Ciampi a Berlino nel segno dell' Ue
Ciampi a Berlino nel segno dell' Ue Da ragazzo studiò in Germania, ora è il primo capo di Stato invitato nel nuovo Parlamento Ciampi a Berlino nel segno dell' Ue La «pace europea» tema del viaggio AldoCanul|o «Anima» e «identità» sono state le parole-chiave dei suoi primi discorsi da presidente. Per rivendicare le proprie, e percorrere a riiroso il suo itinerario di formazione politica e culturale, Carlo Azeglio Ciampi ha scelto per il primo viaggio italiano la sua città, Livorno, e per il primo viaggio all'estero - a parte la giornata nei campi profughi albanesi - quella che considera quasi una seconda patria, la Germania. «Non è una scelta casuale», ha spiegato il presidente ai consiglieri. Non e un caso che Ciampi scelga di tornare (domani) nella Berlino di nuovo capitale, primo capo di Stato straniero a varcare la soglia del Reichstag ridivenuto sede del Parlamento, nel cinquantesimo anniversario della Bundesrcpublik. Non è arbitraria la scelta di fare tappa a Krancoforte, la sede della Banca centrale europea, segno del progetto politico cui Ciampi ha dedicato gli ultimi anni. Né la decisione di tornare a Bonn, la città dove la diciannovenne matricola della Normale di Pisa venne per un mese e mezzo a perfezionare il tedesco, prima di proseguire gli studi a Lipsia. Era il 1939. «Eravamo un gruppo di ragazzi di mezza Europa - ama ricordare il presidente -. Leggevamo i classici della letteratura tedesca, facevamo sport, e parlavamo della tempesta imminente, della possibilità di ritrovarci su fronti avversi». Quel che accadde poi, Ciampi l'ha ricordato nei suoi primi viaggi da cupo dello Stato. A Bari ha rievocato l'imbarco per l'Albania. A Livorno ha ricordato, con gli occhi umidi, il ritorno «nelle caso semidistrutte dalle bombe». A Berlino sottolineerà «quel che rappresenta por un uomo della mia generazione» una Germania riunificata e pacificata. Il presidente approfondirà alcuni punti-chiavo del suo pensiero, innanzitutto il concetto di pace europea: «Aver costruito l'Uc ci ha salvati da una nuova guerra mondiale, che il conflitto dei Balcani avrebbe innescato se ci fossimo fermati al sistema degli Stati nazionali degli Anni SO». Ma il grado di integrazione raggiunto dall'Ue non è valso a impedire «l'orrore della pulizia etnica». Occorro andare oltre, ragiona Ciampi. Che riconoscerà ai tedeschi di aver compiuto il sacrificio più grande, rinunciando al inarco. «I prossimi passi riguarderanno la politica estera e la sicurezza - è la sua indicazione -, Gli Stati dell'Ile dovranno cedere quote di sovranità, nella prospettiva del governo europeo. Ma ciò non implica la rinuncia alle specificità nazionali». E' l'idea d'Europa che Ciampi delineò con Koh) nel '93, durante +premier: in Germania, ovviamente. Il capo dello Stato l'ha rievocata durante il pranzo con gli imprenditori trevigiani, mercoledì scorso: «A sorpresa, appena arrivato a Bonn volle vedermi von Wciszaecker, il presidente. Mi disse: "Ora che l'hanno chiamata a guidare il governo, sappiamo che l'Italia ce la farà". Sentii un brivido lungo la schiena. Poi il Cancelliere volle parlarmi a tu per tu. Gli dissi che dovevamo scegliere tra. due concezioni dell'Europa: quella a egemonia tedesca, e quella delle nazioni». Ma in questi giorni Ciampi ha riparlato con i suoi di un'altra missione tedesca, il 4 e 5 febbraio del '98: quando fu «interrogato» per un'ora e mezzo dalla commissione Bilancio del Bundestag, e poi da Theo Waigel, di cui il presidente non ha ancora scordato la domanda finale: «Va bene la stabilità economica, ma quanto durano i governi italiani?». Quindi un colloquio «sul futuro dell'IJe dopo l'euro, che mi colpì molto», con l'erede di Kohl, Schaublc. Anche per questo Ciampi rivedrà Schauble dopodomani, oltre a Schroeder e al neoprosidente Rau. E, ovviamente, Kohl. Non a coso, insieme con il suo classico preferito, \'Ifigenia in Tauride di Goethe, il presidente porterà con sé il libro che Hans-Joachim Fischer ha dedicato al Cancelliere di Maastricht. Titolo: L'amico tedesco. Il Presidente della Repubblica Ciampi ieri con il ministro Laura Balbo
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