Nella guerra delle tariffe Tato si giocherà mezza Enel di Valeria Sacchi

Nella guerra delle tariffe Tato si giocherà mezza Enel ! NOMI E GLI AFFARI Nella guerra delle tariffe Tato si giocherà mezza Enel Valeria Sacchi L'amministratore delegato dell'Enel Franco Tato ha in questi giorni il suo bui daffare. Deve evitare che i nuovi parametri per le tariffe elettriche fissati dall'Authority per l'energia facciano scendere di 50 mila miliardi, da 110 a 60 mila il valoro del suo gruppo. Per sua buona fortuna i suoi interessi coincidono con quelli del ministro del Tesoro Giuliano Amato e dell'Industria Pierluigi Bersani. E più in generale del governo che si appresta a mettere sul mercato in autunno la prima fettina dll't dell'ente energetico pubblico. Un assaggio non superiore al 10-15%, ma necessario per una privatizzazione non più rinviabile. Il nemico da battere è il presidente delr Authority Pippo Ranci, un signore che considera suo dovere fare in modo che le tariffe elettriche siano mono care, a vantaggio dei consumatori finali. E h id che quindi ha immaginato per il grasso monopolista tassi di redditività futura più contenuti degli attuali. Lo scontro, come ricorda il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Bassanini (che tuttavia nega che lo scontro esista), si giocherà sulla fedeltà del documento Ranci agli «indirizzi» governativi. Viste le forze in campo, i bookmaker danno Tato vincente. Grossi problemi alle Ferrovie hanno anche il presidente Claudio De Matte e l'amministratore delegato Giancarlo (limoli. Il ministro del Tesoro ha messo un altolà ai costi del piano d'impresa, 20 mila miliardi l'anno per cinque anni. Di questo stop, tuttavia, il ministro è del tutto innocente. 1 colpevoli sono l'Europa e i vincoli di bilancio. Nel frattempo sempre Amato spingo sulla privatizzazione del Mediocredito Centrale presieduto da Giancarlo Imperatori (dove ha nominato advisor Credit Swiss First Boston e JP Morgan), e del Banco di Sicilia presieduto da Alfio Noto. Se a queste dismissioni aggiunge il pacchetto che possiede nel Banco di Napoli, Amato arriva vicino alle entrate da cessioni previste nel Dpf '99. Ah ié Anche percrié, se mai una pedina venisse meno, c'è sempre il 3,4% della Telecom conquistata da Roberto Colaninno. Intanto sul Banco di Napoli, o meglio sulla sua eter- na promessa sposa: la Bnl, il mercato torna a scommettere, dopo la nuova svolta nelle classifiche del credito imposta dall'unione tra l'Intesa di Giovanni Bazoli e la Comit preid d Li psieduta da Luigi Lucchini. Al centro delle manovre la galassia San Paolo Imi, dove alla presidenza della fondazione è salito la scorsa settimana il vicepresidente Onorato Castellino. Primo azionista Ina con il 10%, il gruppo San Paolo potrebbe compensare la delusione per il mancato merger con Bancaroma con un avvicinamento all'Ina presieduta da Sergio Siglienti. Compagnia con la quale i vertici del San Paolo sono da sempre in eccellenti rapporti. Non è un caso che l'amministratore delegato Rainer Muserà abbia chiesto al presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, se sia disposto a cedergli il suo 2,5% in Ina. Sebbene la risposta sia stata negativa, i buoni rapporti tra Guzzetti e San Paolo da una parte e Ina dall'altra lasciano immaginare che, nel caso di una soluzione concordata, il presidente della Fondazione Cariplo non metterebbe certo i bastoni fra le ruote. Ma per portare avanti il disegno, oltre a ottenere il benestare dell'Ina stessa, il presidente del San Paolo Luigi Arcuti dovrà convincere altri soci importanti del gruppo assicurativo, come il presidente di Swiss Re Walt Kilhl ter Kielholz o l'amministratore delegato di Winterthur Thomas Wellauer. Senza contare il forte pressing per una alternativa a Ina-San Paolo da par- te dei fautori di un mega-polo San Paolo-Unicredit. Sponsorizzato da alcuni partner, questo progetto piace certamente a Lucio Rondelli e Alessandro Profumo, ma porrebbe problemi di sovrapposizione di reti fra San Paolo e Cassa Risparmio di Torino, creando imbarazzo ad un grande azionista di Unicredit: la Fondazione Crt presieduta da Andrea Comba. Curiosamente, forse fiutando che nuovi grandi manovre si avvicinano, il presidente di Carìverona Faolo Diasi ha iniziato a ridurre la sua presenza in Unicredit, cedendo attraverso piccole quote sparpagliate sul mercato un altro 1%. Modamania continua ad impazzare. Luigi Giribaldi, l'uomo dal fiuto finora infallibile, ha preso di mira il titolo Rotondi, società controllata dalla famiglia Trussardi. Ne ha comperato una piccola quota, il 2,5%, ma già sogna grandiosi traguardi alla «Gucci» (il che fa supporre che intende crescere, se non lo ha già fatto). Non pago, secondo i bene informati l'ex padrone della Traco starebbe esaminando con attenzione altri marchi italiani e stranieri. Nel frattempo, insieme al socio Cornelio Valetto si è dimesso dal consiglio Snia per farlo decadere e per prepararsi, alla prossima assemblea, a licenziare il presidente e amministratore delegato Umberto Rosa. A meno che Interbanca e l'azionista Vito Gnutti, che in Si h zosa VitoSnia hanno conquistato il 10%, non convincano i due anziani partner ad abbandonare la partita rilevando, ovviamente a buon pezzo, il loro pacchetto vicino al 30%. P Pl il Rb Pippo Ranci Pierluigi Bersani Jaudio Demattè jiancarlo Cimoll Luigi Giribaldi Roberto Colaninno J