PSICHE TRA LE SETTE NOTE di Giovanni Tesio

PSICHE TRA LE SETTE NOTE SAGGISTICA PSICHE TRA LE SETTE NOTE La natura imprendibile della musica analizzata daAugustoRomano SE, come diceva Machado, «1' arte è lunga - e, perdi più, non conta», a ricordarci lo scandalo della pazienza in un elogio che sta agli antipodi del vivere veloce, è Augusto Romano. Chiudendo il suo ultimo libro appassionante e inconsueto, «Musica e psiche» (Bollati Boringhieri, pp. 138, L. 30 mila), lo psicanalista torinese raccoglie sotto il segno di una comune creatività i due mondi contigui del mito e della psicoterapia. Nessuna paura. Non si tratta di viaggiare nei misteri di un linguaggio più snobistico che oscuro (con gli psicanalisti il rischio è spesso notevole), ma semplicemente di cogliere il senso di un rapporto che si muove nei termini di una comune - vitalissima - contraddittorietà. Che cosa può infatti unire musica e prassi analitica? A quale utopia tendere? A quale libertà alludere? A quale salvezza corrispondere? Diviso in due parti, la prima a carattere più generale e la seconda più applicativa, il libro è in realtà un'acuta riflessione sulla natura imprendibile della musica (un enigma che si specchia nell'enigma) e sulla condizione inquietante dell'inconscio (junghianamente, una voce, come scrive Romano, che «tiene aperta una porta sull'al¬ dilà»). Come due parti speculari, da un lato c'è il tentativo di definire il carattere ineffabile del linguaggio musicale, anche leggendo alcuni racconti di Hoflmann, il romanzo «Il soccombente» dello scrittore austriaco Thomas Bernhard, e soprattutto la figura di Orfeo dal mito a Rilke a Offenbach. Dall'altro lato c'è la mite ambizione (ben al di qua d'ogni ■•imperialismo delle definizioni») di delineare la condizione dello psicanalista come figura a suo modo sciamanica, un paziente traghettatore di sponde incerte e friabili, che con la musica e la poesia condivide un dato essenziale: la speranza (ma anche la sfidai «che il mondo possa avere un senso ulteriore rispetto al senso comune». Fino ad approdare alla più arresa delle certezze (o al più forte dei dubbi). Che il compito della psicoterapia non sia essenzialmente quello di spiegare, ma di abituare il paziente a entrare nel proprio mondo. Che nel linguaggio della psicologia analitica l'incertezza della conoscenza e il dubbio di ogni risposta non ci aiutino ad accogliere con più fraterna pietà l'aggrovigliata vicenda del nostro vivere quo! idiano. Giovanni Tesio

Persone citate: Augusto Romano, Machado, Offenbach, Thomas Bernhard