Il risentimento dei mullah di Barbara Spinelli

Il risentimento dei mullah Il risentimento dei mullah «La modernità è il Grande Satana» dalla prima Barbara Spinelli MA posso assicurarglielo: conosco abbastanza bene l'Iran, l'Afghanistan, tanti mi hanno confidato che la loro lotta è analoga a quella che noi abbiamo condotto per i diritti in questione. Diritti che sono universali, proprio come l'algebra, inventata dagli arabi, è scienza universale». Dunque adesso il clero di Khamenei reagisce alle aperture di Khatami con mosse anti-occidentali? «Ha già reagito così, in autunno, facendo assassinare numerosi intellettuali e scrittori. Poi, in questi ultimi tempi, c'è stata la condanna all'impiccagione di 13 ebrei, che probabilmente non hanno nulla a che vedere con le accuse di spionaggio filo-israeliano che vengono-loro mosse. C'è stata un'esacerbazione stata unesacerbazione brutale, negli ultimi tempi, cuTsTe"aggiùnta la cliiusura di giornali liberali, fino a quando le università sono esplose. Gli studenti infatti non sono come il clero, non mettono a raffronto l'oggi con gli inizi gloriosi della rivoluzione del '79. La gran maggioranza dei giovani è nata dopo il '79, e l'unico paragone che essi fanno è tra la propria condizione e quella del mondo circostante, a cominciare dal mondo americano tanto demonizzato. Questa esacerbazione è certo dovuta ai tentativi riformatori di Khatami, ma non solo. E' dovuta anche, in misura ancora non del tutto visibile, alla vittoria militare che gli Occidentali hanno consegui dentali hanno conseguito in Kosovo, a giugno, contro le guerre razziali di Milosevic. Sia pure tardiva, la determinazione con cui americani ed europei sono intervenuti a fianco degli albanesi, ha contribuito a spuntare non pochi argomenti anti-occidentali, tra i musulmani e nell'Iran stesso. Se non avessimo fatto questa guerra, se avessimo abbandonato prima i bosniaci e poi gli albanesi musulmani, il risentimento dell'Islam si sarebbe dilatato oltre il credibile. Nessuno ci avrebbe più preso sul serio: da Karachi al Cairo a Algeri. Allora veramente sarebbe stato arduo credere che i diritti dell'uomo siano un'idea universale, non riservata alla stirpi cristiane d'Europa. La Turchia stessa vive da qualche anno nella persuasione di esser stata volutamente esclusa da quel 'club razziale e cristiano' che è l'Unione Europea. E' assai importante che Iran e Islam vedano quel che invece è accaduto; per la prima volta dal Medio Evo, l'Europa ha definito in Kosovo una visione del mondo che non si fonda sull'esclusione né degli ebrei né dei musulmani, ma che al contrario li incorpora. E' straordinario come la sinistra occidentale sia cieca, di fronte a simile metamorfosi nel nostro rapporto con l'Islam: a una metamorfosi che forse potrà consentire di nuovo un dialogo da pari a pari, fra civiltà occidentale e l'Iran in prima linea. La rivoluzione democratica potrà certo essere bloccata, a Teheran. Io mi fido di Khatami, ma soltanto in parte e non sempre. Però il movimento degli studenti non è qualcosa che si possa cancellare. E' ormai radicato nel Paese, non potrà che dare ulteriori frutti in futuro, e comunque a me pare che qualche forma di riavvicinamento, nel lungo termine, diverrà inevitabile. Sono state talmente catastrofiche e idiote le politiche dell'America e dell'Occidente in Iran, che un qualche ripensamento immagino ci sarà». Perché catastrofiche? «Perché gli americani si sono ossessivamente fissati sull'Iran, mostrando un'ostilità non necessariamente ingiustificata ma confusa, disordinata. Inoltre non hanno capito nulla, proprio nulla, di quel che accadde nel '79. Non hanno capito, innanzitutto, che il '79 non era solo una rivoluzione religiosa. Era il primo tentativo, da parte di Teheran, di prendere in mano il proprio destino, di acquisire lo statuto di una potenza non asservita dalle compagnie petrolifere prima russe, poi inglesi, poi