Il Polo ricomincia da tre di Paolo Colonnello

Il Polo ricomincia da tre A Padova i leader del centrodestra concludono la campagna elettorale: obiettivo, ripetere il successo di Bologna Il Polo ricomincia da tre Berlusconi: cerchiamo nuove alleanze Paolo Colonnello inviato a PADOVA La ritrovala urtila del Polo riparte da qua: dalla vecchia Sinagoga nel cuore del ghetto ebraico di Padova, in un salone dedicato agli ebrei «deportati e uccisi nei campi di sterminio nazisti», dove Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini si ritrovano per appoggiare il candidato del centro destra alla presidenza della Provincia, Vittorio Casorin. L'occasione in realtà per ricucire pubblicamente strappi e struppctti affiorati qua e la dolio la scorsa vittoria elettorale, accantonare incomprensioni, rinverdire programmi e obiettivi del prossimo futuro: «Andare al di la del Polo con nuove alleanze», in vista delle regionali del 2000 e con l'obiettivo di andare al governo, dice Berlusconi con la benedizione degli altri. Infine rendere giustizia, dal punto di vista polista ovviamente, di nuovi falsi miti della politica, come il fenomeno Emma Bonino, cui il Cavaliere dedica un paio di velenose frecciate: «E' un fonomeno di marketing», «quando tentiamo di parlare con lei, la signora ci dico di rivolgerci a Palmella. Peccato, anch'io ci nvevo sperato, invece è la solita lista di Marco, con quel modo assurdo di fan; politica». Ovvio: in campagna elettorale l'unità e una grande forza. Ed i- questo il concotto sul quale a turno i tre leader, seppellendo platealmente ogni rivalità, annuendo vicendevolmente ai reciproci interventi, battono e ribattono, parlando di sé stessi come di «una grande famiglia unita» dove, naturalmunte, può capitare che ognuno coltivi, nel lungo cammino verso la vittoria, i propri interessi. Ma dove alla fine i conti si devono fare con il capofamiglia, Silvio Berlusconi, l'unico che sulla scorta degli straripanti successi personali può imporre (od impone) la ritrovata unità. Ed è forse per questo che Fini, parla mio del problema dello prim u chiarisce che «naturalmente uc ci fossero ò logico che Berlusconi le stravincerebbe. E' solo un problema di metodo: chi dovrebbe votare? I militanti o anche i semplici simpatizzanti?». Ma al di là della coreografia, s'intravede qualcosa di più: il Polo come un grande laboratorio politico dove a questo punto c'è spazio, se non por tutti, per molti. E lo spiega con un esempio efficace Casini, sebbene dopo gli attestati di fedeltà al Cavaliere, parlando del "fenomeno Guazza loca": «Dietro il modello Guazzaloca c'è quella fetta di società civile che si schiera per la libertà e trova nel centrodestra un interlocutore credibile. Mentre il contro sinistra, che pure aveva flirtato nel passato con quella stesso società civile, cercando di cooptarla, oggi non ha piti nulla da offrire. Una fetta di società civile che per la sinistra era la cigliegina sulla torta, mentre per noi è la torta vera e propria». Un Polo più «dialogante» insomma ma non con la sinistra che, come racconta Berlusconi alla fino della conferenza stampa, «sfugge a ogni nostro contatto». Una sinistra «che è solo maggioranza in Parlamento e grazie ai transfughi del centro destra», ma ò minoranza nel resto d'Italia, come spiega Fini, e che ha perso ormai «ogni contatto con il Patisti reale». «Se questo è il Paese normale che voleva D'Alema, credo che non ci sia Paese più anormale di questo», chiosa Casini. Un Polo ossequioso verso il Quirinale e il presidente Ciampi, per il quale gli attestati di stima si sprecano: «Bene ha fatto - ribadiscono quasi in coro i tre leader - a chiedere la stabilità di Governo, è anche nei nostri obicttivi». E Berlusconi aggiunge: «Non credo proprio che con questo richiamo il presidente abbia gettato una ciambella di salvataggio all'attuale governo. Il capo dello Stato finora si è sempre dimostrato super partes». Le attenzioni, par di capire, in questo momento sono per il Ppi, che secondo Berlusconi mostra «il suo doppiogiochismo schierandosi in Europa con il Ppo e in Italia sostenendo la sinistra. E poi dicono che sono gli eredi della De: ma De Gasperi si starà rivoltando nella tomba». E, come al solito, un occhio di riguardo per la Lega. Non certo per i suoi dirigenti, «almeno finché non si decideranno a mettere giudizio», ma per la base. «Mi pare che l'unico obiettivo raggiunto dalla Lega sia stato quello di consegnare il Paese alle sinistre. Invece cosa vogliono gli elettori leghisti? Più autonomia da Roma? Bene è una nostra battaglia. Più libertà nelle scuole? E' una nostra battaglia. Non c'è obiettivo nella base leghista che non sia anche nostro. Mentre Bossi è diventato la quinta colonna della sinistra». E' per questa scollatura tra base e vortice, secondo i leader del Polo, che qui a Padova, come in altre realtà, la Lega non ha saputo esprimere indicazioni di voto, preferendo astenersi. il Cavaliere polemico con Emma Bonino «Un fenomeno di marketing. Quando tentiamo di parlarle lei dice di rivolgerci a Pannella» Ieri a Padova Pierferdinando Casini e Gianfranco. .Fini cercano di spingere Silvio Berlusconi sotto la pioggia

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