D' Antoni contro D' Alema di Fabio Martini

D' Antoni contro D' Alema D' Antoni contro D' Alema Domani il segretario della Cgil «sfiderà» il capo del governo all'assemblea dei delegati a Milano E Cofferati ha un 'arma in più: l'aumento degli iscritti Fabio Martini ROMA Per il momento Sergio Cofferati nicchia, smorza, tiene per sé malumore che gli provoca quasi ogni giorno il presidente del Consiglio. Anche ieri il leader della Cgil ha ripetuto per l'ennesima volta che eventuali correzioni al sistema previdenziale potranno avvenire «soltanto nel 2001 », ma non ha voluto replicare alla più insidiosa delle argomentazioni di Massimo D'Alema: «Non dobbiamo stupirci se le nuove generazioni non si iscrivono al sindacato...». Come dire: i veri conservatori in questo Paese sono i sindacati, ergo anche Sergio Cofferati è un conservatore. Un sillogismo inaccettabile per il segretario della Cgil che ha già intuito il prossimo argomento della «propaganda» governativa: a forza di conservare, voi sindacati aprite la strada alla rivincita elettorale del Polo. Ma Cofferati sa che la partita con il governo si preannuncia lunga e anche per questo motivo si è tenuto per sé i dati - ufficiosi ma sorprendenti - sulle iscrizioni alla Cgil nel primo sernestre dell'anno in corso. Dopo l'inversione di tendenza del 1998 - per la prima volta dopo un ventennio gli iscritti «attivi» erano in aumento - nei primi mesi del 1999 quasi tutte le categorie e quasi tutte le regioni sono già arriva- te al 90 per cento degli iscritti, in qualche caso hanno raggiunto il 100 per 100, un trend che lascia immaginare a fine anno un nuovo aumento dei tesserati Cgil, anche tra i giovani. E così, in vista di una battaglia che rischia di diventare esiziale per chi dovesse perderla, il segretario della Cgil per ora non soffia sul fuoco della polemica, ma non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire la ghiotta occasione che gli sarà offerta per lanciare la sfida a Massimo D'Alema: l'assemblea dei delegati congressuali ds in programma domani a Milano. Cofferati, che con un po' di civetteria parlerà come delegato congressuale ds, ha deciso di non impelagarsi nelle polemiche di questi giorni ma di volare alto, di parlare del «riformismo necessario» alla sinistra italiana. Un discorso impegnativo quello che pronuncerà Cofferati a Milano anche per un motivo: in queste settimane la cosa che più ha infastidito il segretario della Cgil è stato il tono usato da D Alema nei confronti della Cgil, atteggiamento culminato nella famosa frase pronunciata a Buenos Aires sul fatto che alla fine «il dottor Cofferati» si sarebbe lasciato convincere. E intanto a rendere più complicato il tragitto del governo c'è l'atteggiamento molto deciso assunto oramai da qualche settimana da Sergio D'Antoni che oembra aver scelto il ruolo di paladino anti-sinistra, in vista di una sua possibile leadership politica in ambito popolare. Anche ieri il segretario della Cisl ha replicato con un certo vigore al presidente del Consiglio: «Quello che ha detto a Napoli sui 400.000 miliardi al Sud è una spaventosa caduta di stile, questi annunci faraonici sono degni della prima Repubblica!». E ancora: sposando la proposta di Cofferati di varare per decreto le leggi di controllo sugli scioperi, per D'Antoni «il governo lavora per dividere il sindacato, per creare un clima antisindacale» E nel ruolo che si è ritagliato D'Antoni non si lascia sfuggire l'occasione per sparare a zero sul feeling governo-Cgil in merito alla proposta di Cofferati di varare un decreto legge con nuove regole per gli scioperi nei trasporti pubblici essenziali. Dice D'Antoni: «D'Alema ha scoperto che c'è un sindacato responsabile - la Cgil - ed uno che non lo è, cioè noi. Si vede che D'Alema ha convinto il dottor Cofferati. Dopo aver tanto letto del duello tra loro, si vede che alla fine hanno fatto la pace». E intanto, sulla questione essenziale - la riforma del Welfare e del sistema previdenziale - il governo continua ad oscillare tra le forti dichiarazioni programmatiche di D'Alema e le messe a punto dei suoi ministri. Due giorni fa, nel suo discorso napoletano, il presidente del Consiglio aveva detto che la sinistra sarà sconfitta se non avrà il «coraggio di fare la riforma dello Stato sociale e delle pensioni», ma ieri il ministro del Lavoro Cesare Salvi ha spiegato che «la riforma previdenziale è stata già fatta», che la verifica sugli andamenti sarà fatta nel 2001, che «il tema della riforma del Welfare è nel Dpef, ma il problema non sono le pensioni» ed anzi «è sbagliato dal punto di vista del contenuto porre al centro della discussione il problema delle pensioni», e non ci sono «drammi previdenziali alle porte». Una foto d'archivio di Massimo D'Alema e Sergio D'Antoni

Luoghi citati: Buenos Aires, Milano, Napoli, Roma