«Troppi turisti moridi e fuggi a Venezia» di Alain Elkann

«Troppi turisti moridi e fuggi a Venezia» Il proprietario dell'Hany's bar: «Trasformano la città in una Disneyland e non lasciano un soldo» «Troppi turisti moridi e fuggi a Venezia» Estate di rimpianti per Arrigo Cipriani «La gente non è più quella di una volta» Alain Elkann ARRIGO Cipriani, che vuol dire l'estate a Venezia? «Il rovescio di una volta. Allora veniva la gente giusta, soprattutto a fine agosto e settembre, Adesso viene la gente sbagliata». Chi intendo per gente giusta? «La gente che cerca e conosce Venezia, che è chiamata e richiamata da Venezia, dal suo fascino». E chi sono quelli sbagliati? «Quelli che vengono a Venezia dal mattino alla sera. Sono 40-50 mila al giorno. Sarebbe meglio che andassero a Disneyland. Lasciano soltanto disordine e nessun soldo per la città. Un'invasione da giugno a fine agosto». Però all'Harry's Bar non hanno accesso? «Diciamo che novanta su cento sono giusti, ma l'Harry's Bar non cerca le approvazioni delle guide gastronomiche. I clienti che vanno cercando ristoranti sulle guide gastronomiche non sono quelli clic vogliamo avere qui all'Harry's Bar». Ma rHarry's Bar è una leggenda. Chi ha visto ai suoi tavoli? «Vediamo clienti che a volte hanno un nome famoso, ma anche illustri sconosciuti». Ma chi sono stati nella storia delle estati veneziane i clienti che l'hanno impressionata di più? «Ma, non lo so, venivano con lo yacht Onassis, Niarcos, Lopez, Barbara Hutton, Truman Capote, Hemingway». Ma la fama dell'Harry's Bar l'ha creata Hemingway? (Arrigo Cipriani ride) «Mio padre diceva che Hemingway ha vinto il Nobel dopo aver scritto un romanzo che si svolgeva quasi tutto'fra i tàvoli dell'Harry's Bar*. Quello che per noi è importante 6 po' come un club privato». Ma chi viene a Venezia passa sempre da 11'Harry"s Bar? «Sì, ma io voglio che si torni più che si passi». Lei si ricorda di Orson Welles? «Come no. Appena arrivava voleva subito una bottiglia di Dom Perignon gelata e la beveva tutta e mangiava dodici sandwiches di gamberetti. Quosto era il suo ritorno al rito». Bellissime donne del passato? «Certo. Per esempio Lady Diana Cooper, Greta Garbo, la contessa Avogadro. Portavano cappelli enormi. Erano donne bellissime, mai abbronzate, con pelli bianchissime». Abitavano al Lido? «No, al Grand Hotel, che ora non esiste più. Poi c'erano bellissime donne veneziane come la contessa Morosini: era una donna che incantava gli uomini. Donne che, senza sembrare, erano al centro dell'attenzione», E tra le attrici? «Mi ricordo Lauren Bacali che veniva con Humphrey Bogart e poi la Garbo e Jennifer Jones. E ancora Rita Hayworth che aveva sposato Orson Welles». E com'erano i grandi miliardari di allora? «Il più generoso era senz'altro Artur Lopez che lasciava di mancia lo stesso importo del conto. Prendeva un piano intero del Grand Hotel e lo faceva arredare coi suoi mobili spediti da Parigi, ma lui stava sul suo yacht ormeggiato qui davanti e al massimo andava al Grand Hotel per pren- dere un tè. Nel mio libro «La leggenda dell'Harry's Bar» (pubblicato da Sperling & Kupfer) ho scritto che una sera entrò nel locale un gondoliere con un biglietto da 10 mila lire in mano, allora erano quasi un milione, e mi disse "me l'ha dato un signore!". Era Lopez, convintosi che quel gondoliere avesse un cancro perché sul cappello aveva scritto «gancer» (in francese poteva significare cancro)». Onassis e la Callas come li ricorda? «Mah, il loro idillio è nato secondo me proprio qui aH'Harry's Bar. Mi