I privati vanno all'attacco delle Poste
I privati vanno all'attacco delle Poste Scontro sul rinvio della direttiva Ue. Parla il presidente di Recapitalia, l'associazione che raggruppa 67 agenzie di recapito I privati vanno all'attacco delle Poste «Ilgoverno deve liberalizzare il settore, lo vuole Bruxelles» Marco Sartoreili TORINO La decisione del Consiglio dei ministri sul decreto di recepìmento della direttiva europea sulla liberalizzazione dei servizi postali è attesa con ansia dalle 67 società che confidano nella sottrazione di parte del monopolio delle Poste. «Se sarà accolta l'indicazione che arriva da Bruxelles e dall'Antitrust - dichiara Ettore Calogero, presidente di Recapitalia, l'associazione dei privati che danno lavoro a 2500 persone con un fatturato di circa 200 miliardi -, ne trarrà beneficio anche il servizio pubblico. La concorrenza stimola al miglioramento, mentre il regime di monopolio alla fine livella al basso. E chi paga sono i cittadini». Sull'applicazione di questa direttiva il governo è diviso, ma fonti del ministero delle Politiche comunitarie afferma¬ no che è intenzione del ministro Enrico Letta, in contrasto con il collega Salvatore Cardinale, a rispettare le indicazioni venute da Bruxelles per una maggiore deregulation del servizio. Il segretario generale della Slp-Cisl, Nino Sorgi, sostiene però che il si a questo decreto metterebbe a rischio dai 30 ai 40 mila posti di lavoro. E si dice pronto a portare in piazza i 180 mila lavoratori delle Poste... «Nessuno può essere in grado di quantificare l'eventuale presenza di esuberi. Di conseguenza, sono cifre inesistenti, sbandierate come spauracchio davanti al governo per indurlo a prendere una decisione sotto stress. Si tratta di un semplice ricatto». Sorgi sostiene inoltre che perdendo la cosiddetta «posta ibrida» il fatturato delle Poste subirebbe un taglio di 1000 miliardi. E {trivata dell'esclusiva suiti consegna della pubblicità indirizzata, avrebbe un danno di 150 miliardi. Anche queste le definisce «cifre inesistenti»? «Sì. I mille miliardi sono soltanto una cifra potenziale. E deduco che il livello di servizio delle Poste deve essere piuttosto basso, se stimano di perdere istantaneamente 1000 miliardi di lire per effetto della liberalizzazione... Inoltre, per restare nel campo delle cifre, aggiungo che grazie alla concorrenza le Poste potrebbero far salire il proprio fatturato dagli attuali 550 miliardi a 800». I sindacati citano Germania, Inghilterra, Francia e Olanda come Paesi nei quali le Poste nazionali hanno livelli di «riserva», cioè di monopolio, superiori a quello italiano. Smentisce? «Noi invitiamo a considerare i casi, ad esempio, di Svezia e Finlandia, dove il servizio è totalmente liberalizzato, con risultati economici positivi. In Italia l'area libera è estesa soltanto in via teorica. Il fattu- rato ipotetico fuori della riserva ammonta al 35%, ma comunque le Poste italiane detengono oltre il 95% dell'intero mercato. Dunque, non ci sembra una richiesta esagerata chiedere la liberalizzazione del 20% di un mercato che, potenzialmente, ripeto, è di 1000 miliardi». La Slp-Cisl si dice pronta a mobilitare 180 mila persone se non sarà soddisfatta della decisione di Palazzo Chigi. Se gli insoddisfatti sarete voi, che cosa farete? «Prima vogliamo leggero il contenuto del decreto. Non escludiamo di poter trovare qualche riga che risulti positiva per noi. In ogni caso, non siamo disposti a perdere un millimetro del terreno conquistato». In ballo ci sono posti di lavoro e affari per oltre mille miliardi Letta: rispetteremo gli impegni ^ Jf Enrico Letta ministro delle Politiche comunitarie
Persone citate: Enrico Letta, Ettore Calogero, Nino Sorgi, Salvatore Cardinale, Sorgi
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