«Siamo pronti alle sfide del XXI secolo» di Marco Zatterin
«Siamo pronti alle sfide del XXI secolo» Il presidente d'onore della Fiat: Torino centrale nello sviluppo del Paese; difesa Peredità dei fondatori «Siamo pronti alle sfide del XXI secolo» Agnelli- un 'Europa più forte contro i nazionalismi Marco Zatterin TORINO " Un filo unisce la fine di questo secolo ai giorni che clùusero quello precedente, è questa - come lo era quella una stagione «dominata da grandi aspettative e grandi opportunità». Giovanni Agnelli ricorda che mentre la Piat nasceva nel 1899 per «volontà di alcuni signori torinesi e di un ex ufficiale di cavalleria», tutto il mondo occidentale! era esaltato dall'idea di progresso e innovazione, Oggi come allora, spiega il presidente d'onore del gruppo del Lingotto, si profila una stagione che può dare e togliere molto, sono tempi da affrontare con un impegno globale che dovrà riportare l'Europa ad essere «riferimento essenziale» per il resto del pianeta. Tutti dovranno dare un contributo e la Fiat intonde fare la sua parte, «con la forza dello esperienze; radicate nella sua storia, protesa verso il futuro comò lo ò stata fin dalle sue origini, pronta a raccogliere nella loro pienezza le sfido che il XXI secolo ci prospetta». Giovanni Agnelli prende la parola allo 19 e trenta precise davanti ai tremila invitati giunti al Lingotto per celebrare i cento anni della casa torinese, e la tiene por mono di un quarto d'ora. Pronuncia un discorso asciutto o carico di significati. Ripercorro la storia dell'impresa che ha fatto andare in macchina gli italiani c tratteggia il ruolo di una Torino che «ha pagato un prezzo alla sua leadership», ma che è stata centrale per la trasformazione economica del Paeso. Parla di come al Lingotto si sia saputa conservare «l'eredità dei fondatori» o la loro anima sempre internazionale, «anche al di là delle pure ragioni dell'economia». Chiudo ribadendo la voglia di combattere del gruppo e dei suoi uomini, pronti a contare su un «patrimonio di risorse enormemente cresciuto rispetto alle generazioni passato»: creatività, iniziativa, autonomia e responsabilità che sono premessa di una competitività su cui la Fiat investe per il proprio avvenire. Il come lo spiega più tardi in una intervista a «Porta a Porta». Alla domanda sulle possibili inteso risponde che e «meglio essere soli che male accompagnati». «Abbiamo fatto un accordo tecnico con Mitsubishi - precisa -. Fiat sta benissimo da sola. Se un giorno trovassimo un partner adatto saremmo in grado di fare un accordo da posizioni di forza». Torino, innanzitutto. Agli albori della Fiat «viveva un momento di difficile trapasso» seguito alla perdita del ruolo di capitalo d'Italia. Giovanni Agnelli fotografa i giorni in cui sulle rive del Po si compi il grande salto di qualità dell'impresa meccanica che fece della città «un laboratorio avanzato di innovazione, nei sistemi produttivi come nello rela¬ zioni sociali». Parti allora una grande trasformazione economica che, insieme con i cambiamenti politici e istituzionali, a Torino venne vissuta «più intensamente» che altrove. Furono prove dure fra lotte sociali, una congiuntura spesso difficile e il terrorismo. Agnelli non ha però esistazioni: «So riflettiamo sul bilancio di un secolo, che è stato anche il secolo della Fiat, non c'è dubbio che il risultato, fra alterne vicende, sia positivo e ci dia molti elementi di fiducia per affrontare il futuro». La storia della Fiat è radicata in quella di Torino, ammette il presidente d'onore del Lingotto, ed è anche la storia dell'automobile in Italia. Parte qui il collegamento fra la città, il Paese e il Mondo visti a quattro ruote. «L'automobile ha guidato almeno in Occidente - la rivoluzione dei consumi e dei costumi, imprimendo in pari tempo una spinta fon- damentale alla crescita economica». Ha avuto insomma un effetto propulsivo che non si è ancora esaurito e che vanta ancora centinaia di milioni di clienti potenziali. «In molti di quei Paesi la Fiat ha posto e sta ponendo le basi solide di una rilevante presenza industriale e commerciale, in coerenza con una Linea di condotta che è sempre stata propria dell'azienda fin dall'origini». Agnelli assicura che la forte proie- zione internazionale della Fiat non ha mai intaccato il suo legame con il Paese. Al contrario ha dato una spinta a guardare oltre i confini, in termini economici e non solo. Fu proprio il nonno Giovanni a scrivere nell'ùnmediato primo dopoguerra un saggio sull'Europa federale come antidoto ai nazionalismi ed ai confitti. Ottant'anni più tardi, secondo il presidente d'onore, tocca proprio alle istituzioni europee l'insidioso compito di conquistare quella sicurezza che per il fondatore della Fiat rappresentava «un debito di onore verso le generazioni venture». Le meraviglie dell'informatica e delle telecomunicazioni, spiega Agnelli, hanno radicalmente modificato il rapporto fra spazio e tempo, creando nuove interdipendenze commerciali, nella finanza e nell'informazione. Allo stesso modo, il rafforzamento del libero scambio promette una migliore speranza di promozione economica per tutti. «Ora, più che in passato, abbiamo gli strumenti per immaginare un comune sviluppo pacifico dei popoli del pianeta». Eppure, rileva Agnelli, ci sono segnali «inquietanti; risorgono i nazionalismi etnici e religiosi», diventano «evidenti» i problemi della difesa dei diritti umani e «pressanti» quelli della compatibilità fra sviluppo e ambiente. Crescono le diseguaglianze, e questo «lascia aperte le porte alle avventure pericolose degli integralismi più estremb. La risposta alle minacce, è la conclusione, deve essere collettiva, deve avvenire attraverso organismi internazionali forti, è con un'Europa ancora più coesa e ambiziosa. Il futuro è più che mai nelle nostre mani, è il messaggio finale a cui Agnelli aggiunge una promessa: quella che la Fiat accetta le sfide di un mondo che cambia e, in questa prospettiva, attingerà alla tradizione del suo primo secolo di vita per essere ancora più protagonista. «Abbiamo fatto un accordo con Mitsubishi ma è tecnico Questa Fiat sta benissimo anche da sola» «Il gruppo ha sempre avuto una forte proiezione internazionale che non ha intaccato il legame con l'Italia» A sinistra Cantarella con D'Alema Qui accanto Fresco con Kissinger
Persone citate: Agnelli, D'alema, Giovanni Agnelli, Kissinger, Piat
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