La pace riparte da Erez di Aldo Baquis

La pace riparte da Erez Il leader palestinese: amico mio, lavoreremo alla pace dei coraggiosi come in passato ho fatto con Rabin La pace riparte da Erez Vertice riuscito tra Barak eArafat Aldo Baquis TEL AVIV Un incontro di circa un'ora è bastato ieri al premier israeliano Ehud Barak e al Presidente dell'Autorità palestinese Yasser Arafat per rimettere in carreggiata il processo di pace mediorientale, dopo tre anni di «congelamento» dovuti all'intransigenza dell'ex primo ministro Benyamin Netanyahu. Al termine dell'incontro (svoltosi al valico di ErezGaza per metà a quattr'occhi e per metà alla presenza di tre consiglieri da ambo le parti) Arafat ha subito insignito Barak con la più alta delle onoreficenze: «Mio partner ed amico - ha escalamato - lavoreremo assieme per realizzare la pace dei coraggiosi, così come ho fatto in passato con Yitzhak Rabin», il premier laburista assassinato nel 1995 da un estremista ebreo. Barak si è presentato all'incontro con un regalo simbolico: con il suo riconoscimento pubblico, cioè, che nei Territori uno Stato palestinese esiste già oggi e che le trattative bilaterali avran no per scopo di assicurare che in futuro le sue relazioni con Israele siano pacifiche ed armoniose. Nel corso del colloquio il premier ha anche assunto due impegni precisi: realizzare in tempi brevi gli accordi di Wye Plantation (firmati un anno fa, prevedono fra l'altro un ritiro israeliano dal tredici per cento della Cisgiordania) e puntare al raggiungimento di un accordo definitivo con i palestinesi, nel contesto, di una pace generale in Medio Oriente che includa anche il Libano e la, Siria. „ Ma nella conferenza stampa congiunta - oltre gli scambi ostentati di manifestazioni di apprezzamento reciproco - si sono già percepiti i diversi approcci dei due statisti. Barak ha rilevato che discuterà «come meglio realizzare» gli accordi di Wye Plantation soltanto dopo il suo ritorno da una lunga missione diplomatica che lo vedrà nei prossimi giorni ad Aqaba (in Giordania), Washington, Londra, Parigi e Madrid. Arafat, da parte sua, ha puntigliosamente insistito sulla necessità di realizzarli «subito» e non fra i circa due mesi che secondo Barak gli saranno necessari per organizzarsi. Forte del successo nella repressione del terrorismo islamico («Tolleranza-zero verso qualsiasi forma di violenza», l'ha definita il negoziatore palestinese Saeb Erekat), Arafat non ha esitato a presentare il conto a Barak: gli ha ricordato che Israele si è impegnato a rilasciare 750 detenuti politici, ad istituire un corridoio terrestre fra Gaza e la Cisgiordania, a completare l'applicazione degli accordi sul ritiro parziale da Hebron e ad avviare i lavori di costruzione del porto di Gaza. Arafat si è inoltre dilungato sulla necessità di congelare gli insediamenti israeliani in Cisgiordania e la costruzione di nuovi rioni ebraici a Gerusalemme Est, nonché di bloccare la requisizione di terre arabe. Ma Barak - che ieri ha presieduto la sua prima riunione di governo - non è apparso incline ad affrontare sin d'ora questi ostacoli. Giovedì infatti avrà col presidente americano Bill Clinton due incontri privati complessivamente, cinque ore in tutto - dopo i quali potrà meglio valutare la situazione geopolitica in Israele e la misura del sostegno degli Stati Uniti alla politica delsuo governo. Al termine del vertice i collaboratori di Yasser Arafat erano unanimi nel rilevare un primo successo: «Fra il Presidente e il primo ministro d'Israele - ha osservato con i giornalisti il ministro Nabil Shaath - si è instaurato un clima di fiducia reciproca», che era venuto a mancare negli anni di Netanyahu. Per Ehud Barak, l'obiettivo, principale dell'incontro era di persuadere Arafat che la realizzazione graduale del ritiro in Cisgiordania (previsto dagli incontri di Wye Plantation) rischia di provocare sul terreno frizio¬ ni. A loro volta esse potrebbero ritardare o bloccare i negoziati sull'assetto definito nei Territori. Barak vorrebbe insomma alterare gli accordi di Wye Plantation per renderli più funzionali al raggiungimento dell'obiettivo principale: la formulazione, entro sei mesi, dei concetti-base di un trattato di pace tra israeliani e palestinesi. Per accettare la logica di Barak, Arafat ha assoluto bisogno di successi tangibili da mostrare all'opinione pubblica interna: la scarcerazione dei detenuti, ad esempio, ed un ritiro cospicuo dell'esercito israeliano dalle zone circostanti le città cisgiordane di Ramadan e Hebron. Il premier israeliano ha riconosciuto che di fatto uno Stato palestinese esiste già Ma restano ancora da fissare tempi e modi per trasformare la fiducia in accordi Il premier israeliano Ehud Barak con il leader palestinese Yasser Arafat