Sos, ora servono i cellulari
Sos, ora servono i cellulari Sos, ora servono i cellulari 13000 militari italiani non possono mettersi in contatto con le famiglie PEC Al momento ci sono tremila soldati italiani nel Kosovo, forse qualcuno di più. Presto saranno quasi il doppio. Tutti stanno svolgendo un compito estremamente delicato, pericoloso, importante. Potrebbero restare laggiù per qualche mese, ma nessuno oggi è in grado di fare previsioni certe. I soldati del nostro contingente, come quelli russi, americani, inglesi e tutti gli altri militari alla fine potrebbero contare il tempo in anni. Lavorano sodo. C'è però una cosa che non è in loro potere, e che allevierebbe di molto le fatiche della giornata: il telefono. Sembra una sciocchezza, ma non lo è. Ciascuno di noi, quando è lontano da casa, al calar della sera vorrebbe chiamare la fidanzata, la moglie o i genitori. In Kosovo questa esigenza non può essere soddisfatta. Soltanto a Pristina i telefonini funzionano ancora (lì però non ci sono italiani); in tutto il Kosovo le linee di terra sono interrotte. Esistono linee militari, ma sono poche e non possono essere certo messe a disposizione delle conversazioni private. La soluzione c'è, ed è molto semplice: in pochissimi giorni si può impiantare una rete locale Gsm collegata alla rete italiana. Bastano qualche centralina e qualche ripetitore. L'Esercito ne ha già fatto richiesta, naturalmente, ma ancora non ò successo nulla. Perché Tini o Omnitel o Wind, in mezzo a tante promozioni estive, non regalano ai nostri soldati la possibilità di chiamare casa? Alla fine l'iniziativa potrebbe persino essere un buon affare. If. r.]
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