunque nel settembre del 1995, da una scissione, e nell'arco di un quadriennio, pur nella sua accennata intermittenza, ha visto nascere al proprio interno un altro paio di scissioni. La prima è in realtà una specie di sgangheratissima fuoriuscita di gruppi, gruppetti e gruppettini, anche a livello locale verso altri micro-partiti. La seconda, preannunciata in un Palazzo Sturzo reso spettrale dagli ascensori rotti e dai bagni allagati, è quella guidata da Formigoni, che voleva restare Cdu e non diventare Udr. La terza potrebbe avvenire in questi giorni. Se ne dà conto perché, oltre che nelle mani di Buttiglione, il quadro politico nazionale è al momento in quelle del ministro Folloni, che essendo ministro non vuole la crisi di governo. La vera delizia della «partitinocrazia» è che tutto quel che accade anche nella sfera più minuta dei rapporti politici e delle ambizioni personali - per dirla con qualche pudore - finisce per influire sul grande gioco e quindi sulle istituzioni. Così, Buttiglione ha convocato il consiglio nazionale per decidere di uscire dalla maggioranza; Folloni però non ritiene tale organo «legittimato» a una scelta così importante. Purtroppo il ministro non ha spiegato per quale tipo di decisio- ni il consiglio sarebbe legittimato. Né quale organismo dovrebbe, nel caso, scegliere se fare o no la crisi di governo. Di sicuro la subitanea rinascita del Cdu ha dato il colpo di grazia a qualsiasi parvenza di democrazia. In altre parole: la composizione degli organi dirigenti non riesco a stare al passo con le evoluzioni e le improvvisazioni dei dirigenti stessi. E al di là delle singole determinazioni, il partitino si configura inesorabilmente come un entità caotica, ingovernabile e tendenzialmente assai rissosa. La magistratura viene chiamata a dirimere le controversie. Quando l'anziano Flaminio Piccoli, ad esempio, si mette in testa di rifare la De, Buttiglione è lì che applaude; poi si scopre che si è rivolto al tribunale per impedirgli di usure lo scudo crociato. Allo stesso modo capila che la polizia debba accompagnare il liquidatore del giornale in redazione; o che i fabbri vengano reclamati per la sostituzione del¬ le serrature. Inoltre il Cdu viene sospeso per morosità dagli organismi internazionali e 305 milioni del finanziamento pubblico vengono pignorali per debiti. Tutti espellono tutti e al tempo stesso vengono espulsi. Nessuno ci capisce più niente. Priva di garanzie formali, privatizzata come accartocciata su se stessa, la vita interna del Cdu rischia insomma di essere la più dolorosa risposta a chi sostiene che i partiti restano bene o male l'unica forma in cui si organizza la volontà generale. Il fatto che alle europee abbia beccato il 2,1 per cento incoraggia le fantasie, le impuntature, i bollori e le dittature di politica troppo piccola di fronte a problemi troppo grandi. Guido Folloni. A sin. Flaminio Piccoli
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