Nuove Br, indagini a livello nazionale di Giovanni Bianconi

Nuove Br, indagini a livello nazionale Nuove Br, indagini a livello nazionale Accordo tra i sette pm per coordinarsi Giovanni Bianconi ROMA Le indagini sulle nuove Br saranno coordinate a livello nazionale dagli stessi magistrati che le conducono dalle diverse Procure, per avere una visione unitaria del fenomeno ed evitare che vadano disperse informazioni che potrebbero rivelarsi utili. L'hanno deciso ieri i pm di sette città, titolari di inchieste sul terrorismo rosso, durante un incontro di tre ore svoltosi nell'ufficio del procuratore di Roma Salvatore Vecchione. C'erano i magistrati di Venezia (Cassoni, Napoli (Marmo), Torino (Dodero) Torino (Dodero), Firenze (Fleury), Pordenone (Labozzetta), e Verona (Papalia), oltre ai romani Ormanni, Ionta, Salvi e Saviotti. Proprio l procuratore di Verona Papalia, n un'intervista per Intorno al giallo di Tmc, avverte che ci sono tutti i presupposti perché le Br tornino a colpire. «Si può pensare spiega - che ci siano due campagne terroristiche in corso; una portata avanti dal gruppo che opera a Roma contro la cosiddetta società corporativa, l'altra, unti-Nato, condotta dai gruppi che operano nel Nord-est». Nella riunione di ieri, durata circa tre ore, è emer l ii sa la convinzione che esista una struttura organizzativa centrale delle Br-pcc che hanno firmato l'omicidio di D'Automi. Il problema è risalire ai collegamenti tra questo gruppo e le altre sigle che sono comparse qua e là negli ultimi anni, dai Nuclei comunisti combattenti ai Nuclei territoriali antimperialisti. Il coordinamento delle indagini è uno dei punti su cui maggiormente insiste la relazione sul delitto D'Automi presentata dal presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino, discussa ieri a palazzo San Maculo. Il documento propone di riprendere l'esperienza dei pool anti-terrorismo maturata negli «anni di piombo» dando se neces sario la competenza per questi reati alle Direzioni antimafia, affidando il coordinamento alla Superprocura. L'idea nasce dalla convinzione che mentre sul piano dell'analisi e àe\Y intelligence le strutture investigative hanno funzionato a dovere, qualcosa è mancato sul piano dell'iniziativa giudiziaria, nel coordinamento. Tra le ipotesi avanzate da Pellegrino c è anche quella di un inquietante tentativo di «assegnare un ruolo eversivo alla diffusa cultura pacifista del nostro Paese». Dietro questo disegno ci potrebbe essere «un tentativo revanscista di vecchi apparati segreti dei Paesi ex-comunisti, per indebolire per indebolire l'Italia agli occhi dei suoi alleati, creare tensioni interne, far circolare veleni favorevoli ai vecchi equilibri di Yalta... In tale prospettiva la scelta dei tempi per portare a compimento l'assassinio D'Antona, che ha suscitato perplessità, troverebbe una sua giustificazione nella fase politica densa di tensioni anche interne, indotte dal conflitto NatoSerbia». Se le Procure che indagano sulle nuove Br hanno deciso di muoversi con un continuo scambio di informazioni e idee (prossimo vertice dopo le ferie), la relazione Pellegrino propone che missione stragi «as no propone che anche la commissione stragi «assuma moduli operativi diversi, utilizzando consolidate esperiense della commissione antimafia, al fine di seguire nell'intero territorio nazionale l'evoluzione delle indagini, nella prospettiva di uno scambio fecondo di informazioni e dei risultati di analisi». Quanto all'idea di rivedere i benefici carcerari agli ex-Br, un ex-irridicibilc come Serghetti, che fece parte del commando di via Fani che rapì Aldo Moro, ribatte: «Non si possono fare minacce di restringimento dei benefici previsti dalla legge; a chi vuole le abiure alla Giordano Bruno e i roghi dico che forse è il caldo dell'estate a far fare certe affermazioni». II procuratore Guido Papalia Per il procuratore veronese Papalia «Ci sono tutti i presupposti perché tornino a colpire»