L'Abbé Pierre: Marsigliese razzista di Enrico Benedetto

L'Abbé Pierre: Marsigliese razzista Appello al presidente Chirac: l'inno è inadatto alla Francia multietnica L'Abbé Pierre: Marsigliese razzista «La strofa sul "sangue impuro " non è corretta» Enrico Benedetto cornsondente da PARIGI L'Abbé Pierre censura la Marsigliese appellandosi a Jacques Chirac per espungere dal refrain quel «sangue impuro» che «abbevera i nostri solchi», sospetto di bieca discriminazione razziale. In un «Paese pacifico» - dice - dovrebbero sostiturlo «parole più fraterne». E l'ultranovantenne accademico Théodore Monod, cofirmatario della missiva all'Eliseo - argomenta che nella Francia multietnica l'inno nazionale non può incitare impunemente alla xenofobia. Chirac tace. A tre giorni dal 14 Luglio (con i suoi défilé militari, i balli nelle strade e la Marsigliese per onnipresente colonna sonora) spera forse che il clima già vacanziero attutisca l'iniziativa dei 2 vegliardi. Ma il problema è reale. Per ben 14 strofe, il capitano Rouget de Lisle - l'autore - martella: «Aux armes, citoyens! Formez vos batail- lons Marchons, inarchons, qu'un sang impur abreuve nos sillons». Fra il 25 aprile 1792. Cinque giorni prima, la Francia rivoluzionaria aveva dichiarato guerra al re di Boemia-Ungheria temendo attacchi proditori. E Houget era quasi in prima linea, nella guarnigione alsaziana. A rigore, si dovrebbe quindi parlare di «Strasburghese». E tuttavia, solo transitando per il Midi quel canto guerresco dalle fortune quasi istantanee divenne una bandiera. In luglio i «federati» marsigliesi entrano a Parigi cantandola. E il 26 Messidoro dell'Anno III guarda caso, corrisponde al 14 Luglio - la si consacrerà quale jingle uffir ale della giovanissima République. Riassumendo: attribuire alla Marseillaise tesi cripto-Le Pen costituisce un flagrante anacronismo, poiché il sangue in causa era magiaro e non magrebino. In secondo luogo, per mobilitare un'Armée depressa e la fluttuante opinione pubblica, il compositore drammatizzò lo scenario bellico profetizzando un'offensiva controrivoluzionaria da Est. I cittadini in anni dovevano insomma respingere le «orde di schiavi» - Praga e Budapest apprezzeranno - oltreReno, utilizzando se necessario l'Altissimo come sponsor («Popolo francese (...) il Dio che lancia il tuono (...) per sterminare i tiranni/si serve del tuo braccio in terra». La querelle sulla tmeida Marsigliese non è comunque nuova. I suoi difensori controbattono ricordandone il valore simbolico. Agli studenti che la intonarono sulla piazza Tienanmen non si può rimproverare la magiarofobia. E qualche migliaio di maquisard mori intonandola. Parigi dovrebbe quindi tener duro. Ma forse oggi invidia il più diplomatico - seppur non meno cruento - «Fratelli d'Italia»: «(...) già l'aquila d'Austria'le penne ha perdute:' il sangue d'Italia'il sangue Polacco/bevè col cosacco' ma il sen le bruciò».

Persone citate: Chirac, Jacques Chirac, Théodore Monod

Luoghi citati: Budapest, Francia, Italia, L'aquila, Parigi