«Troppi ex Br non pentiti liberi» di Giovanni Bianconi

«Troppi ex Br non pentiti liberi» La relazione del presidente della commissione Stragi dopo le indagini sul delitto D'Antona «Troppi ex Br non pentiti liberi» Pellegrino: tagli ai benefici carcerari Giovanni Bianconi ROMA Troppi ex-brigatisti sono in circolazione, fuori dalle galere, pur essendo rimasti ufficialmente <arriducibib». E allora, dopo il delitto D'Antona, «pur nel rispetto dell'autonomia dell'autorità giudiziaria, potrebbe forse apparire opportuna una revisione dei benefici carcerari di cui, secondo quanto riferito alla commissione dal sottosegretario Sinisi, godono molti degli irriducibiU, poiché è indubitabile che nella nuova situazione determinata dalle attuali insorgenze l'irriducibilità è idonea in sé ad individuare un grado elevato di pericolosità sociale». Così scrive nella sua relazione sull'omicidio D'Antona Giovanni Pellegrino, presidente della commissione stragi, senatore ds, uomo di sinistra che da qualche anno naviga tra i misteri del terrorismo italiano. Il documento è stato consegnato all'ufficio di presidenza della commissione d'inchiesta, una bozza di lavoro che potrà essere modificata già dallo stesso ufficio di presidenza e poi, naturalmente, dal plenum. Sono trentaquattro pagine di approfondita analisi sull'assassinio del consigliere giuridico dell'ex ministro Bassolino alla luce dalla storia delle Br, scritte nel tentativo di intervenire prima che i neo-brigatisti tornino a colpire, che si concludono con alcune proposte; tra queste, la revisione dei benefici carcerari. In sostanza il senatore ds propone un riesame, caso per caso, di tutti gli ex-br che godono del lavoroesterno o della semilibertà, per valutare il loro «grado di irriducibilità» e decidere, sulla base di esso, se confermare, ridurre o revocare i benefici. Pellegrino ricorda che 48 brigatisti «sono tuttora latitanti, e di questi(29 si trovano in Francia. Infine, ben.70 detenuti godono dei benefici della legge penitenziaria, e. tra questi, 'non pochi sono gli irriducibili', tra cui pluriomicidi e noti terroristi professionali». A fornire questi dati alla commissione è stato il sottosegretario all'Interno Giannicola.Smi- si, e il presidente li lega alle reticenze e agli angoli ancora bui nella storia del terrorismo rosso. «In una prospettiva più ampia - scrive Pellegrino - la commissione non può non rilevare come, anche a protagonisti di fasi anteriori della complessiva vicenda br, benefici carcerari siano stati con larghezza assegnati pur in presenza di palesi limiti nel ripensamento critico del proprio passato, chiaramente evidenti nel rifiuto di apporti collaborativi ulteriori, sia con l'autorità giudiziaria inquirente sia con la stessa commissione». Il presidente si riferisce, fra gb altri, a quei br con ruoli di primo piano nel caso Moro che si sono rifiutati di rispondere alla conimissione stragi. I loro «apporti», accusa Pellegrino, «sarebbero utilissimi oggi nel contrastare le nuove insorgenze, e invece vengono rifiutati da protagonisti di quel fosco passato che, dalle ribalte con troppa generosità offerte loro dai media, assumono inaccettabili atteggiamenti di sufficienza, affermando che null'altro hanno da due perché tutto è già noto, quando invece ne è evidente a volte la reticenza, a volte l'attitudine a una persistente menzogna». Pellegrino cita il caso di Bonisoli e Azzolini (ufficialmente dissociati), i quali negano che il comitato esecutivo delle Br si sia riunito a Firenze durante i 55 giorni in un base ancora sconosciuta, circostanza riferita Moretti e Morucci: «Azzolini e Bonisoh mentono, e c'è da chiedersi perché». Nella sua relazione Pellegrino sostiene che c'è un filo di continuità tra i brigatisti che hanno ucciso D'Antona e l'ala militarista delle Br-pcc. «Appare in ogni caso certo - scrive - che, soprattutto con riguardo alla fase finale della loro esperienza, la storia delle br non sia ancora pienamente conosciuta; un rilievo che si accentua con specifico riferimento alle vicende del brigatismo toscano dal dòpo Moro in poi». Di fronte al ritorno all'omicidio, aggiunge il presidente, questo «deficit di conoscenza» va superato «nella certezza che i fantasmi del passato probabilmente ritornano se con quel passato i conti non si sono fatti davvero fino in fondo». Nelle sue conclusioni Pellegrino propone che le indagini anti-terrorismo siano coordinate tra le varie Procure, se necessario affidandole alle Direzioni distrettuali antimafia e con l'intervento della Superprocura. Più in generale, ritiene che la legislazione attuale sia sufficiente a fronteggiare anche il nuovo terrorismo: «Non c'è bisogno di leggi eccezionali. Una democrazia contrasta il terrorismo con le leggi vigenti, nel rispetto delle garanzie e dei diritti individuali. Ha diritto però di chiedere che le leggi vigenti siano puntualmente applicate, senza indulgenza, con l'impegno dovuto, perché è evidente d pericolo di ogni forma di sottovalutazione». non c'è fkÌMa\ affatto bisogno dileggi eccezionali Una democrazia contrasta il terrorismo con le leggi vigenti nel rispetto dellegaranzie e dei diritti individuali m y 66 Troppi di loro si sono sempre rifiutati di rispondere alle nostre domande A volte sono reticenti a volte mentono dicendo di non sapere nulla i il senatore Giovanni Pellegrino

Luoghi citati: Firenze, Francia, Roma