«Sbagliato liberare Fioravanti»

«Sbagliato liberare Fioravanti» L'ex capo del Nar: i giudici hanno deciso che possiamo lavorare «Sbagliato liberare Fioravanti» / familiari delle vittime di Bologna: sono stragisti ROMA «Noi ci atteniamo all'applicazione della legge, ma sul fatto che in questo caso la legge sia stata applicata bene abbiamo riserve»: la messa in semilibertà di Giusva Fioravanti, neofascista pluriergastolano condannato anche per la bomba alla stazione Centrale di Bologna (che causò la morte di 85 persone e il ferimento di altro 200) ma sempre proclamatosi estraneo a quella strage, viene criticata dall'Associazione dei familiari dello vittime. «Noi riteniamo che due persone - spiega Paolo Bolognesi, presidente della stessa associazione, riferendosi anche alla moglie di Fioravanti, Francesca Mambro - le quali hanno cercato in carcero di depistare le indagini per ottenere la libertà, è come se avessero tentato di segare le sbarre. Perciò non si può applicare il beneficio di legge per la buona condotta». «Inoltre - continua Bolognesi -, passando a un aspetto più generale, siamo del parere che questo genere di favore non dovrebbe essere applicato nel caso delle stragi, poiché si tratta di delitti contro l'umanità». Nessuna iniziativa è comunque prevista da parte dell'Associazione contro la decisione dei giudici, anche se del fatto se ne parlerà il prossimo due agosto, durante la commemorazione del diciannovesimo anniversario della strage. Fioravanti ha replicato: «Io e Francesca siamo talmente rispettosi della magistratura che siamo stati costretti ad accettare una sentenza totalmente ingiusta. E l'abbiamo accettata, non dico di buon grado, ma con dignità. Ovviamente accettiamo altre sentenze di altri magistrati egualmente preparati come quelli di Bologna, che hanno deciso cho noi possiamo venire a lavorare qui». Di fatto, Fioravanti avrà la possibilità di lavorare per l'associazione «Nessuno tocchi Caino» dalle 9 alle 19 di tutti i giorni, curando un sito Internet contro la pena di morte. Ai due coniugi è stato concesso di poter restare soli durante le due ore della pausa pranzo, dalle 13 alle 15. «Cerchiamo di nasconderci in qualche vicolo e lì mangiamo un pezzo di pizza, o pane e pomodoro», ha raccontato ieri. Fioravanti non nasconde una «antica gratitudine» per i radicali. «I radicali - afferma - furono i primi a schierarsi in nostra difesa al processo sulla strage di Bologna. Nell'841'allora segretario del partito, Giovanni Negri, ci difese pubblicamente e da allora è nato un rapporto di conoscenza e collaborazione. Con Pannella abbiamo un buon rapporto e anche qui conosco tutti, anche perché Francesca ci lavora da un anno e mezzo». Fioravanti ha anche commentato un'eventuale ripresa del terrorismo in Italia: «Il primo istinto sarebbe quello di arruolarmi per andarli a cercare. Non credo che abbia il minimo senso; spero che nessuno lo faccia; mi sembrerebbe assurdo. Se poi qualche malato mentale vuole farlo, avrà in me un fiero oppositore a tutto campo». [r. cri.] L'ex terrorista nero «Giusva» Fioravanti da poco ammesso al lavoro esterno

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