D'Alema; nuovo patto sociale senza conflitti

D'Alema; nuovo patto sociale senza conflitti Il premier in visita a Pisa parla anche delle riforme: servono, ha ragione il presidente Ciampi D'Alema; nuovo patto sociale senza conflitti Salii: riforma radicale? Già fatta Maria Teresa Meli ROMA «C'è bisogno di un nuovo patto sociale e non di lacerazione e conflitto». Da Pisa il presidente del Consiglio Massimo D'Alema interviene nella polemica innescata dal duro scontro in atto tra Con findustria e sindacati, repUcando indirettamente a Innocenzo Cipolletta, che il giorno prima aveva invitato il governo a varare la riforma delle pensioni anche senza l'avallo di Cgil, Cisi e Uil. Un discorso, quello tenuto dal premier nella sala del Consiglio comunale della città toscana, tutto incentrato sui temi del momento. La previdenza, dunque, ma anche le riforme istituzionali («ha ragione Ciampi: dobbiamo farle», dice D'Alema a questo proposito). Però, è ancora una volta il problema spinoso della riforma del Welfare State l'argomento al centro della disputa di questi giorni, e il capo del governo non si sottrae al confronto. Nella sala del municipio di Pisa che lo vide consigliere comunale tra il '70 e il '75, D'Alema, pur senza nominarlo, replica al direttore di Confindustria Innocenzo Cipolletta. «Occorre - sottolinea il premier - riformare lo stato sociale, ma non smantellarlo. Dobbiamo percorrere il cammino retto tra due errori: da una parte ci sono certamente le spinte conservatrici e corporative; dall'altra, c'è un furore ideologico». Que¬ st'ultimo riferimento è abbastanza chiaro, però non è il solo. D'Alema continua così, in un passaggio del suo discorso ancora più espheito: «L'idea che si possa rompere un patto sociale, che che si possa andare a un conflitto tra le grandi forze sociali del Paese perché bisogna tagliare il Welfare, questo è un errore sotto tutti i punti di vista». Già, secondo il presidente del Consiglio, «la sfida della qualità richiede una collaborazione tra le forze sociali». «E' difficile - rileva a questo proposito D'Alema pensare che se si va allo scontro frontale, che se si mette il piede sul collo del mondo del lavoro, i lavoratori poi collaborino». Quindi, «lo sviluppo ha bisogno di un nuovo stato sociale, che certo non deve essere smantellato, ma che deve puntare alla riduzione dei trasferimenti assistenziali e al potenziamento dei servizi». Una replica netta, quella del presidente del Consiglio. Ma anche nella maggioranza c'è chi chiede all'esecutivo più coraggio. E' il caso di Claudio Martelli, che invita D'Alema a essere «decisionista come lo fu Craxi». A Pisa, comunque, il presidente del Consiglio non parla solo di pensioni. C'è un altro argomento che gli preme. «Ha ragione Ciampi - afferma il premier - dobbiamo fare le riforme costituzionali, dobbiamo trovare la forza per una convergenza che non toglie nulla alla limpida contrapposizio¬ ne politica e programmatica che deve animare il bipolarismo, ma nello stesso tempo deve accompagnarsi ad un'assunzione di responsabilità per ciò che è comune, cioè le istituzioni. Un forte stimolo in questa direzione sta vendendo dal Capo dello Stato, che sta svolgendo bene questo compito di essere punto di riferimento per le riforme costituzionali». Ha in mente l'elezione dei presidenti delle giunte regionali e il federalismo, D'Alema: due provvedimenti all'esame del Parlamento che il presidente del Consiglio vorrebbe veder andare in porto entro il 2000. «Il nuovo equilibrio di potere tra centro e preriferia - osserva il premier deve trovare una cornice costituzionale, altrimenti non si può pensare che chi ha la responsabilità del governo delle regioni e delle città possa temere che un mutamento di maggioranza cambi un equilibrio». E nella parte dell'intervento dedicata al tema delle riforme, D'Alema inserisce una parentesi polemica nei confronti di chi lo critica. 11 presidente del Consiglio, infatti, respinge l'accusa di essere il capo di un governo che «parla e non fa niente» e ricorda le riforme in corso d'opera: ministeri, servizi segreti, enti scientifici. «Stiamo cambiando l'Italia - è la risposta del premier ai suoi detrattori - e ci sentiamo dire che non facciamo mente. Preferirei che ci si dicesse che non si è d'accordo». D'Alema a Pisa con il presidente dell'Opera Pnmaiiale Pacini A sinistra la contestazione

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