Traslocando nel secolo di Berlino capitale

Traslocando nel secolo di Berlino capitale Traslocando nel secolo di Berlino capitale Computer e bottiglie di vino, la Germania cambia casa reportage Carlo Bastasin invialo a BERLINO ERANO mesi che Helmut Kohl non si alzava dal suo banco di deputato per avvicinarsi al podio de) Bundestag. Vi si è posto con l'inconfondibile figura che ha acquistato gravità anno dopo anno e ha tenuto l'ultimo discorso del Parlamento tedesco a Bonn, uno dei più ispirati della sua vita: «Lo sentiamo tutti in questo istante: è una svolta profonda per il nostro Paese e per noi tutti. Da poco abbiamo celebrato il 50 anno della costituzione e tra pochi mesi festeggeremo il decennale della caduta del Muro. Ora il Parlamento e il governo tornano a Berlino». Dal nazismo alla riunificazione e poi alla missione europea, percorrendo ogni tappa del secolo, l'ex cancelliere dava l'addio a Bonn «ma in nessun modo ai valori e alle decisioni fondamentali del nostro ordine costituzionale, il ritorno a Berlino non è affatto la restaurazione di qualcosa di i passato, è piuttosto il coronamento della decennale aspirazione dei tedeschi all'unità, alla giustizia e alla libertà». I tir stavano già trasferendo da Bonn a Berlino il carico del più grande trasloco della storia, quando al Bundestag attese e rimpianti si scioglievano nella commozione mentre Kohl ripeteva: «Tutti lo sentiamo». Tutti? Heiko, maglietta turchese e catena d'oro è il primo camionista a entrare attraverso il portale Est del Reichstag, la nuova sede del Parlamento a Berlino. Cade una pioggia d'inferno e quando scende dal tir, Heiko viene circondato dai microfoni. Gli chiedono che c'osa trasporti, «Chennesoio risponde in berlinese - cose dei politici». Più o meno: una dozzina-di scatole di documenti, un tavolo da conferenza, carte geografiche. E' il materiale dell'ufficio del segretariato parlamentare, uno dei 3.800 uffici del Bundestag che si trasferiscono a Berlino. Il carico era arrivato alle 5 di mattina alla stazione di Berlino, proveniente in treno da Colonia e prima in camion da Bonn. Ogni giorno per tutto il mese di luglio un treno merci seguirà lo stesso tragitto, alla fine dagli 81 edifici parlamentari di Bonn saranno stati spostati in 18 edifici berlinesi 32mila metri cubi di materiale d'ufficio, 120mila colli, 38 chilometri di biblioteche, 1314 terminali, 584 casseforti, 7.500 bottiglie di vino e un servizio d'argenteria per 400 persone. Quello che per qualsiasi essere umano sarebbe un incubo, per un funzionario dello Stato tedesco come Roger Cloes, responsabile della «direzione trasloco a Berlino», è il sogno di una carriera di ordine, efficienza e puntualità.- Ha dormito solo due ore e ha una pausa pranzo di 15 minuti «ma un lavoro come questo ti capita una volta sola nella vita». Si spera, piuttosto, che succeda meno spesso. Per la quarta volta in questo secolo la politica tedesca cambia sede, Berlino, Weimar, Berlino, Bonn, Berlino. «La storia stessa, la grande artefice, - aveva scritto Ernst Nolte - ha dato con un'eruzione secolare il suo giudizio, è il tempo per la Germania di iniziare una nuova era». La Berliner Republik è il nome della nuova era, ma un nome ancora in cerca di un significato. Per ora è un oracolo disponibile a dare a ognuno la risposta che desidera: il ritorno alla priorità degli interessi nazionali o invece la piena responsabilità tedesca nei confronti del mondo? La svolta centralista della comunità morale fondata sul senso di colpa o il ritiro dallo Stato pervasivo? L'assorbimento delle nostalgie sociali dell'Est o il trampolino delle riforme per la competizione globale? Il ponte verso Mosca o la tappa verso l'Europa federale? Il simbolo della Berliner Republik è la nuova cupola di vetro che