Ulster, il giorno dei veleni di Fabio Galvano
Ulster, il giorno dei veleni Ulster, il giorno dei veleni Decisivo no unionista, ma anche Adams preparava il grande rifiuto La pace di Blair demolita a colpi di parole Fabio Galvano corrispondente da LONDRA Il processo di pace è a pezzi. Tony Blair ha un bel tentare un'ultra fuga in avanti, hid il fuga avat, «parcheggiando» il fallito negoziato nordirlandcse e rinviando tutto a tempi migliori, forse a ottobre: la realtà è di una profonda spaccatura sul futuro della provincia, dopo il definitivo «no» al compromesso pronunciato mercoledì sera dagli unionisti di David Trimblo; di furenti recriminazioni; di amare previsioni dopo la rinuncia a queste storica occasione. Tant'è che ieri Trimble o i suoi deputati hanno boicottato la nuova Assemblea di Stormont, non presentandosi neppure in aula. Di rimando il suo vice in quello che avrebbe dovuto essere il «governo» dell'Ulster, il cattolico moderato dell'Sdlp Seamus Mallon, si è dimesso indignato por quel gesto. Il negoziato è nuufragato sul rifiuto unionista di accettare il Sinn Féin nell'esecutivo prima che l'Ira avvii il disarmo, nonostante le oaranzip offerte ria I/inrira nella leone di le garanzie offerte da Londra nella legge di devolution - o autonomia - che a tappe forzate percorreva in questi giorni il suo iter parlamentare. «Litigano sj chi deve fare il primo passo», ha detto Clinton, amareggiato. E se la stampa inglese ha poche incertezze nell'attribuire le colpe («Il colpo fatale di Trimble», scrive il «Guardian»; «Le speranze di pace silurate dagli unionisti», fa eco l'«Independent»; «Gli unionisti uccidono il piano di Blair», afferma il «Times») la sensazione è che, alla fine, le concessioni di Londra e Dublino ai recalcitranti unionisti avrebbero spinto Gerry Adams e il Sinn Féin a fare marcia indietro, a riconsiderare il proprio impegno sul fronte del disarmo. «Se questa gente non imparerà a edificare la fiducia e a riconoscere che si provano dolore e ingiustizia anche dall'altra parte ha detto Blair - le radici di un normale dialogo politico non cresceranno mai in Irlanda del Nord e non ci sarà mai la pace. Dovete scegliere il vostro destino politico. Io vi aiuterò e non mi arrenderò mai, finché quel destino non sarà la vera pace che la popolazione merita». Ai Cornimi il ministro per il Nordirlanda, Mo Mowlam, ha parlato di «revisione» del processo; che sarà avviata oià In settimana nrossima da un incontro fra già la settimana prossima da un incontro fra Blair e il premier irlandese Bertie Ahern per studiare tempi e modi di un rilancio. Ma è stata, ieri, la «farsa» di Stormont, nell'occasione che avrebbe dovuto coronare il ritorno dell'Ulster alla pace, a rivelare quanto siano profonde le spaccature. Assenti gli unionisti, Sdlp e Sinn Féin hanno nominato i loro ministri; ma l'esecutivo, {>roprio in quanto deve rappresentare tutte e forze politiche, è nato morto. Quando Lord Aiderdice - erano le 13,25 - ha aggiornato l'Assemblea, altro veleno era stato versato. Da Trimble, impassibile davanti alle telecamere, eroe aventiniano di una maggioranza che rifiuta di sedere al tavolo con gente che, dice, «non rinuncia alla violenza». Dal Savonarola dell'intransigenza protestante, il reverendo Ian Paisley, che ha definito questo 15 luglio «una bella giornata per l'Irlanda del Nord poiché la democrazia ha trionfato e nel governo non ci sono uomini dell'Ira». Dal presidente del Sinn Féin, Gerry Adams, che ha definito «indifendibile» la posizione di Trimble e ha invitato Blair a destituirlo. L'Irlanda del Nord, dopo le grandi speranze, è sbigottita per la «guerra di parole» che ha sconfìtto la pace. Il cattolico moderato dolI'Sdlp Scamus Mallon, vice premier dell'Ulster, si è dimesso indignato
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