tedesche, e per finire americane. L'Iran non era colonizzata apertamente - come Algeri, o l'India, o l'Uzbekistan, o l'Azerbaigian. La nazione fu sempre usata come serbatoio di ricchezze e come strada per l'Oceano Indiano, in particolare dopo quell'autentico sconvolgimento storico che fu - nel 1912 - la decisione della marina inglese di non usare più il carbone bensì il petrolio. L'Iran era vittima di un più subdolo vassallag¬ gio, e l'umiliazione è stata quasi sempre atroce: perché è molto più difficile liberarsi, quando non sei una effettiva colonia. Basti pensare all'eliminazione del primo ministro Mossadeq, che aveva nazionalizzato il petrolio nel '51, e al colpo di Stato organizzato da Washington successivamente. Lo scià Reza Pahlevi tentò di surrogare le proprie responsabilità con una frenesia di nazionalismo esasperato, ma la macchia dell'umiliazione, che gravava ormai sul suo regime, non potè mai esser cancellata». Dopo di che ò scoppiata la rivoluzione integralista-indipendentista eli Khomeini, e le amministrazioni Usa, sorprese, indignate, hanno cominciato una strategia il più delle volte fallimentare. «Il primo sbaglio, enorme, lo ha compiuto il regime di Khomeini: quando ha sfidato aperta¬ mente l'Arabia Saudita, e si è candidato come unico inconfutabile rappresentante dell'Islam. E' a quel punto che le amministrazioni Usa hanno cominciato le loro strategie di contenimento folle, alzando dighe intorno a Teheran e appoggiando i regimi più conservatori, più crudeli, spesso infinitamente più integralisti dell'Iran stesso. Hanno coscientemente rafforzato l'Islam più conservatore in Arabia Saudita, ben sapendo che unico scopo di Riad era di abbattere l'Iran e di motivo per cui la guerra del Golfo è finita così insanamente, ipocritamente, salvando Saddam Hussein che doveva continuare a servire come pedina contro Teheran». Ma gli europei non si sono comportati meglio, con la loro politica del dialogo costruttivo. «Questo è vero, e lo si è constatato nel caso Rushdie. Gli ambasciatori in modo speciale hanno miseramente fallito la propria missione. Le opinioni pubbliche in Europa erano indignate per la condanna a morte dello scrit- «isiml''2npcpmdglecsqd tore, ma loro non si sono mai preoccupati di raccontare ai propri interlocutori come \afatwah era risentita in Occidente. Un diplomatico che occulti questi fatti di società non conosce il proprio mestiere. Quanto all'Europa, molto si potrebbe dire ma l'essenziale secondo me è questo: è auspicabile che essa prenda in mano il suo destino,una buona volta. Che non si comporti sempre come vassalla magari litigiosa, magari momentaneamente riottosa, degli Stati Uniti. Che parli in nome proprio, e non si occupi esclusivamente degli interessi commerciali. Che abbia invece l'ambizione di rappresentare qualcosa, nel mondo: un progetto in cui credere e per cui battersi, un insieme di valori, una civilizzazione». Lei per primo parlò, a suo tempo in una conferenza di Medici del Mondo sull'Afghanistan, di Fascismo Verde. E' una formula convincente: indica che i totalitarismi non sono finiti, dopo quello nazista e comunista. «Parlai di fascismo perché gli islamismi radicali somigliano immensamente al fascismo che l'Europa conobbe negli anni '20. Anche il fascismo europeo nacque dalla disperazione del primo dopoguerra, dalla disoccupazione, dallo sradicamento, per la prima volta, di imponenti masse di contadini scaraventati d'improvviso nelle strade delle grandi città. Ripelo: si accenna i continuo allo scontro frontale fra civilizzazioni ma quel che ci separa dall'Iran o dal Fascismo Verde sono appena cinquant'anni di storia. La crisi della modernità può produrre effetti analoghi - in termini di risentimento, di antioccidentalismo - in Europa come in Medio Oriente». Resta da capire come mai sia cosi difficile l'apertura iraniana. L'indipendenza è infine acquisita, sia pur sanguinosamente, e Tene- ran potrebbe