sovrasta l'edificio del Reichstag. Per accentuare il senso di trasparenza della politica a Berlino, la calotta di vetro fa arrivare la luce del sole nella sala plenaria del Parlamento. La scala a spirale interna alla cupola permetterà ai cittadini di osservare dall'alto i dibattiti tra i partiti, una rivoluzione per un edificio che ha sempre avuto un rapporto infelic.Q con la democrazia. Il Kaiser Guglielmo lo chiamava «la casa imperiale delle scimmie». Sulla facciata è rimasta ra scrittaTlel 1894 «Al popolo tedesco», nessuno pensava allora che la democrazia venisse «Dal» popolo. Il primo progetto di Foster dava troppo rilievo all'edificio, tanto che il senatore all'edilizia Hans Stimniann lo aveva definito troppo bello, è stato mutilato e ridimensionato. Perfino il nome Reichstag, con la sua eco imperiale è parso scomodo, così l'edificio è stato ribattezzato con semplicità germanica: «Assemblea federale tedesca, area plenaria dell'edificio del parlamento imperiale». Berlino suscita il timore di tentazioni di potenza centraliste, l'opposto della modestia di Bonn e del decentramento federale. Secondo il cancelliere Schroeder, «11 trasferimento a Berlino è un risveglio, l'autoriconoscimento di un Paese adulto, che non si sente superiore né inferiore ad alcuno e che guarda in avanti». Berlino simbolo di normalità e ottimismo su cui Schroeder vuole puntare, identificando se stesso come il portatore di una nuova era positiva. Berlino trampolino mediatico per la leadership della Germania diversa, a cui il primo cancelliere tedesco a non aver vissuto la guerra vorrebbe sovrapporre la propria immagine. Ma questa città triste ed energica, misteriosa e bizzarra, è tutto tranne che normale. E' incapace, per natura, di fermarsi e non divenire, forse perché, come diceva Brecht, è ricca solo dei tre elementi più mobili che esistano: vento, sabbia e acqua. Dal più grande cantiere del mondo emerge un nuovo ordine poco credibile, spuntano dal terreno miracoli architettonici posticci, mentre la città resta priva di identità e divisa: in due tra Est e Ovest, in venti piccole città-quartieri, in 3,6 milioni di abitanti individualisti e privi di tradizioni: da quando la carta geografica si è inclinala dall'est e dall'ovest verso Berlino, tutto ciò che non ha radici vi scivola dentro senza sosta. L'area che circonda il Reich stag e la nuova sede del Parlamento è un epicentro di contraddizioni. Il pegno alla memoria è stato pagato con un gigantesco monumento all'Olocausto, ma ogni traccia del Muro è stata sbrigativamente liquidata. La cerniera che deve unire Est e Ovest resta priva di vie di comunicazione. La Potsdamer Platz è un aggregato urbano bello ma estraneo, le sue Notre Dames dei computer e del lusso sono come una risposta a cui non bastano le domande. «Il progetto di Renzo Piano - dice Richard Rogers - è straordinariamente bello, ma il concetto dei committenti industriali è del tutto sbagliato». Berlino ha il suo eterno problema di rapporto tra passato e futuro, ma non c'è nel suo cuore urbano un luogo che inviti anziani e bambini a incontrarsi e ritrovarsi. Che il passato non passi è la filigrana del dibattito da cui nasce anche la Berliner Republik. Lo scrittore Martin Wal- serba fatto coincidere il ritorno a Berlir.o col desiderio di abbandono della «clava morale di Auschwitz» che batte su ogni aspirazione tedesca. L'editore Rudolf Augstein vede in Berlino «l'anelito alla nazione tedesca» e Klaus von Dohnanyi il recupero di una resistenza al nazismo, «fallita per caso». Ma questi sono solo deragliamenti di uomini dalle biografie danneggiate, un'anziana élite che, secondo Jùrgen Habermas, confonde il pubblico dibattito col lettino dello psicanalista. Che cosa cambia davvero con lo spostamento della politica