«La macchina del centrosinistra riparte

«La macchina del centrosinistra riparte «La macchina del centrosinistra riparte Mussi: l'agguato al premier? Fantasie di Cossiga intervista Guido Tlberoa ROMA TUTTO è stato menoche diplomazia...». Fabio Mussi tira le fila del lungo faccia a faccia con l'Asinelio: quattro ore di parole non sempre gentili per trovarsi d'accordo su tutto e su niente: «Una discussione vera, fuori dai denti come ogni tanto capita di fare...», insiste. Il presidente dei deputati ds sceglie ia linea morbida, cerca di recuperare tutta la diplomazia risparmiata nel confronto con i Democratici, ma poi il carattere schietto del toscano tagliente finisce per avere la meglio. Ad esempio quando dice che farsi battere a Bologna «era un'impresa troppo difficile per riuscirci da soli. Abbiamo dovuto sforzarci in tanti...». O quando bolla Buttigliene come «uomo frequentemente in stato transitorio». O quando accusa di «stalinismo» gli uomini del Cavaliere: «Perché sono loro, quando gli fa comodo, a volere leggi diverse per i cittadini e per la nomini k la tura. Il loro garantismo è una caricatura assurda: i garantisti veri siamo noi...». Onorevole, che c'è tra voi e l'Asinelio: una pace, un armistizio, una tregua? «Diciamo che abbiamo gettato le basi per ricaricare le pile e riaccendere il motore della macchina». Si dice però che qualcuno stia preparando un agguato a D'Alema. Tutte bugie? «Fantasie. Fantasie di Cossiga». Si dice pure che voi siate stati sul punto di mollare tutto e lasciare Di Pietro, Rutelli e Parisi a parlare da soli. Altre ((fantasie»? «Guardi, escludo che qualcuno abbia solo pensato di andarsene. Siamo rimasti lì fino alla fine, fino al risultato positivo». Sarebbe? «GUel'ho detto. La visione comune sul fatto che la macchina deve ripartire e il bipolarismo non si tocca. Bipartitismo? Vedremo, non sono cose che si decidono a tavolino». Per ora non sembrate neppure d'accordo sull'identità dei passeggeri. E' così? «L'Asinelio è stato molto chiaro nel dettare le condizioni, nel dire: "vediamo chi c'è". Noi siamo d'accordo, ma pretendiamo di partire senza un capotavola. Prima bisogna fare capire ai cittadini che la maggioranza c'è ancora. E che il governo non corre rischi, che na superato temi insidiosi come la giustizia e lo spinosissimo problema della scuola privata...». Così spinoso che Buttiglione vuole andarsene dalla maggioranza. Sicuro che sia un tema «superato»? «Io so che Buttiglione non ha tanti parlamentari...». Lui dice che farà pesare il suo pacchetto di voti: «Senza il Cdu D'Alema può governare oggi, domani no». Una minaccia credibile? «Più che altro un po' velleitaria: alle Regionali del 2000 ci sarà l'elezione diretta del presidente. Alle politiche del 2001, anche se non si arrivasse a un'auspicabile riforma della legge elettorale, la sfida per il governo sarà soprattutto nel 75 % di collegi maggioritari. Non è che il 2 % del Cdu potrà avere tutto 'sto spazio... E poi francamente, io Buttiglione non lo capisco: siamo arrivati a un compromesso sulla scuola che in 50 anni non era riuscito a nessuno. E lui vuole andarsene proprio adesso. Cosa vuole che le dica? Mi spiace, perché mi sta simpati¬ co». Simpatico uno che dice che «vivete nel lutto» per l'Ulivo che non c'è più? «Ma sì, perché lui in fondo è come Bocca di Rosa: lo fa per passione. Pensa veramente di essere ogni volta alle prese con un'avventura politica epocale. Crede nelle cose che fa, il problema è che ne fa sempre tante». Ma questo vertice di luglio ci sarà o no? «Si. Penso proprio di sì». Un vertice estivo, prevacanziero. Viste le premesse, è proprio il caso? «Subito dopo il voto, io mi ero permesso di invitare i capigruppo di maggioranza per discutere del rilancio dell'alleanza. Si era parlato anche di un'assemblea di tutti i parlamentari del centrosinistra. Poi si è pensato a una soluzione più politica. Sono io il primo a dire che la parola "vertice" fa venire l'orticaria, anche perchè basta pronunciarla e subito si accendono i riflettori: "C'è un vertice, c'è un vertice"...». Anche nello Sdi c'è fermento. Intini invita i suoi a uscire dal governo. Non si sente a disagio a parlare di bipolarismo con questi alleati? «Non è facile, lo so, ma noi il bipolarismo lo difenderemo fino ali'ultimo. Un'alleanza tra ds e Forza Italia non si vedrà mai». Dalle intercettazioni di Dell'Utri ai conflitti d'interesse, c'è un grande scambio di invettive. Le riforme sono davvero a rischio? «Berlusconi, dal punto di vista umano, posso pure capirlo. Ma se si parla di federalismo, che c'entrano Previti e Dell'Uni? Spero che rinunci alla sua assurda idea di rappresaglia. Noi pensavamo che Dell'Utri fosse da arrestare, ma quando la Camera sovrana decise di no, mica siamo andai a dire che bisognava far saltare tutto. L'idea dello scambio non ha senso. E' inaccettabile...». Così, però, se Berlusconi non recede le riforme non si faranno mai. «Io spero che receda. Spesso la vicenda politica ha momenti di asprezza. Ma poi, a volte, si risolve tutto».

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