parlare da pari a pari con il mondo esterno, attenuando il ressentiment. «Potrebbe di sicuro, ma per guarire da un così antico e radicato risentimento è necessario ben altro che una fierezza ritrovata, o una religione gelosamente custodita. Per guarire è necessario gettare finalmente uno sguardo profondo, impietoso, stilla decisiva svolta storica avvenuta in Persia dopo il '500. In quell'epoca l'Islam era al culmine del progresso, anche sociale. Era abitato da un immenso orgoglio, sentiva di aver raggiunto la perfezione, e precisamente questa certezza lo condusse al suicidio. E' avvenuto dopo la cacciata degli ebrei dalla Spagna nel 1492, e dopo il loro arrivo - innumerevole - a Salonicco. Nell'impero ottomano la tolleranza era naturalmente più vasta che nel cattolicesimo, ma gli ebrei portavano con sé qualcosa che i musulmani respinsero come diabolica: la stampa. In Europa già circolavano un milione di volumi, soprattutto Bibbie, ma il clero musulmano impedì - per quasi due secoli, per rispetto della parola sacra - di usare la stampa in caratteri arabi. Questo fu un primo passo verso il suicidio, seguito dal secondo clic avvenne quando i portoghesi giunsero con le caravelle in Giappone. Il Giappone si accorse della novità tecnica rappresentata dalle caravelle, mentre i turchi, la Persia e in genere il potere musulmano vide le caravelle e non ne trasse conclusione alcuna. Il destino dell'Islam è stranamente parallelo a quello cinese. Ancne in Cina regnava un orgoglio smisurato, che poi degenerò in risentimento quando il ruolo occidentale si accrebbe. Ne nacque la guerra dei Boxer, che ha somiglianze impressionanti con i tumulti dell'Islam integralista: stessa demonizzazione dell'Occidente, stessa fuga dalle proprie responsabilità. E' questa fuga che secondo me dovrebbe un giorno finire. Ormai esistono Te condizioni per parlare con l'Occidente da po tenza a potenza.su un piano di eguaglianza. Ormai esistono le condizioni perché l'antica Persia prenda sul serio in mano il proprio destino, e si assuma la responsabilità di ridivenire nazione storica». LA RE AZIONE CRUDELE DELLA TEOCRAZIA ASSEDIATA Lo scià Reza Palliavi prima di abdicare. A lato, la storica foto dell'arrivo a Teheran di Khomeini sull'Air France proveniente da Parigi «Il vento riformista nell'Islam radicale ha subito una formidabile spinta dalla guerra della Nato in Kosovo dove l'Occidente è intervenuto in difesa di genti musulmane» Il segretario di Stato Usa Henry Kissinger (a sinistra): per lui l'Iran rappresentava una pedina importante nella politica del «doppio contenimento». Nella foto a destra il primo ministro iraniano Mossadeq, eliminato dagli americani perché aveva nazionalizzato il petrolio nel 1951 Ali Khamenei, leader dell'ala dura del regime iraniano guida i conservatori contestati dagli universitari che a Kabul si installassero i talebani, anch'essi finanziati dall'Arabia Saudita col consenso Usa: inutile dire che l'integralismo telebano è ben più efferato di quello iraniano. Infine hanno applicato - verso il feroce regime di Saddam Hussein - quello che Kissinger ha chiamato il 'doppio contenimento'. E' il motivo per cui l'Occidente ha sostenuto l'Iraq, nella guerra con l'Iran. E' il motivo per cui la Golfo è finita così legittimare i propri governi con la massima rigidità religiosa. Hanno accettato che Riad finanziasse vari terrorismi, tra cui il Jihàd algerino. Sul fronte afghano, hanno appoggiato il Pakistan e permesso che a Kabul si tppedfpr «Respingono la Dichiarazione dei diritti dell'uomo come estranea alla loro civiltà. Ma noi per arrivarci abbiamo dovuto lottare cinque secoli» «La maggior parte degli studenti che sfilavano in piazza è nata dopo la rivoluzione del 79 e l'unico paragone che fanno è con il modello americano» «Molti in Iran mi hanno confidato che la loro lotta è combattuta in nome degli stessi diritti umani che sono universali come l'algebra»