«L'esercito serbo caccerò Milosevic»

«L'esercito serbo caccerò Milosevic» Il comandante delle truppe Onu in Europa ospite dell'Aspen a Milano «L'esercito serbo caccerò Milosevic» Parola del generale Clark Maurizio Mollnari inviato a MILANO La Nato conta sul sostegno de militari serbi alle proteste d piazza dell'opposizione per fat cadere il presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic. Il comandante supremo del'e forze alleate in Europa, generale Wesley K. Clark, iritervendo ieri a un dibattito dell'Istituto di ricerca politica Aspen-Italia, ha espresso il proprio «incoraggiamento» al movimento di protesta in Jugoslavia assieme all'auspicio che «anche le forze armate e di sicurezza» si uniscano alla «forte richiesta popolare» di «far scontare a Milosevic le proprie responsabilità per quanto danno ha causato al suo popolo ed al suo Paese». «Milosevic deve essere processato per i crimini commessi in Kosovo davanti alla Corte dell'Aja - ha sottolineato Clark ma devono essere i serbi a scegliere per il loro Paese la via della democrazia». Il generale americano a capo della Nato in questi giorni è impegnato a sorvegliare l'applicazione degli accordi che hanno messo fine ai 78 giorni dell'«Operazione Forze Alleate» e ammette che «le difficoltà che incontriamo nel disarmo dell'Uck» potrebbero venire meno in caso di abbandono del potere a Belgrado da parte di Slobodan Milosevic, «Certo, è vero che nell'Uck c'è chi non rinuncia all'indipendenza del Kosovo e chi fa resistenza alla consegna delle armi - spiega Clark - ma queste difficoltà nascono dalla permanenza al potere di Milosevic» e dal conseguente timore dei kosovaro-albanesi che un giorno la repressione possa riprendere. Chiaro il messaggio che Clark lancia dalla sede dell'Assolombàrdà: «Sé Slobodan Milosevic se ne va, la $erbia, il Kosovo e tutto il rèsto sarà diverso». Fino a quando quésto non avverrà, «i rischi si moltiplicheranno». Ovvero: la stabilità dei Balcani passa per la caduta dell'uomo forte di Belgrado e il passaggio decisivo potrebbe arrivare quando i generali serbi decideranno di unirsi alle manifestazioni popolari guidate dai sindaci delle città governate dall'opposizione. Affiancato dal ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio, e dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Mario Arpino, Clark ha colto l'occasione per esprimere il suo «grazie all'Italia, ai suoi piloti e ai suoi soldati» per «l'impegno e la professionalità» dimostrata durante il conflitto. «L'Italia è stata la nostra portaerei ospitando aerei, radar, logistica, tutto quanto ci è servito per le operazioni - ha detto Clark - e avete degli ottimi soldati». Il dibattito - organizzato da Aspen e «Corriere della Sera» - è servito anche per fare il punto sul «cosa fare» per riequilibrare in seno all'Alleanza il contributo di Europa e Stati Uniti. «Durante la guerra in Kosovo l'intelligence che ha guidato l'offensiva aerea è stata pressoché tutta americana», ha osservato Clark, indicando agli alleati europei la necessità «di decidere e investire» per colmare anche altre vistose differenze, come nel caso dell'alta tecnologia e delle comunicazioni. Per Clark, Usa ed europei sono invece chiamati allo stesso modo a contribuire alla nascita di un sistema di difesa antimissile per far fronte alla «minaccia di chi tenta di dotarsi di armi di distruzione di massa» capaci di raggiungere l'Europa. «L'occasione per la svolta nella nostra politica militare è la nascita della difesa comune europea - ha osservato Scogna- miglio - che deve portare i partner dell'Ue a spendere meglio per la sicurezza, definendo dei parametri comuni, come si è fatto a Maastricht varando il progetto della moneta unica». Di questi parametri Scognamiglio ne indica due: la quota di investimento medio prò capite per ogni soldato (oggi pari a 323 milioni di lire negli Usa, contro i soli 133 milioni di lire in Europa); la percentuale dei Pil dedicata al budget della difesa, che in Italia è dell'uno per cento mentre la media europea è oltre il due per cento «Bisogna portare la spesa militare all'1,5 per cento del pil in un periodo di cinque anni» ha chiesto Scognamiglio, augurandosi che «grazie ai consensi eh mi giungono» un primo pasà d so venga già dalla prossima Finanziaria 1999. «La riforma delle forze --mate che porterà gli effettivi ua 280 mila a 200 mila, tutti professionisti, renderà indispensabile una graduale revisione del bilancio della difesa» ha concluso Scognamiglio. «Finché il presidente resterà al potere sarà difficile convincere l'Uck a rinunciare all'indipendenza» Il generale Wesley Clark comandante delle Forze Nato in Europa durante • il dibattito a Milano sui futuri requisiti per la sicurezza e la difesa dell'Europa