Gli Usa "Ingerenze? Un'idiozia" di Andrea Di Robilant

Gli Usa "Ingerenze? Un'idiozia" Gli Usa "Ingerenze? Un'idiozia" «Ingerenze? Un'idiozia» Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON. La Casa Bianca è incerta, preoccupata e soprattutto impotente. Segue gli sviluppi in Iran senza avere una linea chiara. E preferisce limitare i suoi commenti per paura che anche solo una sfumatura nelle parole possa essere strumentalizzate dal regime e spinga gli avvenimenti nella direzione sbagliata. Ieri l'Amministrazione ha preso atto che le autorità hanno soffocato la protesta degli studenti, almeno per il momento. Ma dietro le quinte l'impressione è che la situazione debba ancora evolvere. «Cerchiamo di seguire la vicenda il più attentamente possibile - dice Jamie Rubin, portavoce del dipartimento di Stato - anche se in assenza di un'ambasciata non riusciamo a farlo come vorremmo». La Casa Bianca teme che le sue caute reazioni iniziali siano state distorte dal regime al fine di giustificare più facilmente la violenta repressione delle ultime 24 ore. Alcune fonti sostengono anche che le manifestazioni sono state infiltrate allo scopo di radicali zza ri e «Non c'è molto da fare in queste circostanze», dice rassegnato un esponente dell'Amministrazione. «Non ci rimane che aspettare e vedere». Dall'anno scorso gli americani hanno ingaggiato un cauto dialogo a distanza con il Presidente Khatami nel tentativo di mostrare il loro sostegno alla sua politica di riforme in Iran, ma senza appoggiarlo apertamente per paura di indebolire la sua posizione e di ottenere un risultato controproducente. «Ogni volta che apriamo boccia», dice la stessa fonte, «i sostenitori della linea dura insistono- che è la prova della nostra ingerenza negli affari dell'Iran». Ieri il portavoce Rubin ha escluso che gli Stati Uniti abbiano in qualche modo incoraggiato la protesta degli studenti: «E un'assoluta idiozia. Non c'è alcuna ingerenza americana negli affari iraniani. Non siamo d'accordo su alcune politiche del regime, ma non abbiamo nulla contro il regime in sé. I punti di divergenza sono noti: il terrorismo, la pace in Medio Oriente, la proliferazione di anni nucleari. E il nostro obiettivo di avviare un dialogo con Teheransulle questioni che ci preoccupano non e cambiato alla luce di quel che è successo nei giorni scorsi». Ma finora il progresso è stato deludente su almeno due dei tre punti. Solo l'opposizione a un accordo di pace in Medio Oriente è diminuita. E la posizione di Khatami, il presidente iraniano sul quale Washington - come tutte la capitali occidentali e prima fra tutte Roma - ha puntato, nel frattempo non si è rafforzata.

Persone citate: Jamie Rubin, Khatami

Luoghi citati: Iran, Medio Oriente, Roma, Stati Uniti, Washington