a Berlino? Cambiano le coordinate geografiche e temporali. I problemi dell'Est tedesco ed europeo cessano di essere oggetto di lobbismo politico e diventano l'ambiente in cui si muove e respira la politica. La città stessa, con i Muri rimasti nelle teste dei suoi abitanti e le sue comunità russe e turche, rappresenta un concentrato dei problemi della società tedesca che non può essere liquidato con la pazienza dei pessimisti. La natura dei conflitti sociali si sposta dalle rappresentanze di imprese e sindacati a quelli di una metropoli ricca di moderne povertà, disoccupati, lavori irregolari, opportunità sotterra¬ nee, tecnologie esclusivo: nuovi insiders e vecchi outsiders. Cambia dunque anche la cultura sociale? Coincide Berlino con la nuova data di inizio di una società diversa o addirittura senza memoria? Difficile immaginare che idee «orientali», finora inesistenti, ridiano voce a quella che Savinio chiamava «l'anima asiatica dei tedeschi». La società berlinese inoltre è talmente informale e indisciplinata da corrispondere, se incoraggiata, all'animo della distruzione creativa o dell'individuo imprenditore evocalo dal sociologo Heinz Bude. Giuseppe Vita, presidente della Schering, vede a Berli no il convergere delle nuove tecnologie e le professioni che prendono piede sono infatti non tradizionali: informazione, servizi, intrattenimento, cultura, ma anche ricerca, telecomunicazioni, biotecnologie «Una colonia di nuove piccole società - spiega Vita - sta nascendo nei nuovi settori, grazie anche alla presenza di 3 università, due accademie superiori e 240 istituti di ricerca». La città soffre, è povera e indebitata, ma è anche terra vergine per la nuova economia. Come diceva Max Weber, «Berlino è destinata a essere il bagno acido del moderno». Dovendo rinascere dal nulla, la città non offre sponde consolidale alla politica, I parlamentari saranno oggetto del leggendario sarcasmo dei berli nesi e non troveranno entusiasmi di facile manipolazione. La società circonderà la politica anziché il contrario. Quanto al rischio che Berlino diventi il cuore centralista della Nazione sembra talmente improbabile chi' il premier della Vestfalia ha già minacciato di non guardare più in tal caso a Est, ma verso Bruxelles. Allo stesso modo il Sud della Germania (Baviera. Baden, Assia e Sassonia) finirebbe per staccarsi dal Paese. Berlino dunque come oppor t unità e culla di una Germania inevitabilmente europea. Il fatto stesso che il 50% della sua popolazione in almeno due quartieri centrali sia straniera e che i tedeschi da più generazioni siano una minoranza, rende ridicoli i dibattiti di Bonn sul mantenimento della legge prussiana di cittadinanza per diritto di sangue. 1 nazi d'altronde odiavano Berlino, germinatolo dell'allergia di Hitler che voleva purezza contro depravazione, natura contro asfalto, tradizione contro trasgressione, provincia contro metropoli e alla fine delle fini, morte contro vita. Impura e vitale, Berlino, con la sua terra contaminata dalla storia, ha finalmente l'opportunità di riscatto: antidoto metropolitano al provincialismo tedesco. Città cosmopolita così diversa da Bonn dovrà essere un ponte verso l'Europa In un mese si dovranno spostare 32 mila metri cubi di materiale d'ufficio, 120 mila colli, 38 chilometri di biblioteche, 1314 pc e 584 casseforti e oltre 7500 vini pregiati 11 funzionario responsabile dorme due ore a notte e mangia in 15 minuti «Ma un lavoro così ti capita una sola volta nella vita» L'area del Reichstag sarà un epicentro di contraddizioni con il monumento all'Olocausto e il Muro dimenticato 1 A sinistra.la cupola di vetro del Reichstag Qui accanto e sotto, alcuni momenti del grande trasloco del governo da Bonn a Berlino CONTO ALLA ROVESCIA PER LA BERLINER REPUBLIK