Gelo diplomatico tra Roma e Teheran di Maurizio Molinari

Gelo diplomatico tra Roma e Teheran l'ambasciatore iraniano torna in patria per un mese «di vacanze estive già programmate» Gelo diplomatico tra Roma e Teheran «Ilgoverno islamico si aspettava maggiore solidarietà» Maurizio Molinari ROMA L'Iran non ha gradito le reazioni italiane ai disordini a Teheran. Sebbene nessun passo formale sia stato ancora compiuto verso Roma è stato l'ambasciore della Repubblica Islamica, Ali Ahani, a far presente questo disappunto in due conversazioni con il sottosegretario agli Esteri per il Medio Oriente, Valentino Martelli, e durante una cena con alcuni parlamentari nella sede diplomatica in Via Nomentana. Abile feluca già titolare dell'ambasciata a Parigi, Ali Ahani non ha mai ecceduto nei toni ma ha tenuto a far presente che Teheran si sarebbe aspettata un'attenzione differente da parte del primo paese europeo che ha accolto in visita il presidente, Mohammad Khatami. I molivi del disappunto di Teheran sono due: il contenuto della reazione del governo italiano e le manifestazioni di protesta davanti all'ambasciata. Il senatore Roberto Napoli, presidente dell'Uniono Interparlamentare Italia-Iran, ha parlato a lungo martedì sera con Ali Ahani. «Teheran si aspettava qualcosa di diverso dal comunicato che chiedeva la fine delle violenze dice il senatore dcll'Udeur avrebbero proferito una dichiarazione di solidarietà por il governo e non solo di sostegno alla politica di riforme e soprattutto avrebbero gradito sostegno per l'opera di ristabilimento dell'ordine pubblico dopo i disordini», Al sottosegretario Valentino Martelli l'ambasciatore Ali Ahani ha espresso «stupore e sorpresa» per lo svolgimento davanti all'ambasciata di proteste dell'opposizione iraniana dei «Mojahedchn dei Popolo» e di partiti di governo come Democratici di Sinistra e Verdi. «Dite di essere solidali con Khatami ma poi permettete proteste contro di noi» si è sentito dire Martelli. Jas Gawronski (Forza Italia), presente alla cena, conferma: «Vedere politici italiani e oppositori iraniani fianco a fianco non è piaciuto a Teheran». Già in occasione della visita di Khatami in Italia l'Iran protestò perché erano state permesse manifestazioni dell'opposizione sostenute da una raccolta di centinaia di firme di deputati. Ed era poi stata registra- ta con uguale disappunto un'analoga manifestazione - sempre con Ds e Verdi - a sostegno dei 13 ebrei iraniani che rischiano la pena di morte perché accusati di «spionaggio». Il ruolo dei Ds è stato fra i principali motivi di «sorpresa» degli iraniani. «Il governo e noi tutti - spiega Martelli - siamo amici dell Iran, impegnati a favorire la politica di riforme del presidente Khatami ma l'Italia è un paese democratico dove la gente dice quello che pensa e nessuno può impedire a rappresentanti politici di parlare o manifestare». «Il disappunto iraniano per le reazioni italiane aggiunge Roberto Napoli - nasce dal fatto che non comprendono alcuni aspetti del nostro sistema democratico». Ieri l'ambasciatore Ali Ahani è volato a Teheran per un mese di «programmate vacanze estive» ma l'atmosfera fra i due paesi è lungi dall'essere distesa. «Nessun paese dell'Unione Europea potrebbe mai tollerare l'eventuale impiccagione degli studenti» avverte Martelli. «Non so se sono vere le voci sulle impiccagioni - incalza il segretario della Quercia, Walter Veltroni - ma la domanda di democrazia che viene dagli studenti iraniani non può rimanere senza risposta, sono sorpreso dall'assordante silenzio di forze politiche, governo, istituzioni» perché «la difesa dei diritti civili non può essere a intermittenza». Le «incompresioni» fra Roma e Teheran fanno crescere la preoccupazione nel mondo economico. Il prossimo 21 luglio una riunione alla Confindustria esaminerà il caso che fa temere un nuovo colpo alle nostre esportazioni dopo quello già subito a causa della vicenda Ocalan nei rapporti con la Turchia. L'Italia è fra i princi- ?ali partner commerciali deiIran e l'interscambio annuo ammonta a 2.802 miliardi di lire. Quindici fra le maggiori imprese nazionali investono nella Repubblica Islamica e i recenti viaggi a Teheran di ministri italiani hanno iniziato ad aprire quel mercato anche alla piccola e media industria. Non a caso il ministro del Commercio Estero Piero Fassino - complice un lungo viaggio nei Balcani - ha scelto un profilo molto prudente sin dall'inizio dei disordini. imi Hill