Le battaglie di Laura di Maria Laura Rodotà

Le battaglie di Laura ft$j|lf tlMlfi:ÙNA 5TUfSòSA COH LA PASSIONE DEtlàmUXCA Le battaglie di Laura Pennacchi-story da Potop al governo personaggio Maria Laura Rodotà SE passate qualche ora con Laura Pennacchi, stimata sottosegretaria al Tesoro dimissionaria, rompendole l'anima perché vi racconti la sua vita, imparerete molte cose. Che Pennacchi stessa, nota come Signorina Tietmeyer per il suo rigore, è uno straordinario esempio di italiana importante, fuori dagli schemi del caterpillar in carriera e della squinzia frou frou. Che ha fatto mille cose pregevoli (dalla riforma delle pensioni allo studio del clarinetto) e altre ne minaccia; specie ora che intende lavorare al suo partito, i Ds, su cosette non da poco come «la possibilità di conciliare crescita economica e nuovo welfare». E che per questo, nonostante la sua ritrosia, probabilmente di Pennacchi si riparlerà molto e presto. Se lo augurano svariati passanti aggiornati che si fermano al suo tavolino di un bar a piazza Navona; si congratulano per il suo operato, si lamentano dei Ds, dicono cose tremende sul nuovo ministro del Tesoro Giuliano Amato, si dispiacciono perché ha lasciato. Quando se ne vanno, lei spiega: «Lavori ne ho lasciati tanti, tutte le volte che sentivo di dover fare altro. Il mio motto è "rigore analitico", ma sono sempre stata una ribelle». DA LATINA A LUKACS Una rigorosa ribelle con biografia fuori dal comune. E' nata nel 1948 in una famiglia poverissima di Latina: sette figli in tre stanze, papà operaio e mamma veneta che faceva la fame per far studiare tutti. Andava (benissimo) a scuola con i vestiti smessi dati dalle suore di San Vincenzo. Per vedere Topo Gi- gio e Mago Zurli alla tv di un'amica ricca, le faceva tutti i compiti, imitando la calligrafia. Poi «a diciassette anni sono rimasta incinta, ho sposato il mio professore di filosofia, ho finito la seconda liceo classico e a settembre ho dato la maturità. A novembre è nata Francesca. Poi siamo andati a vivere a Roma, senza una lira. Studiavo filosofia. Dopo diciotto mesi è nato Emanuele. Comunque, mi sono laureata in anticipo. Anche grazie a mia madre». Che le tenne i bambini mentre lei, con una borsa di studio, andava a Budapest a cercare Gyorgy Lukacs su cui faceva la tesi: «Al ministero della Cultura mi dissero che non era in Ungheria. Degli studenti mi aiutarono a trovare il suo indirizzo. Mi feci coraggio e andai a suonare alla sua porta. Era molto vecchio, gentile; per due settimane rivide con me la mia tesi». POTOP I PCI Dopo la laurea, neanche a dirlo, Pennacchi lascia perdere la filosofia. «Volevo conoscere l'economia, avere strumenti tecnici; non amavo le critiche ideologiche e parolaie dell'epoca». Che era quella sessantottina; ma dopo un po' lei lasciò perdere anche Potere operaio: «Al congresso del '72, quando ci diedero un tesserino con su stampato un mitra». E andò all'ufficio studi dell'Eni. Ma quando stava per diventare dirigente, decise un'altra volta di mollare tutto e di andare al Cespe, il centro studi economici del Pei: «Una scelta di vita con un po' di senso di estraneità. Non ero comunista, non amavo il compromesso storico, stavo conoscendo la cultura liberale anglosassone. Ma volevo impegnarmi. Certo, di colpo guadagnai la metà, e giusto allora mi stavo separando, con due bambini piccoli». Una situazione ottimale, che permetterebbe a chiunque di diventare direttore del Cespe, studiare in Inghilterra e negli Usa, fare la responsabile delle politiche sociali del Pds; e, nel '94, di diventare deputata per caso. CIAMPI MON AMOUR Durante il governo Dini, Pennacchi si è data un gran da fare nel gruppo informale che lavorava alla riforma delle pensioni. E con la vittoria dell'Ulivo nel '96, è andata al Tesoro con Ciampi. Ed è felicissima di parlarne, nonstop: «E' sobrio e audace, ascolta le idee degli altri, aveva capito che per fare una politica del rigore bisognava dare un messaggio ai cittadini: lottare contro gli sprechi, abolire privilegi, non favorire più i redditi da capitale a danno di quelli dei lavoratori dipendenti». Inoltre, il "compagno Ciampi" apprezzava platealmente la sottosegretaria che puntualizzava su tutto, e la sfotteva nei momenti tesi delle riunioni: L'onorevole Pennacchi, vedete, è molto diligente». La ragazza dell'Agro Pontino era diventata la signorina Tietmayer, più pignola dell'ex capo della Bundesbank. E cosi in sintonia col suo ex governatore ha preferito andarsene poco dopo l'elezione al Quirinale. FRATELLI B SORELLE Un'elezione, comunque, da festeggiare con brindisi e scherzi goliardici alle amiche di Emily» List, il gruppo che ha fondato con altre per sostenere le candidate donne. «Meno male che facciamo scherzi. Ho una vita dura, ho bisogno di alle¬ gria, e con le donne ci diverte di più». Trovando il tempo: ha un compagno, l'ex sindacalista Giacinto Militello, un figlio archeologo e una figlia esperta di psicomotoria, e sei fratelli. C'è il preferito, Antonio, «operaio e scrittore di romanzi bellissimi come "Mammut" e "Palude"»; e il polemico, Gianni, inviato del «Giornale» che si lamentò «ho una sorella al governo e non mi dà neanche il suo cellulare». E c'ò la fatica di Pennacchi Laura da Latina, che ha passato la vita a studiare, lavorare e reinventarsi e non si vergogna delle sue insicurezze di donna che cambia spesso: «Mi sento un'apolide, la mia canzone è "Nostra patria è il mondo intero", anche se poi mi sento un'estranea ovunque. Ho bisogno di essere brava, ho sempre paura di essere inadeguata». Per fortuna, ora va in vacanza. A Simi, isola greca bellissima e faticosa, una sola strada asfaltata e migliaia di scalini. Finché non deciderà di cambiare isola, le piacerà. L'ex sottosegretaria: «A diciassette anni rimasi incinta però finii gli studi Ciampi? Un audace che sa ascoltare Io ricomincio dai Ds» A destra l'ex sottosegretaria Laura Pennacchi, sotto il mago Zurli con Topo Gigio allo Zecchino d'Oro

Luoghi citati: Agro Pontino, Budapest, Inghilterra, Latina, Roma, Ungheria, Usa