Rugova: faremo tornare tutti i serbi
Rugova: faremo tornare tutti i serbi Rugova: faremo tornare tutti i serbi Dopo due mesi di assenza, accolto a Pristina da migliaia di persone esultanti // leader albanese rientrato in Kosovo Ingrid Badurina ZAGABRIA Dòpo due mesi di assenza dal Kosovo ieri è ritornalo a Pristina Ibrahim Rugova, capo storico degli albanesi della regione nonché Presidente dell'autoproclamata Repubblica del Kosovo. Accolto da alcune migliaia di persone esultanti Rugova e apparso commosso. «Nel Kosovo è accaduto un vero miracolo, con l'aiuto di Dio e delle civiltà occidentali* ha detto il leader moderato albanese, particolarmente soddisfatto del rapido ritorno a casa dei profughi kosovari. «Adesso dobbiamo lavorare per democratizzare la nostra società». Confermando il suo appoggio all'amministrazione internazionale, Rugova ha auspicato elezioni in un futuro imminente. Il Kosovo non deve essere etnicamente puro, albanese, ma dove offrire le stesse condizioni di vita a tutti gli nitri popoli, ha detto ai giornalisti annunciando il suo impegno politico per la riconciliazione. Ma il suo ritorno a casa segna 'li fatto l'inizio di una dura lotta per il potere. Per anni leader incontrastato degli albanesi del Kosovo, Rugova ha predicato il pacifismo come mezzo di opposizione al regime di Milosevic. Ma la sua politica non ha ottenuto risultati. La sempre più feroce repressione di Belgrado ha dato nascita all'Esercito di liberazione del Kosovo che negli ultimi dueanni lia conquistato l'appoggio della popolazione albanese. Il capo dei guerriglieri indipendentisti Hashim Thaqi, premier del governo provvisorio del Kosovo, è stalo riconosciuto come principale interlocutore kosovaro anche dalla Comunità internazionale. Per i suoi seguaci Rugova è «uomo del passato» tanto più che la sua immagine è stata offuscata dall'ambiguo incontro con Milosevic durante i bombardamenti della Nato. La sfida tra i due si annuncia drammatica. A Pristina è arrivato anche il rappresentante speciale dell'Onu Bernard Kouchner che di fatto assumerà il ruolo di «governatore» del Kosovo. In una conferenza stampa il portavoce del contingente italiano della Kfor ha dichiarato ieri che soltanto nel settore italiano sono state ritrovate 43 fosse comuni con più di 750 cadaveri di uomini, donne e bambini. Nella zona di Poe, Djakovica, Oceani e Klina sono rientrati più del 60% dei profughi albanesi, ma i tre quarti delle case è stato distrutto dai serbi. Tutto il territorio ò minato e gli artificieri italiani hanno finora fatto brillare 600 ordigni di vario tipo. In Serbia continuano intanto le proteste in piazza contro Milosevic. A Belgrado hanno manifestato i pensionati. Otto attivisti del Partito democratico di Zoran Djindjic che stavano raccogliendo firme per la petizione che chiede le dimissioni di Milosevic sono stati selvaggiamente picchiati. «Gli organizzatori dell'«alleanza per il cambiamento», che hanno già raccolto 150 mila firme, annunciano nuove manifestazioni. Tra qualche settimana verrà organizzata la «marcia su Belgrado». «Daremo a Milosevic 5 giorni di tempo per andarsene» ha detto Djindjic. Ieri si è tenuto un raduno a Kragujevac. Le proteste si sono svolte anche a Subotica nella Vojvodina. «Non chiediamo le dimissioni di Milosevic perché ha perso le guerre, ma perché le ha fatte» era lo slogan del raduno. Intanto, in una riunione del governo, il partito socialista di Milosevic ha scacciato dall'aula i rappresentanti dell'opposizione prima di adottare una serio di leggi su fondi straordinari per la ricostruzione del Paese. Attivisti del partito di Djindjic colpiti da uova mentre raccoglievano firme contro Milosevic; sopra, Rugova a Pristina Ancora proteste in piazza a Belgrado Picchiati otto attivisti dell'opposizione
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