La grande fame di mercato di Luigi Grassia

La grande fame di mercato La grande fame di mercato E' quasi un bis del boom diMps Battuta la corsa a Comit e Eni 3 Luigi Grassia ROMA Il risparmiatore ha fame di privatizzazioni. Anzi è quasi in crisi d'astinenza, e il successo strepitoso di Acea è la seconda prova in una ventina di giorni. Prima della fine di giugno, le ultime grandi operazioni risalivano al '98: così la quarta tranche di Eni, così l'80% della Bnl, così quella che, fino a ieri, risultava la regina delle municipalizzate messe sul mercato, cioè la milanese Aem (venduta al 49% per 1473 miliardi). Poi c'era stata una pausa di molti mesi: un tempo biblico, per chi investe al mercato telematico. E il 19 giungo ecco finalmente il fuoco d artificio così a lungo agognato: il Monte dei Paschi di Siena totalizza due milioni e centomila di aspiranti soci, dei quali solo uno su dodici riesce effettivamente a sottoscrivere. Come volume di richieste risulta la seconda offerta pubblica italiana dopo Telecom Italia. E ieri, a confermare la grande fame di occasioni da parte dei risparmiatori, arriva il milione e 250 mila richieste per Acea, una Opv che si colloca al quinto posto in Italia (superata, oltre che dalle già citate, solo da Eni4 e Bnl), scavalcando operazioni importanti come Comit e Eni3. Per completezza si dovrebbe citare, nelle ultime settimane, anche un altro richiamo cui gli investitori italiani hanno risposto con entusiasmo: i 350 mila che dal Belpaese hanno deciso di collocare i risparmi in titoli Deutsche Telekom. Che è un'impresa fuori dai confini, ma ormai, che importa? Se in casa non trova quel che cerca, anche il piccolo italiano investitore non si fa più spaventare dalle frontiere. La buona notizia per il Tesoro è che qualunque cosa decida di mettere sul mercato (la lista è lunga, per un valore atteso di 15 mila miliardi, che si vanno ad aggiungere agli 84 mila già incassati nelle varie operazioni dei cinque anni scorsi) ha la certezza quasi assoluta di un'ottima risposta. Non si svende, insomma, anzi è probabilissimo che l'azionista pubblico piazzi i suoi titoli agli estremi superiori delle «forchette», come è avvenuto con Montepaschi e con Acea. Fra i progetti annunciati da Amato per il '99 c'è la privatizzazione del 10-15% dell'Enel Spa, con la cessione entro l'anno di impianti per 15 mila megawatt stabilita per creare nel settore elettrico una effettiva concorrenza. I prossimi mesi dovrebbero anche vedere completata o quasi la grande ritirata della mano pubblica dal settore bancario, con la vendita di Mediocredito centrale, Banco di Sicilia, Credito industriale sardo e del 16,28 per cento residuo del Banco di Napoli. Anche per Sanpaolo-Imi e (nelle assicurazioni) per Ina si dovrebbe completare l'uscita. Invece non si parla più della liquidazione del 3,4% che ha ancora il Tesoro in Telecom e non si prevede un'ulteriore ritirata dall'Eni. E' data per certa la vendita entro il '99 di Autostrade e di Aeroporti di Roma, mentre Alitalia dovrà aspettare quasi un anno, fino al 30 giugno del 2000. Identica scadenza per Finmeccanica. A quella data Tiri conserverà piccole quote in Alitalia e Finmeccanica. Per la Rai, illustre (ma ipotetica) candidata al mercato, non si sa: ed è facile immaginare che un dossier del genere scatenerebbe più polemiche politiche di tutte le altre privatizzazioni messe insieme.

Luoghi citati: Italia, Roma, Siena