«Non pensavamo di aver colpito il treno »

«Non pensavamo di aver colpito il treno » Mercoledì pomeriggio «giocavano» a lanciare sassi contro i convogli e hanno centrato il Torino-Siracusa J. i^n-r — C7 — — «Non pensavamo di aver colpito il treno » Parlano i ragazzi del cavalcavia Massimiliano Peggio Lodovico Polefto Per ora li hanno denunciati solo per danneggiamento i quattro sedicenni di Moncalieri che, l'altra sera, da una passerella pedonale sulla ferrovia appena fuori Torino, si sono messi a fare il tiro a segno contro un treno passeggeri. li hanno centrato un convoglio diretto a Siracusa. Ancora non lo sanno, ma rischiano di più. Compresa l'accusa di attentato alla sicurezza dei trasporti. Reato che può costare una condanna anche di cinque anni. Eccoli qui i quattro lanciatori di sassi. Alle 10 di mattina parlottano e ridona davanti la casa di uno di loro, alla periferia di Moncalieri. Negano di essere gli autori del lancio: «No, sono stati dei nostri amici. Li conosciamo solo di vista». Che no dite di questa vicenda? «Boh!». Sembrano fatti con lo stampo: uguali nei vestiti, nel gergo, e perché no, anche nei pensieri: «Noi ci facciamo solo i c... nostri». Ma alle tre del pomeriggio nel salotto di casa di Daniele, uno dei quattro, l'atmosfera è differente. Il papà, torso nudo e calzonicini corti, cammina nervoso avanti e indietro. E urla e sbraita contro il figlio, le istituzioni, il mondo intero. Daniele, capelli rasati ai lati, anello all'orecchio, piercing al naso, ha smosso di fare il duro e lascia scorrere le lacrime. Lo fa per paura del genitore, più che per pentimento: «Io non ho fatto niente di male». Ma c'eri anche tu l'altro pomeriggio su quella passerella! «E che c'entra. Io ho gettato delle pietruzze piccole cosi. Le tiravo lontano: il vetro non l'ho mica centrato io». E allora proviamo a fare un ragionamento sulla pericolosità di questo gioco. Della storia dei sassi di Tortona e della morte di una donna ne avete mai sentito parlare? «Massi. Ma noi non volevamo faro del male a nessuno...». E allora che volevate fare? «Era un gioco e basta, passavamo il tempo. Ci siamo trovati nel pomeriggio, verso le tre. Abbiamo fatto un giro, poi siamo tornati ai giardini a parlare. Sai come vanno queste cose: ci siamo messi a giocare con le pietre. E poi sono passati i treni. Io ho puntato al merci, ma pietre piccole, roba che non può fare del male. Poi ò arrivato quell'altro treno: non ci siamo neanche accorti di aver centrato il vetro. E ce ne siamo andati. Per noi era finita lì. Era un pomeriggio normale». Cosi normale che tutti e quattro se ne sono andati ai giardini. Poi, Daniele e un altro amico, chissà perché, sono tornali a dare un'occhiata alla passerella. E i carabineri li hanno fermati. Daniele, l'altra sera, faceva lo sbruffone: «Che volete? I sassi? Ma se è una cazz...». Oggi si atteggia un po' mono, ma la pensa allo stosso modo. «Era un gioco. Sì, sì, ho pensato a Tortona. Perché non ho detto nulla ai miei amici? Perché tanto io tiravo lontano. E poi, sai com'è, quando si è in gruppo...». Adesso Daniele ha anche smesso di piangere. Quando gli amici arrivano a suonare il campanello lui si sforza di apparire normale: «No, oggi non scendo. Dai, lascia perdere, ci vediamo dopo, magari...». Intanto il papà fuma e impreca, andando avanti e indietro in questo salotto grosso un pugno con un tavolo rotondo al centro, quattro sedie, la tv, qualche libro sugli scaffali: Il judo in 12 lezioni, Lo Yoga, due copie de «Il boss è solo» di Enzo Biagi e un libro di Kredrick Eorsyth. E c'è il divano damascato dove siedo Dianele, «Stupidi, sono proprio stupidi. Sono andati a lanciare le pietre sul cavalcavia dove si ritrovano sempre...» ripete il papà. Ma so lo avessero lanciate da un altro posto: «Stupidi sono e stupidi resterebbero» E mentre Dianele racconta la sua verità, il padre si chiude in una stanza a telefonare, gli amici sono sotto, davanti a casa. Dispiaciuti per quanto e accaduto, mortificati dall'interrogatorio in caserma, e dai rimproveri dei genitori? Tutt'altro. Parlano di scooter truccati di corse in pista, di come scappare ai vigili quando vai troppo ve¬ loce Il lancio dei sassi contro il treno è una parentesi del tutto trascurabile. Su, nell'alloggio di Daniele, si parla del futuro. Lo farai ancora? Il suo «No» è appena mormorato. In fondo non sa neanche cosa farà domani: «Andrò a lavorare in fabbrica» spiega, ma non sa ne quale ne quando, Il suo futuro, per adesso, è con gli amici d'infanzia, gli stessi della passerella. I giorni lui ti uguali, con i pomeriggi pass iti in giro in scooter, le serate al bar o a spasso per la cittii. Scusa, ma stai mai a casa a leggere un libro: «no». E i fumetti? «Qualche volta». Che cosa? «Dragon Hall. Quello che c'è aniiie in tv a mezzogiorno...». Il finestrino della motrice del Torino-Siracusa colpito dal masso

Persone citate: Enzo Biagi, Massimiliano Peggio Lodovico

Luoghi citati: Moncalieri, Siracusa, Torino, Tortona