ricodo benissimo anche di Elsa Maxwell. Loro mangiavano sempre al piano di sotto mentre Elizabeth Taylor e Richard Burton se c'era Onassis mangia¬ vano al piano di sopra. Forse non andavano d'accordo». E lei come si muoveva tra queste persone? «Con grande semplicità come mi insegnava mio padre. Far sentire tutti importanti allo stesso modo». Adesso comunque vengono sempre qui Woody Alien, Jack Nicholson. «Certo Nicholson si è fidanzato qui e Woody Alien è venuto qui la sera prima di sposarsi. Ma il mondo è diventato più piccolo. La curiosità è diminuita. Le star sono viste con meno interesse perché il mondo è più abituato, più cosmopolita». Ma la gente un tempo era diversa? «No, in un ristorante come il nostro sono tutti uguali. Soprattutto, clienti affezionati». Ai tavoli dell'Harry's Bar hanno preso posto anche reali, vero? «Certo. Mi ricordo alla mia epoca il re Costantino, ma mio padre mi disse che un'estate c'erano quattro re a quattro tavoli diversi: il re di Grecia, il re di Spagna, il re del Belgio e il re di Jugoslavia». E il Duca di Windsor? «Veniva qui con la moglie. Erano sempre soli con il loro cagnolino. Semplici e sorridenti. E poi veniva lAga Khan, con la moglie. Veniva in carrozzella». E la Mostra del Cinema era diversa? «Come espressione della Biennale è sempre stata lo specchio di ciò che sta succedendo. E' bella se il mondo è bello, è brutta se il mondo è brutto». Ma Venezia è una città per le vacanze? «No. Lo è il Lido. E' una città nella quale si vive benissimo Venezia. Chi compra casa a Venezia deve venirci a vivere sempre, non soltanto nel weekend, se no diventa un villaggio turistico. Venezia non è Cortina, è una città con il suo tessuto». «Ma Venezia è una città molto cara per vivere? «No. Sono mille volte più care Parigi e Londra. Da noi si può mangiare anche solo un'insalata negli altri Paesi no». Ma lei chi ricorda tra i personaggi italiani più famosi venuti da voi? «Mah, fra gli italiani ricordo benissimo Mastroianni che stramangiava e strafumava malgrado la sua malattia. Sembrava che avesse come una furia di vivere, di andare oltre». E Fellirvi, De Sica? «De Sica era proprio come appariva. Del resto suo figlio Christian gli rassomiglia moltissimo. Fellini lo ricordo a New York con Giulietta Masina. Erano persone molto amabili. Da noi veniva spesso anche la Lollobrigida, molto carina, poi attrici famose come la Proclemer e la Moriconi. E ancora Ernesto Calindri». E di Peggy Guggenheim si ricorda? «Sì, veniva da me e mi faceva firmanvcojne tesUiJ5|Mnj,<Ji^ testamento». EEzraPound? «Veniva, ma non parlava. Parlava soto con gli occhi. Sembrava viverayli aria e non so nemmeno se mangiasse. Venivano anche Montale e la Mosca, Bacchelli e Arnoldo Mondadori e Valentino Bompiani». Questa estate come si prospetta? «Migliore delle altre. Dopo la guerra e poi l'inizio della Biennale è stato molto bello». Lei rimarrà lì tutta l'estate? «Sì. La mia base a Venezia è l'Harry's Bar. Da quando sono in pensione mi considero in vacanza e vengo qui tutti i giorni. Non mi siedo mai con i clienti. Mangio al mio tavolino, al massimo con uh paio di amici quando i clienti cominciano ad andarsene verso le undici». «Orson Welles appena arrivato ordinava una bottiglia di Perignon e dodici sandwiches ai gamberetti. Trai miliardari Lopez era il più generoso: lasciava mance pari al conto» «Ricordo un agosto ai tavolini in cui erano seduti ire di 4 Paesi» Arrigo Cipriani dietro il bancone, dell'Harry's bar di Venezia Sopra: Rita Hayworth, accanto: Humphrey Bogart e Lauren Bacali