Transgenici un piatto europeo da 10 mila miliardi
Transgenici un piatto europeo da 10 mila miliardi «Non sono ancora chiare le modifiche all'ecosistema che possono venire dai prodotti Usa» Transgenici un piatto europeo da 10 mila miliardi Parte da Ispra la vigilanza su un giro d'affari con interessi sempre maggiori Carlo Alberto Delaini MILANO «Gli organismi geneticamente modificati (ogm) a scopo agricolo e alimentare sono sicuri per l'uomo, meno, bmitatamente a quelli importati dagli Stati Uniti, per l'ecosistema perché ci sono differenze sensibili tra l'ambiente europeo e quello americano e non sono ancora chiare le conseguenze che si possono verificare». Parola di Guy Van den Eede, responsabile del Settore Ogm dell'Istituto per la Salute e la Protezione del Consumatore, uno dei quattro istituti che compongono il Joint Research Centro della Commissione Europea con sede a Ispra, in provincia di Varese, presso il quale lavorano duemila persone. Una task force che sovrintende a tutti i progetti di ricorca sperimentale in campo genetico nel settore agroalimentare avviati in Europa - sono più di 1500 (di cui 242 in Italia, in particolare 43 per il pomodoro, 33 por la barbabietola da zucchero e 88 per il mais) - da aziende private o enti pubblici. Non solo. L'Istituto raccoglie e diffonde i risultati delle diverse attività sperimentali in atto sul territorio europeo in tutti i Paesi comunitari per armonizzare la ricerca, collabora con altri laboratori Ue ed extra comunitari per verificare risultati e metodologie di ricerca, organizza corsi per le imprese e mette a disposizione delle stesse il proprio patrimonio di conoscenze. «Prima di immettere sul mercato un prodotto ogm o semilavorati o derivati contenenti ingredienti con il dna modificato - precisa Van den Eede - vengono svolte almeno dieci-quindici anni di ricerche in campo, controllate tanto da una pluralità di organismi comunitari quanto dai governi nazionali, che possono avere approcci politici differenti verso la questione transgemea ma nel momento in cui danno il benestare per una sperimentazione sul campo devono trasmettere tutti i dati relativi al progetto al Jcr. Una volta terminata la sperimentazione in campo, vengono fatti altri tipi di controlli sul prodotto, per valutare, ad esempio, che non vi sia rischio di allergie nei consumatori. Solo una volta superati tutti i test il prodotto è considerato idoneo al consumo». Una rassicurazione quanto meno necessaria. Infatti, i recenti divieti last minute della Unione Europea sulla commercializzazione di alcuni prodotti ogm (mentre dal '92 ve ne sono altri diciotto regolarmente in circolazione, fra cui tabacco, colza, soia e mais), la questione etichette (in prima fila Regno Unito, Lussemburgo, Danimarca, Grecia, Austria, Francia chiedono la revisione della direttiva comunitaria n. 90/220 che dovrà imporre precise indicazioni sulle etichette di alimenti prodotti con ingredienti modificati geneticamente) e la grande confusione alimentata dai casi diossina e della Coca Cola in Belgio, hanno gettato il consumatore nel panico più totale. Un mercato, quello dei cibi transgenici, che in Europa supera i 35 mila miliardi in valore, mentre nel settore agricolo ha raggiunto i 10 mila miliardi.
Persone citate: Carlo Alberto, Delaini, Joint, Salute
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